di Giulio De Santis e Rinaldo Frignani
Secondo la Procura tuttavia nella versione dei quattro agenti indagati ci sarebbe qualcosa che non quadra. Le altre due ricostruzioni e i risultati degli esami della Scientifica. L’operazione scattata dopo aver raccolto «voci di quartiere» su Omerovic
Per la Procura più di qualcosa non quadra nella versione fornita dai quattro poliziotti indagati per la caduta di Hasib Omerovic dalla finestra della sua camera da letto a Primavalle lo scorso 25 luglio. «Abbiamo suonato alla porta dell’appartamento – hanno raccontato gli agenti nella loro relazione di servizio in possesso dei pm di piazzale Clodio -, ci è stato aperto, ma lui come ci ha visto è fuggito nella sua stanza, ha alzato la serranda e si è lanciato di sotto».
È questa, in ordine cronologico, la prima ricostruzione di quanto sarebbe accaduto nello stabile di via Gerolamo Aleandro, ma nei giorni scorsi sulla stampa sono emerse altre due ricostruzioni fatte dagli stessi indagati, tutte da verificare: in una Hasib si sarebbe buttato dopo essere stato identificato, in un’altra dopo che gli agenti erano usciti dall’appartamento. Ancora da stabilire comunque se il gesto del 36enne sia stato fatto per tentare il suicidio da circa otto metri di altezza o per sfuggire ai poliziotti perché spaventato.
In tutti i casi la drammatica conclusione di un’operazione che per gli investigatori era stata organizzata per identificare il 36enne disabile in relazione a presunte molestie a ragazze di Primavalle. Sonita, la sorella della vittima, affetta da gravi disturbi psichici, ha invece raccontato di botte, calci, pugni, foto scattate dagli agenti al fratello, «poi afferrato per i piedi e buttato di sotto». Insomma, una storia completamente diversa. Proprio «voci di quartiere», avrebbero spiegato i poliziotti, sarebbero stati alla base degli accertamenti a casa Omerovic. Come quella – non è chiaro se sia nella relazione degli agenti – contenuta nel post su Facebook scritto da Paola Camacci, madre di una delle giovani che avrebbero subìto le attenzioni di Hasib, con foto e invito a «prendere provvedimenti» contro di lui. La donna sarebbe stata già sentita come il barista Paolo Soldani, l’unico – secondo quanto riferito dai genitori della vittima – a mettere in guardia la famiglia su quello che stava per accadere.
La versione dei poliziotti è tuttora al vaglio della Procura, con l’aggiunto Michele Prestipino e il pm Stefano Luciani, che fin dai primi giorni dopo il 10 agosto, data della presentazione dell’esposto da parte degli Omerovic, hanno avviato accertamenti per ricostruire l’accaduto, passando da un fascicolo modello 45 senza ipotesi di reato a quello per tentato omicidio e falso nei confronti dei poliziotti . I pm rimangono in attesa dei risultati delle analisi mediche sulle ferite sul corpo di Hasib, per capire se siano state provocate solo dalla caduta o anche da percosse, e degli esami svolti dalla Scientifica nell’appartamento al primo piano allora occupato con diritto dalla sua famiglia, che ora però vive in macchina alla Garbatella, parcheggiata davanti al Dipartimento al Patrimonio del Comune dove ha chiesto un altro alloggio.
Se vuoi restare aggiornato sulle notizie di Roma iscriviti gratis alla newsletter “I sette colli di Roma” a cura di Giuseppe Di Piazza. Arriva ogni sabato nella tua casella di posta alle 7 del mattino. Basta cliccare qui.
21 settembre 2022 (modifica il 21 settembre 2022 | 07:34)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
, 2022-09-21 05:35:00, Secondo la Procura tuttavia nella versione dei quattro agenti indagati ci sarebbe qualcosa che non quadra. Le altre due ricostruzioni e i risultati degli esami della Scientifica. L’operazione scattata dopo aver raccolto «voci di quartiere» su Omerovic, Giulio De Santis e Rinaldo Frignani