Le attuali ostilità in corso tra Hamas e Israele, per via delle implicazioni prima e economiche e solo in seguito militari, rischia di scatenare una crisi umanitaria senza precedente. I bombardamenti su Gaza e le indiscriminate azioni di violenza ambo le parti rischiano di provocare una catastrofe e cancellare il futuro di centinaia di migliaia di minori rimasti senza istruzione – e dunque futuro professionale ed accademico – con la limitatissima possibilità di sviluppare competenze cognitive di base e relative abilità quali lettura e scrittura e comprensione del testo.
Il carattere divisivo prodotto dalle attuali ostilità militari ha inoltre avuto un impatto simmetrico – talvolta speculare inasprendo le già esacerbate tensioni tra gruppi etnici ove il passato e la relativa produzione di narrazioni contribuiscono negativamente alla risoluzione pacifica e diplomatica del conflitto – sulla percezione identitaria e comunitaria dei rapporti tra popoli che vivono nello stesso territorio, ove la scuola cerca di comportarsi come luogo – ed universo – di unione. È il caso di una scuola di Gerusalemme premiata per la sua virtuosità ed inclusività.
Il caso unico della scuola arabo-israeliana
Una scuola di Gerusalemme, dove studenti di origine ebraica e araba imparano insieme, ha ricevuto un premio educativo internazionale per il suo successo nel “superare le avversità”. La scuola Max Rayne Hand in Hand, fondata nel 1998, è l’unica scuola ebraico-araba bilingue e completamente integrata in Israele ed è vista da molti come un faro di speranza in una società altrimenti profondamente divisa.
Quds Ayub e Rivka Bruner, intervistati dalla testata The Guardian, sono studenti della seconda media della scuola Hand in Hand a Gerusalemme. La scuola serve più di 600 studenti ebrei e arabi, dalla scuola materna fino alle superiori, che apprendono in ebraico e arabo, con gruppi di co-insegnamento di insegnanti attinenti ad entrambi le etnie, guidati da un preside arabo di una scuola elementare e da un preside ebraico di una scuola secondaria. Il premio, assegnato dalla T4 Education con sede nel Regno Unito – una piattaforma digitale creata come risposta alle sfide poste dalla pandemia sull’istruzione a livello globale – è stato annunciato sabato mentre la guerra continuava a infuriare tra Israele e Hamas.
Una missione interculturale in una terra a rischio
Dani Elazar, amministratore delegato di Hand in Hand, che ora gestisce sei istituti separati in Israele, ha affermato che in circostanze normali vincere un premio sarebbe motivo di celebrazione. “Con una guerra in corso e migliaia di vite preziose perse, questo non è il momento di festeggiare. È il momento della risoluzione. “Siamo determinati a continuare a superare le avversità, giorno dopo giorno, per il bene di un futuro migliore per tutti, ebrei e arabi. Superare le avversità è proprio ciò che la scuola Max Rayne Hand in Hand sta facendo proprio in questo momento. “Ci auguriamo che il conferimento di questo premio possa sensibilizzare le persone sul fatto che esiste un’alternativa all’odio e alla paura. Tutti i bambini di questa terra meritano un futuro migliore. Insieme è l’unico modo per raggiungerlo”. Israele ha un sistema educativo profondamente diviso in cui il 99% dei bambini ebrei e arabi studiano in scuole separate.
L’approccio coinvolgente e integrato di Hand in Hand aiuta gli studenti non solo ad apprendere la lingua degli altri, ma anche a sviluppare la comprensione interculturale. Ogni classe ha due insegnanti per supportare entrambe le lingue, e agli alunni viene insegnata la storia attraverso due memorie o percezione: la storia degli ebrei israeliani e la storia degli arabi palestinesi. Imparano a conoscere le reciproche tradizioni e le festività ebraiche, musulmane e cristiane.
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