Sabato 5 marzo tutti in strada per la pace. L’appuntamento è a Piazza della Repubblica, a Roma, alle 13:30. All’arrivo, previsto per le ore 14.30 a Piazza san Giovanni in Laterano, sventoleranno le bandiere di pace. Una protesta convocata dalla Rete Italiana per la Pace e il Disarmo, cui hanno aderito anche la Rete degli Studenti Medi e l’Unione degli Universitari.
Gli studenti e le studentesse puntano il dito contro il Parlamento italiano che ha deciso a larga maggioranza di schierarsi in una guerra assurda e ingiusta, invece di impegnarsi affinché l’ONU e la diplomazia internazionale facciano il loro lavoro per un immediato cessate il fuoco.
“Non vogliamo un futuro di guerra in cui vivere” spiega Tommaso Biancuzzi, coordinatore della Rete degli Studenti Medi “ma un mondo nel quale l’autodeterminazione dei popoli e gli equilibri geopolitici si definiscano pacificamente. Abbiamo sempre avuto chiaro che le responsabilità delle escalation militari siano da ricercare nell’utilizzo delle violenza e nella corsa agli armamenti che da sempre gli Stati in tutto il mondo e anche in Europa compiono. L’Italia è uno dei principali produttori e venditori di armi nel mondo. Chiediamo pace e disarmo e riempiremo le piazze per chiedere di fermare subito il conflitto.”
Anche nel corso della diretta della Tecnica della Scuola Live le quasi 3mila scuole partecipanti, per un totale di circa 50mila studenti collegati in streaming dalle proprie aule, hanno voluto affermare un deciso no alla guerra.
“Spesso nella pratica è difficile distinguere tra guerra di attacco e guerra di difesa, dunque la guerra deve essere condannata sempre, senza mezzi termini, a livello etico, che sia guerra di attacco o guerra di difesa”. Ad affermarlo Luigi Mariano Guzzo, collaboratore della Tecnica della scuola ed esperto di diritto intervenuto alla nostra diretta. “Noi viviamo già in questi anni una terza guerra mondiale a pezzi – spiega richiamando un’espressione usata di recente da Papa Francesco – che si sviluppa sullo scacchiere internazionale con effetti diversi rispetto a quelli a cui siamo abituati e dunque – continua – abbiamo sempre più la necessità di riaffermare sempre il no alla guerra, che sia di attacco o di difesa.
E argomenta: “La nostra Costituzione parla di dovere di difesa, certo, ma questo dovere di difesa non è dovere di difesa armata, si può estrinsecare in tanti modi”.
“Ci si deve difendere soprattutto senza le armi – continua l’esperto di diritto -. Dobbiamo definire una cultura della pace a trecentosessanta gradi, essere costruttori di pace studiando metodi non violenti di risoluzione dei conflitti, ci sono scuole di pace, università per la pace, che formano professionisti che si collocano ai poli opposti delle scuole di guerra. Ecco – conclude Luigi Guzzo – noi abbiamo bisogno di donne e uomini al servizio della pace“.
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