Grecia, in fiamme il treno intercity degli studenti: Era come un terremoto. I sindacati: turni massacranti

Grecia, in fiamme il treno intercity degli studenti: Era come un terremoto. I sindacati: turni massacranti

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di Francesco Battistini

Sotto accusa le ferrovie (ora in Trenitalia): sistema da modernizzare

come portare fuori mio figlio da un bombardamento. Sono tutti ragazzi giovanissimi. Un groviglio di corpi, di ferro, di plastica, di bagagli (Yiannis Xanthopoulos, soccorritore). Sto cercando notizie di mia cognata. Era nelle prime due carrozze. sparita nel nulla. Non mi resta l’esame del Dna. E saremo fortunati se ci daranno un corpo da seppellire (Nikos Makris, familiare). C’erano sopra tre miei amici. Vagone 5. Li ho sentiti ieri sera, quando sono partiti. Ora aspetto. Non sono fra i feriti, non sono fra i morti. E non sai che cosa sia il peggio che possono dirti (Kostantinos, 24 anni, studente).

L’ultimo intercity della sera era quello degli studenti: costava meno. Chi era andato a far carnevale ad Atene, chi tornava a Salonicco per la quaresima ortodossa, chi aveva salutato famiglia e amici prima di ributtarsi sugli esami della sessione di marzo. Niko, studente di medicina di 23 anni, era al telefono con sua mamma quando ha avuto solo il tempo d’imprecare, ma che…, e la linea s’ interrotta. Alcuni corpi sono completamente irriconoscibili, avverte un medico dell’ospedale di Larissa: inceneriti sui primi due vagoni a 1.300 gradi di temperatura, cancellati nella notte di Tempi. Tutto quel che ricordo un’inchiodata fortissima — racconta alla tv greca un sopravvissuto —. C’erano fiamme ai finestrini. Il panico. Mi sono gettato fuori, pensavo solo a scappare. Un altro ragazzo, Lazos, lo intervistano mentre cammina coperto di sangue, ma non sono ferito, il sangue di chi m’ morto vicino. Dieci secondi da incubo — dice Stergios Minenis, 28 anni —. Ci siamo rovesciati su un fianco. Un casino assurdo. Io sono uscito sfondando i vetri con la valigia e con la schiena — ha un filo di voce Angelos Tsiamuras —, all’inizio ho pensato fosse un terremoto.

La strage dei ventenni nell’aria che sa ancora di bruciato, venti ore dopo. Due gru rosse smuovono il sepolcro di lamiere, il rosario d’una quarantina d’ambulanze che aspettano lampeggianti. Non bastano il lutto nazionale, le dimissioni del ministro dei Trasporti, il premier Mitsotakis che arriva in Tessaglia a promettere chiarezza, la presidente Sakellaropoulos che cancella una visita in Moldavia e dice tragedia inimmaginabile. Era immaginabile, eccome. Bastardi!, gridano davanti alla rianimazione di Larissa. Perch disastri ferroviari cos, li ricordano solo in Spagna (2013) e in Germania (1998), scene del genere solo in India o negli Urali. E tutti ora pensano che ci siano responsabilit, gravi responsabilit: non solo l’ errore umano d’un capostazione agli arresti, che avrebbe s premuto il tasto del cambio di binario e avvertito i colleghi al telefono, ma non si sarebbe accorto che il sistema elettronico non funzionava. La dinamica simile al disastro di Andria, in Puglia, nel 2016.

Quattro mesi fa avevamo denunciato i rischi, dice il sindacato greco dei ferrovieri: I turni sono massacranti, 28 giorni al mese e molti straordinari, abbiamo 750 dipendenti quando ne servirebbero 2.100. Oggi non pi possibile che i capistazione si parlino al cellulare. Dev’essere tutto automatizzato. La Grecia ha sempre puntato sul trasporto aereo e su gomma ed il Paese con le ferrovie pi pericolose d’Europa: nell’ultimo decennio, 137 morti e 97 feriti gravi per deragliamenti, pedoni investiti, segnaletica inadeguata. Ci sono 1.263 passaggi a livello, quasi il doppio che nel resto dell’Ue, e la met sono incustoditi.

Dal 2017, il gestore TrainOse (oggi Helleni train) al 100 per cento controllato da Trenitalia e il sistema viene lentamente modernizzato. Ma corruzione e scandali hanno caratterizzato la storia ferroviaria greca di questi anni. E l’80 per cento della rete, fino a qualche anno fa, non aveva semafori funzionanti e marciava solo col cosiddetto blocco telefonico: Lavoriamo senza sistemi elettronici — denunci tempo fa un macchinista, Kostas Genidounias —. Tu sei sul treno e devi chiedere all’addetto fermate: ehi, Kostas, hai girato la chiave? Lui ti risponde di s. Ma non puoi verificare se l’ha fatto davvero. Devi solo fidarti. Si fidavano anche i ragazzi dell’intercity Atene-Salonicco. Ieri mattina fra i campi, in mano il telefonino, la mamma di Niko vagava cercando suo figlio.

1 marzo 2023 (modifica il 1 marzo 2023 | 22:00)

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