«Harry e Meghan», un’autorappresentazione senza fascino

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di Aldo Grasso

I due protagonisti si sono concessi a Netflix solo per ripristinare alcune verit

Ha un certo suo fascino la pi brutta serie che mi sia capitato di vedere negli ultimi anni: Harry e Meghan (Netflix). Le ragioni della sua bella bruttezza — cos ce le togliamo subito — sono facili da individuare: Meghan Markle una pessima attrice, non regge la parte da protagonista, Harry interpreta la parte del principe consorte boccalone, lagna e rancore per sei episodi sono insopportabili, raccontarsi come due persone normali non ha niente di affascinante (ci sono gi troppi reality in circolazione).

I motivi che hanno spinto i due a concedersi alla propria narrativa sono tre, anzi quattro. Partiamo dall’ultimo: si dice che il contratto per la serie abbia fruttato ai due qualcosa come 100 milioni di dollari; dal punto di vista del business un ottimo affare. Ma, ovviamente, Meghan e Harry si sono concessi solo per ripristinare alcune verit.

La prima: la loro vita stata sconvolta dai paparazzi inglesi (come era successo a Diana) con il tacito assenso della perfida famiglia reale (immagino guidata da Kate). La seconda che loro sono due spiriti liberi, insofferenti alle rigide regole, del protocollo reale. Poverina, non sapeva che avrebbe dovuto fare la riverenza alla nonna di lui, lo considerava assurdo, una gabbia di convenzione o di contenzione dalla quale fuggire alla prima occasione, ha scritto Giuliano Ferrara, spettatore d’eccezione di questa soap. La terza, la pi insidiosa, che nella manifesta diffidenza della casa reale ci sarebbe pure una punta di razzismo, perch lei ha ascendenze afroamericane.

Le verit vanno poi raccontate, narrativizzate , messe in scena: e qui crolla tutto. L’elogio della vita normale contro le regole della Real Casa si risolve in una storia zuccherosa, piena di frasi rubate alle sceneggiature pi dozzinali, situazioni piene di manie persecutorie. Si sono conosciuti su Snapchat ma la loro autorappresentazione non conosce nemmeno l’abc dei social.

11 dicembre 2022 (modifica il 11 dicembre 2022 | 21:43)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, 2022-12-11 20:46:00,

di Aldo Grasso

I due protagonisti si sono concessi a Netflix solo per ripristinare alcune verit

Ha un certo suo fascino la pi brutta serie che mi sia capitato di vedere negli ultimi anni: Harry e Meghan (Netflix). Le ragioni della sua bella bruttezza — cos ce le togliamo subito — sono facili da individuare: Meghan Markle una pessima attrice, non regge la parte da protagonista, Harry interpreta la parte del principe consorte boccalone, lagna e rancore per sei episodi sono insopportabili, raccontarsi come due persone normali non ha niente di affascinante (ci sono gi troppi reality in circolazione).

I motivi che hanno spinto i due a concedersi alla propria narrativa sono tre, anzi quattro. Partiamo dall’ultimo: si dice che il contratto per la serie abbia fruttato ai due qualcosa come 100 milioni di dollari; dal punto di vista del business un ottimo affare. Ma, ovviamente, Meghan e Harry si sono concessi solo per ripristinare alcune verit.

La prima: la loro vita stata sconvolta dai paparazzi inglesi (come era successo a Diana) con il tacito assenso della perfida famiglia reale (immagino guidata da Kate). La seconda che loro sono due spiriti liberi, insofferenti alle rigide regole, del protocollo reale. Poverina, non sapeva che avrebbe dovuto fare la riverenza alla nonna di lui, lo considerava assurdo, una gabbia di convenzione o di contenzione dalla quale fuggire alla prima occasione, ha scritto Giuliano Ferrara, spettatore d’eccezione di questa soap. La terza, la pi insidiosa, che nella manifesta diffidenza della casa reale ci sarebbe pure una punta di razzismo, perch lei ha ascendenze afroamericane.

Le verit vanno poi raccontate, narrativizzate , messe in scena: e qui crolla tutto. L’elogio della vita normale contro le regole della Real Casa si risolve in una storia zuccherosa, piena di frasi rubate alle sceneggiature pi dozzinali, situazioni piene di manie persecutorie. Si sono conosciuti su Snapchat ma la loro autorappresentazione non conosce nemmeno l’abc dei social.

11 dicembre 2022 (modifica il 11 dicembre 2022 | 21:43)

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