Guerra Usa-Cina nel 2025: la previsione del generale americano in un memorandum riservato

Guerra Usa-Cina nel 2025: la previsione del generale americano in un memorandum riservato

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di Guido Santevecchi, corrispondente da Pechino

Gli Stati Uniti potrebbero ritrovarsi in una guerra con la Cina entro due anni: a lanciare l’allarme, in un rapporto confidenziale, Mike Minihan, capo dello US Air Mobility Command. Intanto Xi Jinping incarica il suo ideologo di trovare una nuova idea per la riunificazione di Taiwan

Spero di sbagliarmi, ma l’istinto mi dice che combatteremo nel 2025. la previsione del generale Mike Minihan, capo dello US Air Mobility Command.

Con chi rischiano di dover scendere in guerra gli Stati Uniti? L’ufficiale dell’aeronautica ha in mente la Cina. Teatro del conflitto sarebbe Taiwan, l’isola democratica che Xi Jinping ha giurato al Partito e alla nazione cinese di riunificare.

Minihan conosce bene lo scacchiere di cui parla, essendo stato numero due dello US Indo-Pacific Command che guiderebbe le forze americane in un ipotetico scontro a fuoco con la Repubblica popolare cinese. Il generale a quattro stelle ha espresso le sue preoccupazioni in un memorandum interno per gli ufficiali del suo stato maggiore. Forse intendeva tenerlo riservato, o forse no: di fatto il contenuto stato rivelato alla tv americana Nbc e ripreso dal Financial Times .

Si tratta dell’allarme pi drammatico sul pericolo imminente pronunciato da un generale del Pentagono riguardo alla Cina.

Scrive il comandante: Xi Jinping ha ottenuto il terzo mandato da segretario generale comunista a ottobre e subito ha costituito un consiglio di guerra. A Taiwan nel 2024 si terranno le elezioni presidenziali e offriranno a Xi una ragione.

Questa motivazione potrebbe essere l’elezione a presidente di Lai Ching-te, attuale vice della pragmatica Tsai Ing-wen. Lai Ching-te ancora poco noto in Occidente, ma a Taipei viene descritto dai politologi come un radicale che non ha mai abbandonato il sogno di indipendenza: la parola proibita per Pechino. La campagna elettorale sar dura, com’ tradizione nell’isola democratica che si autogoverna dal 1949: nei prossimi mesi arriveranno sicuramente dichiarazioni dure sui rapporti con il regime comunista, che potrebbero provocare una reazione cinese.

C’ un altro fattore da prendere in considerazione, secondo il generale Minihan: il 2024 sar anno elettorale anche negli Stati Uniti e l’America sar distratta. Conclusione: La squadra di potere costituita da Xi, la ragione, l’opportunit saranno tutte allineate per il 2025.

Una cosa troppo grave per lasciarla ai militari

La guerre! C’est une chose trop grave pour la confier des militaires disse nel 1917 Georges Clemenceau, richiamato a 76 anni alla guida del governo francese, in un momento critico della Prima guerra mondiale. Era un duro Clemenceau, lo chiamavano Il Tigre, con quella frase la guerra una faccenda troppo seria per metterla nelle mani dei militari, voleva chiarire che la politica ha sempre il comando del destino di una nazione.

La lettera a papa Francesco

confortante dunque che luned scorso la presidente taiwanese Tsai Ing-wen abbia scritto al Papa: La guerra con la Cina non un’opzione. La signora per ha ribadito alla Sant Sede (che l’unico governo di peso mondiale a riconoscere formalmente il governo di Taiwan) che solo rispettando l’attaccamento del popolo taiwanese a sovranit (di fatto, ndr), democrazia e libert si pu costituire la base di una ripresa di contatti costruttivi nello Stretto.

I sondaggi d’opinione dicono da anni che la stragrande maggioranza dei 23 milioni di cittadini di Taiwan non sono disposti a farsi governare dal Partito-Stato di Pechino.

Un altro avvenimento positivo in calendario la settimana prossima: a Pechino atteso Antony Blinken, il segretario di Stato americano che sta cercando di riannodare il dialogo con Xi Jinping e preparare il terreno per il primo incontro faccia a faccia del presidente Joe Biden con il rivale cinese.

Forse, la chiave migliore di interpretazione dell’allarme lanciato dal generale Minihan che Stati Uniti e Cina sono in corsa contro il tempo per evitare un conflitto.

A Taipei atteso l’ex ammiraglio Usa

Torna a fare onde anche l’ammiraglio Philip Davidson, che quando era a capo dell’Indo-Pacific Command delle forze armate americane aveva previsto l’attacco della Cina contro Taiwan entro il 2027.

L’ufficiale andato in congedo a 62 anni, un privato cittadino, e secondo quanto riferisce Nikkei da Tokyo, luned sar in visita a Taipei. Nell’isola dovrebbe incontrare anche la presidente Tsai Ing-wen.

Prima di partire, Davidson avrebbe ricevuto il via libera dalla US Navy.

Non ci sono ancora commenti da Pechino, che lo scorso agosto aveva scatenato un’esercitazione militare intorno all’isola, come reazione alla visita della speaker della Camera americana Nancy Pelosi. Come detto, Davidson ha lasciato la divisa da ammiraglio e non ha alcun incarico governativo, ma continua a studiare la situazione strategica del Pacifico.

A Tokyo ha tenuto una conferenza nella quale si detto sempre convinto e preoccupato per una possibile azione di forza cinese nello Stretto di Taiwan entro il 2027. Non una data scelta a caso. Il 2027 nel calendario politico della Cina ha un notevole significato: la data del prossimo Congresso del Partito comunista, dopo quello che lo scorso ottobre ha assegnato almeno altri cinque anni di potere a Xi Jinping. Dal 2012, quando stato nominato per la prima volta segretario generale del Partito e presidente della Commissione militare centrale, Xi ha cominciato a dire che la provincia taiwanese deve tornare alla madrepatria, la questione non pu pi essere lasciata aperta e rinviata alle generazioni future.

Ora ha altri cinque anni, fino al 2027, per mantenere fede alla promessa e consegnarsi alla storia come il grande riunificatore. L’ammiraglio Davidson ha osservato che nel discorso al Congresso di ottobre Xi ha rifiutato di rinunciare all’uso della forza per prendere il controllo dell’isola democratica: Ecco perch non cambio la mia previsione sul rischio di attacco. Se anche lo sbarco dell’ex comandante militare dell’Indo-Pacifico passer inosservato a Pechino, porterebbe sicuramente a un nuovo rialzo della tensione una missione di Kevin McCarthy, il nuovo speaker della Camera dei Rappresentanti di Washington. Fonti di stampa americane sostengono che McCarthy sta discutendo con il Pentagono la data migliore per la visita dimostrativa nell’isola.

L’ideologo di Xi

Xi Jinping in questi giorni non ha tempo n interesse per parlare in pubblico di Taiwan. Sta gestendo l’uscita drammatica alla politica Covid Zero, con l’ondata di contagi e di morti in Cina e cerca di ridare slancio all’economia. Ha bisogno, almeno in questa fase, anche di una tregua con Joe Biden.

Ma non dimentica l’ambizione di consegnarsi alla storia come il grande leader che ha restituito Taiwan alla madrepatria cinese.

Quando il generale Minihan dice che a ottobre il leader comunista ha costituito un consiglio di guerra, si riferisce al fatto che 15 dei 24 membri del suo nuovo Politburo hanno avuto esperienza diretta nella gestione (militare o politica) della questione taiwanese.

Oltre ai generali e ai mandarini, c’ un ex professore universitario da tenere d’occhio. Si tratta di Wang Huning, 67 anni, considerato il pi raffinato ideologo del Partito comunista cinese. A ottobre stato promosso numero 4 nella gerarchia del Politburo.

Secondo voci raccolte da Nikkei, che ha buone fonti a Pechino, Xi Jinping avrebbe affidato al cervellone della Repubblica popolare la missione di coordinare la strategia di riunificazione di Taiwan. Non dal punto di vista militare, per questo Xi ha inserito nel nuovo gruppo dirigente del Partito una serie di militari con diretta esperienza del teatro di operazioni intorno all’isola da riunificare.

Wang Huning dovrebbe invece elaborare una nuova proposta politica, dopo che il modello Un Paese due sistemi diventato inaccettabile per i taiwanesi, i quali hanno visto come finito a Hong Kong: repressione, cancellazione dell’opposizione democratica, riduzione delle libert economiche.

Per chiudere la partita a Hong Kong, Xi Jinping ha consapevolmente ucciso la possibilit di convincere i compatrioti taiwanesi ad accettare un compromesso che preveda la sovranit di Pechino sulla provincia.

Da tempo il leader comunista non cita la formula Un Paese due sistemi che era stata lanciata da Deng Xiaoping per ottenere nel 1997 la restituzione. ipotizzabile che voglia tentare una strada propria per coronare il sogno della riunificazione. Wang Huning a marzo dovrebbe essere nominato vicedirettore del Gruppo guida centrale sugli Affari di Taiwan, l’organo che decide la strategia verso l’isola.

Il Gruppo guida diretto da Xi
. Il cervellone ideologico Wang dovrebbe elaborare una nuova strategia per rilanciare il dialogo politico con il governo di Taipei. Wang un ex accademico, politologo della prestigiosa universit Fudan. Ed il sommo ideologo del Partito. Un uomo che ha messo la sua mente raffinata, colta e cinica al servizio del potere sotto gli ultimi tre segretari generali, da Jiang Zemin a Hu Jintao e poi Xi.

Si dice che tutte le formule del Pensiero di Xi siano state discusse con questo studioso che parla pochissimo in pubblico. Ma svelto di riflessi e di mano, come ha dimostrato al Congresso di ottobre, nei momenti drammatici dell’espulsione del vecchio Hu Jintao dalla Grande sala del popolo. L’ideologo Wang era seduto due posti alla sinistra dello sfortunato Hu (forse malato, sicuramente umiliato) e ha trattenuto tirandolo per la giacca il compagno Li Zhanshu che voleva alzarsi per sostenere fisicamente l’ex segretario generale. Il gesto e l’espressione del volto di Wang dicevano al compagno generoso e forse ingenuo: Non ti esporre, non affar tuo.

28 gennaio 2023 (modifica il 28 gennaio 2023 | 15:43)

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