Guerra Palestina e Israele, si torna alla Dad per questioni di pubblica sicurezza: il caso

Guerra Palestina e Israele, si torna alla Dad per questioni di pubblica sicurezza: il caso

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Le tensioni con il gruppo Hamas, esacerbate da un’escalation relativa ad una situazione di rancore e rabbia che cova nel territorio giudaico da oltre 70 anni, stanno pian piano plasmando e modificando le abitudini dei cittadini sia nella striscia di Gaza, oramai territorio inerte e sottoposto a pesanti azioni militari, sia in Israele, ove le scuole rischiano di divenire pian piano luogo di tensioni, aggressioni o trasformarsi ancor peggio in obiettivi militari su larga scala. L’effetto principale di un conflitto, sempre secondo un’ottica semplicemente ed individualmente umana e transcalare, concerne le basi della vita quotidiana: la didattica che i docenti svolgono quotidianamente in aula, caratterizzata da contatto visivo ed interazione attiva, rischia di scomparire per i prossimi tempi.

Una crisi politica, istituzionale e territoriale che caratterizza lo Stato di Israele rischia di far recedere la situazione didattica ed educativa ai tempi del COVID-19, che già importanti limitazioni e danni ha impartito alla popolazione locale ed al rispettivo rendimento scolastico: calo complessivo nelle abilità di lettura e scrittura, carenze quasi croniche nelle discipline di base, limitata coesione sociale e tutte le conseguenze preparatorie per la moltiplicazione delle psicopatie di basso rilievo tra giovani e giovanissimi (dati OMS e UNESCO). Dalla giornata di ieri il Ministero dell’Istruzione israeliano ha disposto la chiusura delle scuole ed il passaggio della didattica a distanza per fini di sicurezza pubblica suddividendo il paese zone cromatiche legate all’indice di rischio dell’area in oggetto.

La complessa e necessaria decisione

Mentre Israele intensifica le sue reazioni ed azioni militari, anche gli insegnanti vengono chiamati a svolgere il proprio dovere di riserva – sulla piattaforma Zoom. Così Hagit Babad, preside della scuola elementare Yehuda Halevy di Gerusalemme, ha descritto domenica l’attuale situazione dell’insegnamento online nel sistema scolastico, intervistato da The Time of Israel“Dobbiamo essere presenti per gli studenti e la comunità. Stiamo cercando di dare tutto ciò che possiamo e abbiamo una comunità di genitori che ci dà molto sostegno”, ha dichiarato Babad. Con molti dei genitori degli alunni chiamati per il massiccio dispiegamento delle forze dell’IDF attualmente in corso, gli insegnanti, i consulenti e il personale scolastico sono una componente fondamentale nell’aiutare i bambini israeliani ad affrontare questi giorni difficili, ha precisato il preside durante l’intervista.

Questo compito è aggravato da un enorme cambiamento nel formato didattico, poiché il Ministero dell’Istruzione ha incaricato le scuole primarie e secondarie di tornare all’apprendimento a distanza, simile a quanto era in vigore durante le limitazioni e disposizioni COVID del 2020-21. In una serie di direttive trasmesse e disposte durante la settimana successiva all’inizio dell’escalation militare attuale, le scuole ricevettero istruzioni di iniziare l’apprendimento a distanza la prima domenica disponibile. Alcune scuole hanno già iniziato a tenere lezioni o riunioni online la settimana scorsa. Il ministero ha inoltre emesso una direttiva che consente alle scuole di organizzare alcune lezioni o attività in presenza a partire da lunedì prossimo, a seconda del luogo, della situazione di sicurezza e previa approvazione del Ministero stesso, del consiglio locale della scuola e del Comando del Fronte Interno.

Torna la divisione a “colori”…di sicurezza

Secondo questo sistema di chiusure e disposizioni appena adottate, il Paese è diviso in tre zone cromatiche: rosso, le aree adiacenti a Gaza, lungo la costa centrale (tra cui Ashkelon, Ashdod e Tel Aviv) e lungo il confine settentrionale di Israele, compreso il Golan, dove l’apprendimento in presenza è possibile. non è affatto consentito; in giallo, la maggior parte delle aree del centro/nord del Paese, tra cui Gerusalemme, Haifa e gli insediamenti in Cisgiordania, dove l’apprendimento in presenza sarà consentito se saranno soddisfatte determinate condizioni di sicurezza; e verdi, aree nell’estremo sud e sud-est (Eilat, Arava, Negev meridionale e Mar Morto meridionale), dove l’apprendimento di persona può essere svolto senza restrizioni.

Sabato, in una dichiarazione separata, il Ministero dell’Istruzione ha annunciato un ritardo di un mese nel programma degli esami di immatricolazione, che gli studenti dell’11° e 12° anno sostengono come parte del processo di laurea. Non è chiaro quanto durerà questo ciclo di apprendimento a distanza, ma per molti significa regredire alla situazione COVID-19 lasciata alle spalle: “Non ci aspettiamo che gli studenti progrediscano con il materiale didattico”, ha dichiarato il preside Babab, spiegando che le sue priorità erano creare un nuovo programma quotidiano di attività che desse agli studenti un senso di sicurezza reale in classe. Il sistema deve anche assorbire gli studenti e le famiglie evacuate dalle comunità adiacenti a Gaza. Queste famiglie, il cui numero esatto è incerto, sono sparse per il Paese, alcune alloggiano in alberghi, altre presso parenti, altre ancora presso altri che hanno aperto le loro case. Il Ministero dell’Istruzione ha pubblicato una serie di linee guida per aiutare gli insegnanti e il personale a far fronte a questo afflusso, insieme a una linea diretta per la salute mentale attiva 24 ore su 24, 7 giorni su 7.

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