Da domenica 1° maggio il green pass non sarà più necessario in moltissimi luoghi: è il momento dei saluti, e di riconoscere che il fastidio che ci ha procurato è molto inferiore ai benefici che ci ha dato. Evitando, anzitutto, che l’Italia chiudesse
Da domenica 1° maggio il green pass non è più necessario per accedere ai luoghi di lavoro, né per l’ingresso a cinema, teatri, bar e ristoranti, mezzi di trasporto. Non serve neppure per piscine, palestre, palazzetti dello sport. Anche allo stadio si entra liberamente.
Solo per le visite agli ospedali e alle Rsa, fino al 31 dicembre, continuerà a servire il green pass rafforzato.
È inutile, adesso, ripercorrere la storia del provvedimento e ricordarne l’aspetto proteiforne (base, super, rafforzato). Non serve neppure ricostruire la genesi del vocabolo (perché il colore verde? perché il fantasioso nome inglese che ha provocato equivoci all’estero?).
Non è neppure necessario ricordare che il pensionamento del green pass non equivale – purtroppo – alla fine del Covid.
Il virus si sta endemizzando, come spiega Ilaria Capua nel suo nuovo libro («La meraviglia e la trasformazione», Mondadori).
In Italia abbiamo avuto 16,4 milioni di casi. Tutti conosciamo persone che hanno contratto il virus, anche recentemente, e ne avrebbero fatto volentieri a meno.
Il momento dei saluti è quello giusto per guardarsi indietro.
Il green pass, insieme ai vaccini, ha impedito che questa tragedia fosse più lunga e peggiore. Chi sostiene il contrario è mosso dall’irritazione verso quella che era – non c’è dubbio – una costrizione.
Il balletto green pass + misurazione della temperatura ci ha stancato subito, certo. Ma il fastidio, per quando grande, deve lasciare il passo alla medicina, alla logica e all’esperienza.
Molti «anti-green pass» sono diventati «pro-Putin»: questo dovrebbe farci riflettere, visto che gli interessati non riescono a farlo.
Addio, dunque, QR code e spunta verde. Se non ci fosse una guerra in corso, potremmo dire: al green pass che ci lascia, l’onore delle armi. Ci ha protetto, per quanto ha potuto; e ha impedito che l’Italia chiudesse, com’era accaduto nel 2020, con conseguenze economiche, sociali e mentali disastrose.
Un ringraziamento, già che ci siamo, facciamolo anche a tutti gli italiani che — irritati, confusi, impauriti, affaticati — hanno ascolto scienza e coscienza, e rispettato l’obbligo.
Essere disciplinati, spesso, è forma di intelligenza. Poco clamorosa, ma decisiva.
30 aprile 2022 (modifica il 30 aprile 2022 | 13:24)
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, 2022-04-30 11:27:00, Da domenica 1° maggio il green pass non sarà più necessario in moltissimi luoghi: è il momento dei saluti, e di riconoscere che il fastidio che ci ha procurato è molto inferiore ai benefici che ci ha dato. Evitando, anzitutto, che l’Italia chiudesse, Beppe Severgnini