Hikikomori, casi in crescita a Treviso. La preside: Per contrastare il ritiro sociale abbiamo mantenuto la DaD con la speranza di farli tornare in classe

La parola giapponese “hikikomori” descrive un fenomeno preoccupante, particolarmente diffuso tra i giovani di età compresa tra 14 e 30 anni, che consiste nel ritirarsi dalla vita sociale.

Questo comportamento, che si traduce nel taglio di ogni ponte con il mondo esterno, è stato osservato con crescente preoccupazione, soprattutto dopo la pandemia di Covid-19. I giovani colpiti da questo disturbo evitano contatti diretti con altre persone, inclusi i familiari, e preferiscono rimanere isolati nelle loro stanze, utilizzando il web come unico mezzo di comunicazione.

In provincia di Treviso la situazione è allarmante. Più di cinque casi di hikikomori sono stati accertati solo in un istituto tecnico come confermato dalla dirigente scolastica.

Secondo la preside, contattata dal Quotidiano del Piave, la scuola può svolgere un ruolo chiave, ma non è in grado di risolvere il problema da sola. È vista come un tramite essenziale tra la famiglia e le strutture territoriali preposte alla prevenzione e alla cura. Nonostante gli enormi sforzi, la sfida rimane notevole, poiché gli studenti colpiti dal fenomeno rifiutano ogni tipo di contatto, persino con insegnanti e compagni.

Per contrastare il ritiro sociale, l’Istituto ha mantenuto attiva la didattica a distanza, anche dopo la pandemia. Questa strategia permette agli studenti colpiti di partecipare alle lezioni dalle loro stanze, con la speranza di incoraggiarli a ritornare fisicamente a scuola. Il dirigente scolastico racconta che alcuni segnali, come la partecipazione a distanza, riscaldano il cuore e dimostrano che la scuola può essere un valido aiuto.

Un caso emblematico di successo è quello di uno studente dell’istituto che, dopo un anno e mezzo di ritiro sociale, è ritornato in classe durante la seconda parte dell’ultimo anno e ha completato con successo il suo percorso di studi.