di Fabrizio Roncone
Il garante del Movimento non c’è perché pensa che devono andare a sbattere da soli. E sente tutti i giorni Virginia Raggi alla quale ha già detto: «Tieniti pronta»
L’assenza, il silenzio, il dubbio.
Che pensa, davvero, Beppe Grillo?
Pensa che va bene così.
Come sempre lucido, cinico, feroce.
Osserva il Movimento che esplode, implode, si spacca e frantuma, una scissione realizzata e una annunciata, tra tonfi, sputi e urla, assemblee come tonnare, draghiani e rivoltosi, contiani e dimaiani, un mischione mortificante di professionisti della poltrona e burattini impazziti, con nuovi eroi di governo come Davide Crippa e coatte ribelli in cerca del terzo mandato.
Beppe, e adesso?
Sta andando esattamente come voleva che andasse. Un passaggio drammatico, ma obbligato. Necessario. Ha deciso tutto l’ultima volta che è sceso a Roma: il vecchio trucco dell’Elevato che arriva e sistema le cose non funzionava più. La linea dettata con iperboli di perfidia, il carisma che convinceva i più testardi, gli occhi strabuzzati per ipnotizzare: si è accorto che i parlamentari lo guardavano con aria annoiata, scettica, distratta. Avevano altre urgenze: mi conviene andare con Di Maio o restare con Conte e far cadere il governo? Chi dei due potrebbe ricandidarmi?
Grillo non ha mai avuto simpatia per Giuseppe Conte. Resta scolpita una frase drammatica: «Giuseppe è l’uomo dei penultimatum». E poi quella sua voce di velluto, la pochette titillata, l’eloquio da supercazzola tipo «Le urgenze che abbiamo posto a Draghi non sono urgenti»: quando sento Conte — dice in privato — mi vengono le bolle.
Quanto a Di Maio: tutti sanno che l’ha sempre chiamato «il piccoletto» (sprezzante). Nel suo spettacolo Insomnia lo fulminava con questa battuta: «Io sono l’unico a conoscere tutte le cose vere della vita di Luigi. Io sono l’unico in grado di metterlo in difficoltà».
Di Maio lo sapeva: e infatti se ne è andato. Conte invece s’è infilato, da solo, in un angolo. Altre immagini in dissolvenza dall’assemblea permanente: gran via vai di auto blu, deputate con borse Louis Vuitton, Casalino come un divo del cinema anni Trenta tra minacce inaudite e volgari compromessi, patetici bizantinismi, sondaggi in picchiata.
Grillo non c’è perché, pensa, devono andare a sbattere da soli. Litigate, dividetevi, epuratevi. Seguirà domanda finale: Conte può essere ancora il vostro capo?
Grillo sente tutti i giorni Virginia Raggi.
Grillo le ha detto: tieniti pronta. Tra un po’, si torna all’antico. Arrabbiati contro tutto e contro tutti (e ci sarà anche Dibba, che rientrerà dalla Russia bello carico: a leggere i suoi reportage, Putin potrebbe avergli ispirato qualche buona ideuzza).
20 luglio 2022 (modifica il 20 luglio 2022 | 07:14)
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, 2022-07-20 05:26:00, Il garante del Movimento non c’è perché pensa che devono andare a sbattere da soli. E sente tutti i giorni Virginia Raggi alla quale ha già detto: «Tieniti pronta», Fabrizio Roncone