Un governo costretto a fare scelte molto nette

Un governo costretto a fare scelte molto nette

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di Massimo FrancoUn effetto le frasi in libertà di Berlusconi sulla Russia lo hanno avuto: indurre Meloni a rendere ancora più decisa l’adesione alla Nato e all’Europa C’è qualcosa di forzato, nelle parole con le quali Silvio Berlusconi cerca di rivendicare la propria coerenza atlantista e europeista dopo le parole ai parlamentari di Forza Italia a favore di Vladimir Putin e contro il premier ucraino Volodymyr Zelensky. Anche perché ieri Antonio Tajani, candidato alla Farnesina e suo braccio destro, si è dovuto presentare ai vertici del Ppe per spiegare le frasi del suo leader; e di riflesso per accreditare la sua probabile nomina a ministro degli Esteri. Ma il rapporto a dir poco amichevole tra Berlusconi e Putin rimane. Il presidente russo sarà il vero convitato di pietra nelle consultazioni che oggi la candidata premier Giorgia Meloni, il leader leghista Matteo Salvini e lo stesso Berlusconi, più Maurizio Lupi di Noi moderati avranno al Quirinale. E sarà interessante non solo ascoltare quello che sarà detto. Conterà anche il linguaggio del corpo dei vincitori del 25 settembre, uniti ma lacerati al passaggio decisivo per la formazione del governo. Con Berlusconi che sottolinea che «i tre partiti» del centrodestra sono «tutti numericamente e politicamente essenziali». È un modo per rimarcare, di nuovo, il proprio ruolo che in realtà si è molto ridotto; e sminuire il primato di FdI. Ma un effetto le frasi in libertà del capo di FI sulla Russia probabilmente lo hanno avuto. È quello di indurre Meloni a rendere ancora più netta l’adesione alla Nato e all’Europa. La goffa marcia indietro che ieri ha tentato il fondatore di FI conferma l’enormità di quanto ha detto; e la consapevolezza che si tratta di una posizione insostenibile. Semmai, c’è da chiedersi cosa abbia spinto Berlusconi a fare quelle dichiarazioni. Pensare che sia stato solo uno sfogo sopra le righe, o un modo indiretto di vendicarsi di Meloni per la mancata designazione a ministri di alcuni berlusconiani, suona riduttivo. Le tesi che ha espresso al gruppo parlamentare, sottolineate dagli applausi sconcertanti di parte dei deputati di FI, sono quelle ripetute da mesi dalla propaganda russa. E confliggono in modo evidente con la politica estera della premier in pectore. Tajani ha fatto sapere che nel Ppe «tutti sono rimasti soddisfatti dei nostri chiarimenti». Si vedrà. Ma la questione non riguarda solo il centrodestra. Il «no» all’invio di nuovi aiuti militari all’Ucraina, detto ieri dal capo del M5S, Giuseppe Conte, conferma ambiguità anche nell’opposizione. Il premier uscente Mario Draghi, ieri a Bruxelles, ha avvertito che «la credibilità acquisita in questi anni è lo strumento migliore per ottenere i risultati a cui aspiriamo». È il suo passaggio di testimone, che Meloni raccoglie con l’affanno di chi deve guardarsi dagli scarti degli alleati. 20 ottobre 2022 (modifica il 20 ottobre 2022 | 23:59) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-10-20 22:00:00, Un effetto le frasi in libertà di Berlusconi sulla Russia lo hanno avuto: indurre Meloni a rendere ancora più decisa l’adesione alla Nato e all’Europa, Massimo Franco

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