Handanovic e i (troppi) tiri che non para più. L’Inter può lanciare Onana

Handanovic e i (troppi) tiri che non para più. L’Inter può lanciare Onana

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di Paolo Tomaselli

Il portiere dell’Inter fin qui ha subito 8 gol su 19 tiri: un quarto di quelli presi dalla squadra la scorsa stagione. Le insofferenze in campo di Barella, Bastoni e Brozovic

Nervosa, insicura, forse anche presuntuosa, capace di reagire solo quando la partita sembra compromessa: anche in quel momento cruciale del derby di sabato l’Inter ha capito che a fare la differenza con il Milan, tra le altre cose, c’è il portiere: per Maignan non ci sono tiri imparabili, per Handanovic evidentemente sì, dato che su 19 tiri ha subito fin qui 8 gol, un quarto di tutti quelli presi dall’Inter nello scorso campionato (32). Se la media di reti subite da una squadra che ha tenuto la porta immacolata solo contro lo Spezia (amichevoli estive comprese) è crollata da 0,84 a 1,6 a partita non è solo a causa del portiere, però l’Inter ha preso André Onana, che ha dodici anni in meno di capitan Handanovic e scalpita per dimostrare le sue qualità, fra le quali spicca quella esplosività, ormai ridotta al minimo sindacale nel collega. Difficile che il camerunese giochi già dopodomani contro il Bayern, ma il suo debutto è vicino.

Quando il centrocampo però vince il 37% dei duelli e i difensori giocano alle belle statuine in contemplazione di Leao (che ha stupito anche Gerry Cardinale) e Giroud, allora il problema si estende a macchia d’olio, perché è tutta l’Inter che difende male «che fatica a fare gol e li prende con troppa facilità» come ha sottolineato Simone Inzaghi, alle prese con uno snodo che adesso prevede appunto il Bayern, reduce da due pareggi in campionato contro Borussia Moenchengladbach e Union Berlin e quindi affamato di gol. Proprio in Europa, sfidando Real e Liverpool che poi si sono giocate la finale di Parigi, l’Inter aveva mostrato segnali di crescita, maturità, solidità: una terapia d’urto che può essere utile per ritrovare umiltà, compattezza, voglia di aiutarsi. Perché in queste prime partite non sono passati inosservati certi atteggiamenti di insofferenza in campo, al di là della condizione di uomini chiave come Barella, Bastoni e Brozovic che non è quella dei giorni più brillanti.

«Voglio capire»: le due semplici parole che Simone Inzaghi ha pronunciato dopo il derby fanno pensare che il viaggio dentro l’anima della sua squadra è appena iniziato. «Devo analizzare, perché dopo due mesi di allenamenti mi aspetto di più. Anche perché siamo gli stessi dello scorso campionato, quando siamo riusciti a non subire reti per otto partite di fila» ha chiosato l’allenatore interista. Forse è esagerato pensare che una certa idea di Inter (e una certa idea che l’Inter aveva di se stessa) sia terminata con la sconfitta di Bologna e con lo scudetto gettato al vento. Ma se c’è un problema generale di compattezza, allora due sconfitte su due negli scontri diretti con sei gol subiti sono il momento giusto per guardarsi in faccia, prima che sia troppo tardi, valutando anche se tutte le gerarchie consolidate (compresa quella del portiere titolare) sono da rivedere o meno. L’anno scorso dopo le difficoltà iniziali era arrivata una reazione da Inter. Adesso?

5 settembre 2022 (modifica il 5 settembre 2022 | 07:30)

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, 2022-09-05 05:38:00, Il portiere dell’Inter fin qui ha subito 8 gol su 19 tiri: un quarto di quelli presi dalla squadra la scorsa stagione. Le insofferenze in campo di Barella, Bastoni e Brozovic , Paolo Tomaselli

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