di Micol Sarfatti
L’attore, protagonista del nuovo film di Florian Zeller, The Son, parla della malattia (il carcinoma basocellulare) e della famiglia che porta sullo schermo e della sua: La cosa migliore della vita? Adottare i miei figli
Il super potere di Wolverine non sono i muscoli e gli artigli, ma un’innata delicatezza. Dal vivo Hugh Jackman, attore australiano, 54 anni, protagonista di decine di film e spettacoli teatrali, un Golden Globe vinto e una candidatura all’Oscar nel 2013 per Les Misrables, pi gentiluomo che supereroe. Non ha irruenza, ma modi calibrati, riflessivi. Sceglie con cura le parole per raccontarsi, quando ascolta strizza gli occhi chiari, sembra sempre concentrato. Indossa una giacca blu, una camicia azzurra e pantaloni beige. Posa sul tavolo un cellulare con una cover nera: non lo sbircer mai. Lo incontriamo all’Hotel Excelsior di Venezia Lido, sta per presentare alla 79a Mostra di Arte Cinematografica The Son di Florian Zeller, secondo capitolo di una trilogia ispirata a una pice teatrale, dedicata alla famiglia, in arrivo nelle sale italiane il 9 febbraio. Interpreta Peter, avvocato in carriera, attratto dalle sirene della politica, che si divide tra il figlio appena avuto con la giovane compagna Beth (Vanessa Kirby) e quello nato dal matrimonio, finito, con Kate (Laura Dern). Quest’ultimo, Nicholas, interpretato dalla promessa Zen McGrath, un adolescente inquieto e cupo. La stanza inondata dalla luce di settembre. Ci invita a sederci, ci offre dell’acqua Naturale o Frrisante scherza in italiano. Ride, ma in The Son lo fa pochissimo. La pellicola, per cui ha gi ricevuto una candidatura agli ultimi Golden Globe, un dramma sulle famiglie rotte e allargate, sull’egoismo e il troppo amore, sulle solitudini e le moltitudini e sulla salute mentale. un film molto bello, delicato e complesso, racconta, Peter il personaggio che pi mi ha sfidato in tutta la mia carriera. Ancora pi di Wolverine.
I mostri dei fumetti sono meno spietati della contemporaneit dei rapporti umani e delle famiglie?
Decisamente. Nel mondo ci sono milioni di persone che vivono ogni giorno situazioni simili a quelle raccontate in The Son ed difficile capire dove nascono i problemi, come ognuno tenta di combattere e incanalare il proprio dolore, la rabbia. Credo, per assurdo, che il problema di Peter, Beth, Nicholas e Kate sia il troppo amore. Tra loro c’ un eccesso di affetto, di cura che non si riesce a direzionare e non fluisce nella maniera giusta. I conflitti nascono da questo. Tutti desiderano allo stesso tempo la serenit propria e quella altrui. C’ un dialogo, molto intenso, in cui Peter rivendica davanti al figlio il diritto ad essere felice, credo spieghi bene questo conflitto: ci sono cose che possono darci gioia, ma fare male alle persone che amiamo. Vogliamo inseguire i nostri sogni e desideri, che per possono non coincidere con quelli di chi abbiamo accanto. un equilibrio precario. un film duro, ma necessario. Quando l’ho visto per la prima volta ho avuto bisogno di camminare per ore, ho lasciato la macchina parcheggiata e sono tornato a casa, dall’altra parte della citt, a piedi. Ho fatto l’errore di programmare la proiezione in una giornata in cui, al pomeriggio, dovevo esibirmi in un musical a Broadway. Non stato semplice. C’erano anche i miei figli. Sono rimasti molto colpiti, siamo riusciti a parlarne solo dopo qualche giorno.
Peter ha un rapporto conflittuale anche con l’anziano padre Anthony, interpretato da Anthony Hopkins. Il tempo non ha diluito il rancore che prova nei suoi confronti. Lo accusa di essere stato assente ed egoista. come gi ci hanno insegnato la tragedia greca e William Shakespeare: le colpe dei padri ricadono sui figli?
Purtroppo i traumi viaggiano per generazioni. Sono un incendio impossibile da spegnere. Il fuoco brucia quello che trova sulla sua strada. Io sono stato fortunato, nella mia vita non ho avuto esperienze di questo tipo, ma ho visto tante famiglie dilaniate dai risentimenti. Ci sono voci che si insinuano nella nostra mente quando siamo giovani e non possono pi essere silenziate.
Lei che figlio stato?
Sospira, aggrotta la fronte e stringe un pugno davanti alla bocca.
Mio padre morto mentre giravo The Son . Era malato da tempo, ma non si mai pronti a perdere un genitore. La sua scomparsa ha avuto un grande impatto emotivo sul mio lavoro. Penso direbbe che sono stato un buon figlio, sempre molto riconoscente. Mia mamma lo dice. I miei genitori si sono separati quando ero un bambino, sono il prodotto di una famiglia divorziata, quindi capisco il punto di vista di Nicholas nel film, anche se, per fortuna, non ho vissuto lo stesso dramma. Conosco le dinamiche che si creano quando un uomo e una donna smettono di amarsi e provano a inventarsi un modo diverso per continuare a stare insieme e far sentire i figli protetti. I miei ci sono riusciti, sono stati bravi.
In The Son , soprattutto attraverso il personaggio di Nicholas, si parla di salute mentale. un tema che le sta a cuore?
Moltissimo. Pensiamo sempre al fitness del corpo, ma dovremmo considerare anche il fitness della mente. Le emozioni sono un muscolo che va curato e allenato. Credo l’adolescenza sia una delle fasi pi complesse della vita e essere ragazzi oggi pi difficile che ai miei tempi. Sono molto pi soli, l’iper connessione un’illusione. Il Covid ha avuto su di loro un impatto devastante. Ho due figli di 17 e 22 anni, parlo con cognizione di causa. In Australia – perch anche se vivo a New York continuo a leggere i giornali di casa mia – un giovane su 4 ha problemi di salute mentale: una pandemia nella pandemia. Dobbiamo smetterla di stigmatizzare il disagio psichico e invece fare s che nessun ragazzo soffra da solo. Il dibattito sulla salute mentale va tenuto acceso.
Ha raccontato che figlio stato, non posso fare a meno di chiederle che padre sia.
Molto presente e ne vado fiero. I miei figli sono la cosa pi importante. Vivono ancora a casa con noi a New York, vorrei ci rimanessero per sempre ( ride ). So che non possibile, ma almeno spero ci restino a lungo. Il pi grande, Oscar Maximilian, studia arte, dipinge e fa sculture. La piccola, Ava Eliot, ha appena iniziato l’ultimo anno di liceo, ha una grande passione per la scrittura. Mi rendono orgoglioso. Abbiamo un rapporto onesto e autentico. Dopo aver girato The Son ho imparato ad aprirmi di pi con loro. Prima mi mostravo inscalfibile ora do spazio alle mie fragilit, credo abbiano l’et per potermi conoscere anche in un altro modo.
Sembra che The Son abbia inciso parecchio sulla sua sfera privata.
cos. Mai come in questa occasione vita e cinema si sono mescolati. La recitazione insegna molte cose.
Per questo ha deciso di fare l’attore?
Ho scelto questa professione perch me ne sono perdutamente innamorato. Ho iniziato a recitare nel musical durante il periodo universitario, a 22 anni ho deciso che quello sarebbe diventato il mio futuro e mi sono iscritto a una scuola di recitazione. Per mi sono dato un tempo: mi sono detto “se entro cinque anni non ottengo risultati significativi, smetto”. Per fortuna non stato cos. Paradossalmente gli anni della gavetta, quelli in cui “ci provavo”, sono stati straordinari. Credo non ci sia niente di meglio che divertirsi mentre si insegue un desiderio, una delle chiavi della felicit. Il valore aggiunto del mio mestiere la possibilit di imparare a conoscersi e sentire le emozioni, le proprie e quelle degli altri. Colgo uno spunto da tutte le persone che incontro e da quello che mi accade, possono essere cose private, ma anche professionali: la conversazione che stiamo avendo, il viaggio per Venezia… In tutto pu esserci ispirazione. un privilegio. Un’altra cosa che mi piace del mio mestiere fare ricerche per entrare meglio nella parte, studiare. Per interpretare Peter ho passato settimane in un grande studio legale di New York ed ero totalmente rapito da quel mondo.
Qual stato il ruolo che ha amato di pi?
L’ultimo, come gi detto, stato intenso e gratificante. Ma ciascuno mi ha lasciato qualcosa.
Si divertito a farsi dirigere da Woody Allen in Scoop nel 2006?
Oh moltissimo! Fu fantastico, grazie a Woody e a Scarlett Johansson, una collega incredibile. Ai tempi era giovanissima, era al suo secondo film da protagonista dopo Match Point . Ho un ricordo speciale di quel set perch durante le riprese in Inghilterra seppi che era nata mia figlia e sono volato di corsa negli Stati Uniti.
Lei un padre adottivo e ha sempre raccontato il suo percorso.
Per me e mia moglie (Deborra-Lee Furness, attrice, di 13 anni pi grande di lui; ndr ) stata una benedizione, credo sia stata la cosa migliore che ci accaduta. Non c’ differenza tra genitori adottivi e genitori naturali, ma un viaggio complesso: per questo importante parlarne. Deborra fa un grande lavoro con le associazioni, impegnata in prima linea.
vero che ha studiato giornalismo?
S e mi piaciuto moltissimo, anche se gi sapevo di voler diventare attore. Avevo scelto questa specializzazione perch ero iscritto a una facolt di comunicazione e mi ero appassionato alla radio. Credo che il punto di contatto tra il giornalismo e il cinema sia proprio quel divertirsi mentre ci si prova. Me lo conferma?.
Confermo. Prima diceva che, pur vivendo da tempo negli Stati Uniti continua a leggere i giornali australiani. cos legato alla sua terra di origine?
Fa parte di me. Devo molto all’Australia. Sembra banale, ma sono grato di averne assorbito il modo aperto, ottimista e entusiasta di prendere la vita. Sono cresciuto vicino a una comunit di indigeni e ho sviluppato un rapporto con la natura e con il selvaggio che non avrei potuto creare in nessuna altra parte del mondo. Offre ottime scuole gratuite, incluse quelle di musica e recitazione, e ti d la sensazione di poter diventare chi veramente vuoi essere. Vorrei tornare in Australia molto pi spesso di quanto non riesca a fare ora. un Paese che per tanti ha un che di esotico, ma solo una questione di punti di vista. Per me questo esotico.
Jackman indica la vista fuori dalla finestra: le tende della spiaggia dell’Hotel Excelsior quasi deserta, nonostante il Lido sia preso d’assalto, la linea immobile del mare Adriatico, una bagnante in costume intero che passeggia.
Nel 2013 le stato diagnosticato un tumore della pelle, il carcinoma basocellulare, molto diffuso in Australia.
Purtroppo anche questa, in un certo senso, stata un’eredit della mia terra. Da ragazzo non ho mai usato la protezione solare e i nostri raggi sono potenti. Sentire pronunciare la parola cancro devastante, soprattutto se hai figli piccoli. Per fortuna la forma che ho contratto io non mortale. stata una grande lezione. Ho subito cinque interventi. Da allora mi impegno per far capire, soprattutto ai pi giovani, quanto siano importanti la prevenzione e le visite di controllo.
Ha interpretato ruoli in cui il corpo e l’atletismo sono fondamentali, non ha paura di invecchiare?
Mi fa questa domanda pensando a X-Men , ma non immagina quanta preparazione fisica ci voglia per recitare, cantare e ballare in un musical e io sono ancora molto impegnato a Broadway. No, non ho paura di invecchiare. Lo dico cono grande sincerit. Sento che ora la mia vita pi ricca e interessante. Mi piacciono i ruoli che interpreto a teatro e al cinema. Da ragazzo avevo molte ansie, ora le ho lasciate andare. Non sentirle pi una bella sensazione.
felice?
Lo sono soprattutto per i miei figli e mia moglie. E poi, tantissimo, quando recito.
sposato da 26 anni, un record, soprattutto a Hollywood. Qual il segreto di un matrimonio duraturo?
L’onest. In tutte le storie, all’inizio, quando ci si corteggia, si tende a mostrare la versione migliore di s stessi. Poi si dovrebbe svelare quella pi autentica. l’unico modo per non farsi travolgere dalla routine e dalle difficolt che, inevitabilmente, arrivano. Ora per mi viene in mente una cosa ancora pi importante…
Prego.
Scegliere la persona giusta. Tutto comincia da qui.
28 gennaio 2023 (modifica il 28 gennaio 2023 | 13:01)
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