Governo, il debutto di Meloni: «Ora tocca a noi»

di Monica Guerzoni L’incontro con Draghi, un’ora e venti minuti di colloquio. Poi il primo Consiglio dei ministri: «Ci attendono sfide difficili». E Salvini: saremo qui cinque anni, fino a fine legislatura Dal Consiglio dei ministri numero 99, l’ultimo di Mario Draghi, alla riunione numero 1 del governo di Giorgia Meloni. Il primo Cdm della destra al potere inizia con la presidente emozionata che agita la campanella appena ricevuta dalle mani del predecessore — con il quale era rimasta a colloquio faccia a faccia per più di un’ora — e finisce mezz’ora più tardi, quando la leader di FdI scrive su Twitter: «Si comincia. Con molta emozione ma anche con la consapevolezza delle difficili sfide che ci attendono.Ora tocca a noi: siamo pronti». La crisi energetica ed economica bussa alle porte dell’Italia e la neo-presidente sente di avere gli occhi del mondo addosso. «Dobbiamo dimostrare che saremo una grande sorpresa, soprattutto per chi parla male di noi», sintetizza le parole della premier Luca Ciriani, responsabile dei Rapporti con il Parlamento. Insomma, il primo monito di Meloni è per zittire i «gufi» e spronare tutti a mettersi subito al lavoro, anche perché «non abbiamo la stampa a favore, da parte di molti c’è diffidenza, se non ostilità». Al grande tavolo rotondo siedono i 24 ministri, compresi i nove senza portafoglio a cui nel corso della riunione saranno attribuite le deleghe. Alla sinistra di Meloni c’è il sottosegretario alla presidenza Alfredo Mantovano, a destra siede il vicepremier Antonio Tajani e a seguire l’altro numero due, Matteo Salvini. A quanto racconteranno i ministri, Meloni ringrazia il presidente Sergio Mattarella e richiama tutti a un concreto bagno di realtà: «Il tempo delle foto e delle cerimonie è finito. La situazione del Paese è difficile. Quello che deve interessarci non è la crescita dei sondaggi, ma la crescita del Pil, dell’occupazione e della ricchezza. Gli italiani si aspettano moltissimo da noi, non possiamo deluderli». Le settimane della formazione del governo sono state scandite anche da tensioni forti, le esternazioni di Berlusconi su Putin e Zelensky hanno lasciato cicatrici e Meloni ha chiesto ai tre partiti che la sostengono di non tradire lealtà e responsabilità e di fare gioco di squadra: «Governare è un onore e una grande responsabilità. Dobbiamo ripagare con i fatti la fiducia che hanno riposto in noi i tanti cittadini che ci hanno votato. Vi prego di evitare personalismi e di non alimentare conflitti». Dopo la presidente hanno parlato Tajani e Salvini e l’unità d’intenti mostrata dai due, che proprio nel Cdm di ieri hanno preso possesso delle loro funzioni di vicepremier, ha colpito molti. «Questo governo durerà cinque anni — ha promesso il leader della Lega e ministro delle Infrastrutture —. Ma per farcela dobbiamo dimenticare che veniamo da partiti diversi». L’inquilino della Farnesina, più emozionato di quando fu eletto per guidare il Parlamento Ue («oggi ho l’onore di servire il mio Paese da ministro degli Esteri»), ha insistito sulla necessità di «procedere uniti e compatti» per affrontare le emergenze. Meloni ha annunciato che Roberto Cingolani lavorerà con il nuovo governo come consigliere, «advisor dell’energia», a titolo gratuito: un altro elemento di forte continuità con Draghi, dopo la scelta di Giorgetti al ministero dell’Economia. Mantovano potrebbe avere anche la delega, delicatissima, ai Servizi segreti. Prima di riunire la squadra Meloni ha parlato con il predecessore, occhi negli occhi. Draghi le ha metaforicamente indicato le leve della stanza dei bottoni, senza tralasciare consigli sul piano del metodo. Il passaggio di consegne è stato così accurato e dettagliato che un collaboratore di Draghi ci scherzerà sopra, ma non troppo: «Il governo Conte non ci lasciò nemmeno un foglio di carta». Ieri invece l’ormai ex sottosegretario Roberto Garofoli ha parlato 90 minuti con Mantovano, mentre il suo capo di gabinetto, Nicola Guerzoni, faceva il punto con l’omologa Daria Perrotta, che ha lavorato con Garofoli. Il sottosegretario di Draghi ha lasciato al successore due documenti con lo stato dei dossier, preparati grazie a una ricognizione in tutti i ministeri: in quelle pagine c’è il quadro dell’attività legislativa, amministrativa e dell’attuazione del Pnrr, con i termini da rispettare per ottenere i soldi dell’Europa. Per prima cosa Giorgetti (Economia) dovrà fare la relazione al Parlamento per rendere utilizzabili i 9 miliardi maggiori entrate, l’ormai noto «tesoretto» lasciato dall’esecutivo uscente. Soldi destinati a finanziare un urgentissimo «decreto bollette» per aiutare famiglie e imprese. Finito il tête-à-tête fra Draghi e Meloni, vecchio e nuovo sottosegretario li hanno raggiunti: foto ricordo e altri 35 minuti per completare il quadro di scadenze e priorità. 23 ottobre 2022 (modifica il 23 ottobre 2022 | 23:06) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-10-23 21:06:00, L’incontro con Draghi, un’ora e venti minuti di colloquio. Poi il primo Consiglio dei ministri: «Ci attendono sfide difficili». E Salvini: saremo qui cinque anni, fino a fine legislatura, Monica Guerzoni

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