Guerra in Ucraina: Sergei Guriev: decisive le sanzioni su gas e petrolio

Guerra in Ucraina: Sergei Guriev: decisive le sanzioni su gas e petrolio

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di Stefano Montefiori, corrispondente da Parigi

L’economista russo, fuggito a Parigi nel 2013 dopo aver preso pubblicamente posizione contro Putin, commenta la situazione internazionale

Nel maggio 2013, quando il celebre economista Sergei Guriev si rifugiò a Parigi, la fuga dalla Russia fece molto scalpore. Oggi osserva gli eventi con la speranza di potere tornare un giorno a Mosca.

Vuole ricordare perché lei vive a Parigi e insegna a Sciences Po?

«A Mosca dirigevo la New Economic School. Nel 2012 ho preso posizione pubblicamente in favore di una modernizzazione della Russia, ma Putin ha deciso di spingere il Paese in un’altra direzione. Mi hanno portato all’esilio tre fattori: le mie dichiarazioni pubbliche; il mio sostegno all’oppositore Alexei Navalny; il mio verdetto di esperto indipendente sull’affare Iukos (sostenne l’innocenza di Mikhail Khodorkovski, ndr). Cominciarono gli interrogatori, le perquisizioni, pressioni varie. Nel 2013 ho comprato un biglietto di sola andata per Parigi».

In questi anni si è sentito controllato dalle autorità russe? Ha paura?

«A Parigi ho avuto qualche problema, ma almeno non fisico. Dopo gli attentati del 2015, i parigini hanno reagito dicendo che cambiare stile di vita avrebbe significato arrendersi ai terroristi. Allo stesso modo, io cerco di vivere senza pensare troppo a Putin».

Nel libro «Spin dictators» scritto con Daniel Treisman, appena pubblicato negli Usa e di prossima uscita in Europa, lei analizza la figura degli «spin dictator», che governano attraverso la propaganda e una parvenza di libertà. Si trasformano talvolta in «fear dictator», passano a governare con il terrore. Putin è uno di questi?

«Nel 2014 Putin poteva ancora tentare di farsi passare per uno spin dictator, come Lee Kuan Yew a Singapore o Chavez in Venezuela. Ma la guerra in Ucraina è un massacro, la repressione in patria durissima, la trasformazione in fear dictator è evidente».

Che cosa pensa delle sanzioni occidentali?

«Quelle su petrolio e gas saranno decisive. Altrimenti ogni giorno l’Europa fornisce a Putin 700 milioni di euro».

E quelle approvate fino ad ora?

«Sono state molto utili. Quest’anno il prodotto interno lordo della Russia crollerà, ci sarà una recessione del 10 o 11%, non dico affatto che le sanzioni approvate finora siano ininfluenti, tutt’altro. Ma è una questione di velocità e di tempi, prima introduciamo sanzioni sul petrolio e il gas, e prima la guerra finisce».

Da economista che vive in Europa da quasi dieci anni, lei crede che i Paesi europei possano permetterselo?

«Le misure approvate finora sono state quasi senza conseguenze per gli europei. Qualche grande azienda ha perso un po’ di soldi, ma niente di irreparabile. Le prossime sanzioni avranno costi importanti, ma non catastrofici. Su questo la penso come Mario Draghi».

Ovvero?

«Ha parlato di scegliere l’aria condizionata o la pace, e poi nell’intervista al Corriere ha spiegato che cosa intendesse. Spingere la Russia ad abbandonare la guerra ha un costo, certo. Ma qualche grado di temperatura in più o in meno è un costo tutto sommato sostenibile per le società europee».

Pensa che Cina e India potrebbero sostituirsi agli occidentali come partner commerciali della Russia, vanificando i nostri sforzi?

«Non credo. La Cina farà attenzione a non violare le sanzioni americane perché potrebbe essere colpita da sanzioni secondarie molto dure, come quelle che toccarono in passato la banca Bnp Paribas che aveva violato l’embargo Usa su Cuba, Iran e Sudan. E non credo che molte compagnie indiane siano pronte a rifornirsi in Russia. Poi, l’attuale gasdotto tra Russia e Cina è già pieno, bisognerebbe costruirne un altro oppure usare le navi. Solo che le navi in maggioranza appartengono a compagnie occidentali, e sono assicurate in Occidente. Usa e Europa possono fare molto male a Putin».

Confida in un crollo del regime a Mosca?

«Non subito, ma è una questione di tempo. L’invasione dell’Ucraina ha ridotto l’aspettativa di vita del regime. Oggi il controllo è totale. Ma un giorno Putin potrebbe non avere soldi per pagare né i soldati, né i poliziotti incaricati della repressione».

30 aprile 2022 (modifica il 30 aprile 2022 | 00:58)

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, 2022-04-29 23:08:00, L’economista russo, fuggito a Parigi nel 2013 dopo aver preso pubblicamente posizione contro Putin, commenta la situazione internazionale, Stefano Montefiori, corrispondente da Parigi

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