L’attuale situazione nel delicato cuscinetto cisgiordano mediorientale, con alle spalle oltre 75 anni di tensioni, frizioni etno-religiose e territoriali, porta ad una generale e sempre più internazionale riflessione circa le responsabilità collettive e l’applicazione, spesso con risvolti sempre meno pratici, di elementi attinenti alla morale. Il ruolo dell’identità, dell’educazione e talvolta dei diritti spesso negati costituisce il caposaldo, il fulcro della turbine identitaria scatenatasi nelle potenze belligeranti. Le scuole, analogamente a quanto accade sul suolo ucraino a seguito della recente escalation militare, divengono tragicamente obiettivi militari perché trasformati in questi ultimi o perché oggetto di azioni ostili – contro tutte le risoluzioni internazionali che regolano “l’arte della guerra” (mero e dovuto riferimento a Sun Tzu)- oppure dei luoghi di rifugio perché inattaccabili.
Quanto accade a Gaza, luogo divenuto a seguito dell’isolamento in termini di materie prime quali elettricità, acqua, gas e derrate alimentar ed oramai inabitabile a seguito delle operazioni militare ivi condotte sul relativo territorio, spinge la popolazione locale a cercare rifugio nelle scuole in particolare quelle con drappo ONU. Una situazione analoga, non lontana da noi a livello temporale, rimanda al Srebrenica: decine di migliaia di bosniaci musulmani occupano la base militare ONU della città implorando il Generale Morillon di non lasciarli in mano alle milizie di Mladic e Karadzic. Era il 1995. Le scuole sono dunque ancore di salvezza per tutti i civili, palestinesi, israeliani o ucraini che siano? Di certo per chi fugge da azioni militari possono rappresentare un luogo sicuro ma anche un pericolo.
Il ruolo nelle scuole a Gaza
Da quando sabato sono iniziati i raid sulla Striscia di Gaza, più di 73.000 residenti palestinesi che vivono lungo le regioni orientali vicino alla frontiera israeliana hanno lasciato le loro case per rifugiarsi nelle scuole dell’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati. Secondo Adnan Abu Hasna, portavoce dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente (UNRWA), i civili stanno arrivando da tutte le parti della Striscia di Gaza, poiché l’area è sottoposta a intensi bombardamenti aerei. “I residenti si sono rifugiati in 64 scuole, e altre ne arriveranno, poiché credono che siano i luoghi più sicuri nella Striscia di Gaza perché sono affiliati alle Nazioni Unite“, ha dichiarato ad emittenti locali Abu Hasna.
Nelle scuole e in altre istituzioni delle Nazioni Unite a Gaza, ha spiegato Abu Hasna, i palestinesi possono ricevere servizi sanitari, nutrizionali e psicologici. “Alcuni anziani hanno casi medici che necessitano di follow-up alla luce della tensione attuale, e i bambini hanno bisogno di consulenti psicologici e sociali per superare questa fase difficile che hanno vissuto”, ha detto. Le famiglie di Gaza stanno fuggendo verso le scuole dell’UNRWA dopo che un attacco senza precedenti da parte dei combattenti di Hamas ha colto di sorpresa l’establishment militare israeliano. Membri del braccio armato di Hamas si sono catapultati presso i siti militari e nelle città israeliane utilizzando parapendii motorizzati, mentre altri hanno sfondato le recinzioni delle aree militari. Domenica il governo israeliano ha successivamente dichiarato guerra aperta a Gaza. Circa 800 israeliani sono stati uccisi e più di 2.000 feriti. Lunedì, il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha dichiarato che a Gaza verrà imposto un embargo totale con l’esterno, senza il permesso di cibo, elettricità, acqua o carburante.
L’educazione a Gaza e il ruolo delle Nazioni Unite
A Gaza, le ostilità ricorrenti (2008/09, 2012/14, 2021, 2023) hanno esacerbato gli effetti del blocco a cui l’area è stata sottoposta, che nell’estate del 2022 compierà i suoi 15 anni. Il blocco continua ad avere un impatto devastante sulla vita dei civili per via dell’impossibilità di movimento nell’area paralizzando l’economia e rendendo la maggior parte della popolazione dipendente dagli aiuti umanitari per soddisfare i propri bisogni primari. La scuola offre agli studenti un luogo in cui possono sentirsi sicuri e protetti e possono sviluppare competenze e attitudini per il loro futuro. Una dimensione essenziale per identificare e affrontare i bisogni psicologici degli studenti è attraverso la fornitura di servizi di salute mentale e supporto psicosociale (MHPSS).
A questo proposito, e in linea con il quadro MHPSS per le scuole dell’UNRWA (ONU), il lavoro sul campo a Gaza si è svolto diligentemente per promuovere il benessere di tutti i bambini, con maggiore attenzione agli studenti che sono direttamente esposti alle atrocità della vita a Gaza. L’incidente presso una scuola del maggio 2021 ha provocato l’uccisione e il ferimento di molti bambini e civili, lasciando molti studenti con cicatrici psicologiche. Questi decessi e feriti influiscono fortemente sul senso di sicurezza e protezione tra i rifugiati, incidendo sullo stato emotivo di studenti, insegnanti e delle loro comunità, anche per quanto riguarda l’accesso o la frequenza delle scuole. Nell’indagine condotta dal team Education MHPSS, su 12.234 bambini, il 42% è risultato bisognoso di intervento psicosociale anche mesi dopo l’evento, il 35% di questi giovani soffriva ancora di reazioni traumatiche. Tutto ciò accade in una situazione economica disastrosa che aumenta anche il rischio di abbandono e dispersione degli studenti, poiché esercita pressioni sui giovani, in particolare sui ragazzi, affinché contribuiscano a sostenere le loro comunità con un reddito aggiuntivo e lascia alcune gruppi familiari nell’impossibilità di pagare il materiale scolastico o i trasporti.
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