Holger Rune, chi è il Next Gen che ha battuto Djokovic a Parigi, ama il gelato e il calcio: «Mi ispiro a Eriksen»

Holger Rune, chi è il Next Gen che ha battuto Djokovic a Parigi, ama il gelato e il calcio: «Mi ispiro a Eriksen»

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di Gaia Piccardi

Il danese, 19 anni, re a sorpresa del Master 1000 di Parigi-Bercy battendo l’ex numero uno serbo: «Ho preferito il tennis al calcio perché qui sono io che ho il controllo. Sinner? Mischia molto il gioco, Musetti ha un gran talento»

Del tennis che ha una gran voglia di gioventù per spianarsi le rughe d’espressione, Holger Rune è il botox venuto dalla Danimarca, classe 2003 come Alcaraz appiedato dal super lavoro di una stagione che l’ha catapultato in vetta (il ritiro da Atp Finals e Davis è il duro prezzo da pagare agli addominali stirati), nordico (è danese di Gentofte, un sobborgo di Copenaghen) però non freddo glaciale artico, anzi fumantino, poco amato in spogliatoio (il consiglio del veterano Wawrinka al ragazzino danish: «Smettila di comportarti come un bambino»), addirittura detestato dal rivale norvegese Casper Ruud: la baruffa dopo la sfida al Roland Garros ha fatto il giro dei social e anche se in videochiamata — faccino angelico e indole diabolica — Holger minimizza («Casper sa bene cosa è successo a Parigi ma ci siamo chiariti, nessun sospeso»), l’impressione è che Rune non si stia facendo troppi amici sul circuito. Anche perché vince, accidenti se vince.

Per chiarire a se stesso e al mondo chi è il tennista più bollente di questa fine di stagione, Holger al Master 1000 di Parigi ha fermato la striscia di imbattibilità di Felix Auger-Aliassime , 16 match vinti consecutivamente, a caccia del quarto trofeo in quattro settimane dopo Firenze, Anversa e Basilea, e in finale ha battuto in rimonta Novak Djokovic, l’alfiere del tentativo di restaurazione di fronte a questa onda crescente di Next Gen che sta riuscendo dove la Next Gen dop ha fallito. Un match impeccabile, quello di Holger contro l’ex numero uno del mondo, titolare di 21 Slam, ripreso per i capelli dopo aver ceduto il primo set al serbo (6-3), rimesso le cose in parità nel secondo (6-3) e riaperto la questione sotto 3-1 e palla del 4-1 nel terzo, quando l’esperienza di un vecchio lupo di mare come il Djoker sembrava aver avuto il sopravvento. Invece no, baby Rune ha ripreso il break di svantaggio, si è issato 5-5 senza timori reverenziali, è salito 6-5 e ha servito per il match due volte in un game lunghissimo, nel quale l’avversario ha mancato cinque occasioni per andare al tie-break. Buona la seconda: il passante su un attacco esanime del serbo (7-5) è valso a Rune il primo Master 1000 della carriera (terzo titolo Atp in totale) eliminando addirittura 5 top 10 (un record clamoroso: Hurkacz, Rublev, Alcaraz, Auger-Aliassime e Djokovic), l’ingresso nei top 10 della classifica mondiale e una seggiola da prima riserva (l’altro è Hurkacz, scavalcato in tromba) alle Atp Finals di Torino. Una rincorsa da sogno.

«È un momento straordinario per noi giovani — racconta —, Felix è stato così costante da meritarsi le Atp Finals, Musetti è cresciutissimo, io stesso progredisco: metto più prime in campo, chiudo il punto più velocemente, sono più aggressivo e più intenso». Il sodalizio con Patrick Mouratoglou funziona («Ha iniziato l’anno n.103, a 19 anni entra tre i primi dieci migliori tennisti del pianeta» sottolinea il coach), non lo preoccupa il fatto che sotto la giurisdizione del francese Simona Halep sia risultata positiva? Attimo di sgomento, compostezza subito ritrovata come contro Tsitsipas, il top 5 battuto per annettersi Stoccolma: «Non sono la persona giusta per parlare di questo tema». Perché? «Non sono al corrente della vicenda».

Quello che ha ben chiaro in testa, Rune, è che la sua evoluzione passa dall’Italia, Torino da spettatore non pagante sarà comunque un’esperienza formativa («Andrò a caccia di un buon gelato»), la conquista last minute di una presenza al Master ha spinto il danese a rinunciare alle Next Gen Finals all’Allianz Cloud di Milano, antipasto delle Finals torinesi (in progetto, dal 2023, l’unificazione dei due tornei sotto le volte del Pala Alpitour), un passaggio di crescita attraverso la cruna del Mondiale Under 20 invece non eludibile per Lorenzo Musetti come lo fu per Tsitsipas (2018), Sinner (2019) e Alcaraz (2021) . Al posto di Rune, in tabellone a Milano entra un terzo ragazzo italiano (oltre a Musetti, c’è il perugino Francesco Passaro): Matteo Arnaldi. L’ennesimo battito di vita di un movimento vivacissimo.

È seguendo la sorella Alma che Rune ha cominciato («Ho subito voluto essere il migliore») lasciando il calcio dell’idolo Christian Eriksen, il centrocampista danese morto e resuscitato, il miracolo che ha impressionato Holger: «Vederlo crollare in campo all’Europeo fu un momento brutale e spaventoso — ricorda —, noi tifosi danesi credevamo di averlo perso per sempre. E invece no. È ancora incredibile ripensare a cosa è successo, Christian per me è una persona di grande ispirazione: mi motiva continuamente».

Pensare alla nouvelle vague azzurra, invece, non lo spaventa: «Berrettini tira fortissimo, Sinner mischia di più il gioco, batterlo a Sofia mi ha permesso di alzare il livello; Musetti ha un gran talento». È dall’incrocio con Jannik e Lorenzo (insieme ad Alcaraz, con il danese sono i quattro top 20 più giovani) che passerà il futuro di Rune nel prossimo decennio. «Ho preferito il tennis al calcio perché in uno sport individuale sono io che ho il controllo di tutto». Anche del genio del Djoker a Parigi, chi l’avrebbe mai detto.

6 novembre 2022 (modifica il 6 novembre 2022 | 23:17)

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, 2022-11-06 22:18:00, Il danese, 19 anni, re a sorpresa del Master 1000 di Parigi-Bercy battendo l’ex numero uno serbo: «Ho preferito il tennis al calcio perché qui sono io che ho il controllo. Sinner? Mischia molto il gioco, Musetti ha un gran talento», Gaia Piccardi

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