il personaggio
di Peppe Aquaro 02 nov 2022
E’ stata alla Cop24 in Polonia, alla Cop25 in Cile e all’ultima, Cop26, a Glasgow, in Scozia, lo scorso anno. Ma per la prima volta nei suoi quattro anni di paladina dell’ambiente non si recherà al vertice delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico, in programma in Egitto da lunedì prossimo. Se può apparire un po’ paradossale tutto questo, forse prima sarà meglio osservare il paradosso nella stessa parola crisi. Da una parte, quella climatica, dall’altra, una di tipo più sociale. Ora, che i due aspetti coincidano e rappresentino la stessa cosa, non c’è ombra di dubbio. Ma ci voleva un evento come la prossima Cop27, in programma in Egitto, a Sharm el-Sheikh, dal 7 al 18 novembre prossimi, per ricordarcelo.
L’attivista svedese per il clima annuncia che non sarà al vertice per il clima di Sharm el-Sheikh (dal 7 al 18 novembre): «La maggior parte dei governi partecipanti non desiderano cambiare le cose». «E’ solo un appuntamento usato dalle persone al potere per attirare l’attenzione». L’accusa più pesante: in Egitto si farà greenwashing. Ong escluse
Cosa c’entra il clima con la società civile relegata fuori della “festa” di Cop27? Beh, per comprenderlo basterebbe pensare a quante Ong per i diritti umani sono state escluse dalla possibilità di esprimere il proprio parere in Egitto, agli alberghi introvabili e costosissimi, oltre al fatto che la città sarà blindatissima in quei dodici lunghissimi giorni. Ed ancora: il paradosso della crisi climatica c’è tutto nelle parole rilasciate quattro giorni fa da Sanaa Seif, sorella dell’attivista e informatico egiziano Alaa Abd-el Fattah, attualmente in carcere e che da più di 200 giorni sta attuando lo sciopero della fame. La sorella del celebre attivista per la democrazia in Egitto, ha detto al Parlamento europeo: «La crisi climatica non riguarda il Pianeta. Il Pianeta sopravviverà a tutti noi. La crisi climatica riguarda la vita sul pianeta. E la vita in Egitto, ora, è molto pericolosa. Mio fratello non deve morire in prigione». (continua a leggere dopo i link )
L’ultimo libro e la società civile
Se qualcuno non se ne fosse reso conto, sono proprio questo tipo di vicende che hanno fatto prendere una decisione risoluta alla ragazza che in questi ultimi anni è stata paladina assoluta dell’ambientalismo: l’attivista svedese per il clima, Greta Thunberg, nel corso della presentazione londinese del suo libro, “The Climate Book” — quando ha stupito tutti sdoganando l’uso dell’energia nucleare —che , lo ha detto chiaro e tondo: «Non ci sarò alla Cop27 in Egitto». Aggiungendo poi: «Non andrò alla Cop27 per molte ragioni: soprattutto perché lo spazio per la società civile quest’anno è estremamente limitato».
Solidarietà in un tweet
Non è stata proprio una sorpresa: poco tempo prima, infatti, l’attivista diciannovenne aveva twittato esprimendo solidarietà a tutti i «prigionieri di coscienza detenuti in Egitto», per poi alzare ancora maggiormente il tiro sulla 27esima conferenza delle Nazioni Unite sul clima, giudicandola: «Puro greenwashing». Tutto qui? No. La ragazza, il cui debutto a Cop24 era stato all’insegna della speranza attiva («Ciò che speriamo di ottenere da questa conferenza è di comprendere che siamo di fronte a una minaccia esistenziale. Questa è la crisi più grave che l’umanità abbia mai subito») ha preso di mira l’intero sistema delle Cop — la sigla «Cop» sta per «Conferenza delle parti», in riferimento alle parti contraenti che siglarono gli accordi sul clima stipulati a Rio nel 1992 (la Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici) — dove «non si desidera davvero cambiare il sistema, ma al contrario fare dei passi lenti e graduali».
Greenpeace Uk non firma per i prigionieri politici
E’ davvero improbabile che Greta possa fare un passo indietro, a meno che le autorità egiziane non decidano di dare un senso alla petizione firmata dalla stessa attivista svedese e nella quale si chiede al governo egiziano di aprire Cop27 al confronto con la società civile e di rilasciare i prigionieri politici. La petizione ha registrato quasi un migliaio di firmatari, tra personaggi e organizzazioni, come 350.org, Amnesty International e Climate Action Network, la più grande rete mondiale sul clima composta da oltre 1.800 organizzazioni della società civile. Anche se non sono mancati disappunti all’interno delle stesse organizzazioni: ha destato scalpore, infatti, la decisione di Greenpeace del Regno Unito di non firmare la petizione.
Un libro educativo e anche ironico
Tornando al libro della Thunberg, nel quale sono stati pubblicati un centinaio di contributi di personaggi che si occupano di cambiamenti climatici nei loro diversi settori di appartenenza (dall’economista Thomas Piketty al capo dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus, fino alla scrittrice Naomi Klein), è stato divertente ascoltare dalla stessa Greta che il libro sarebbe dovuto essere educativo, ma poi, essendo stato scritto da una ragazza che da quattro anni a questa parte è diventata famosa per aver scioperato più volte a scuola, non potrà non notarsi una sottile e paradossale vena ironica nella stessa autrice. «Ma a parte questo, mi auguro che sempre più persone possano diventare degli attivisti per la salvaguardia del clima», ha concluso Greta.
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, 2022-11-06 15:02:00, L’attivista svedese per il clima afferma che non andrà al vertice Onu sul clima in Egitto, a Sharm el-Sheikh dal prossimo 7 novembre: «non desiderano cambiare le cose». «E’ solo un appuntamento usato dalle persone al potere per attirare l’attenzione», Peppe Aquaro