Btp Italia (e tradizionali), guida all’acquisto: come si comprano e perché ora convengono

Alla vigilia della nuova emissione di Btp Italia con rendimento e capitale agganciato al tasso dell’inflazione italiana del 14 novembre (si tratta della seconda dopo quella record di giugno, con cedola minima garantita fissata all’1,60%), e dopo che sono stati assegnati in asta il 26 ottobre tutti i 4 miliardi di Btp “tradizionali”, i risparmiatori si trovano a ragionare sulla convenienza dei Btp Italia e dei Btp “tradizionali”. In questo momento, e presumibilmente per il prossimo biennio, la palma dei rendimenti più elevati andrà quasi certamente ai Btp Italia. Il problema della scelta tra Btp Italia e Btp tradizionali, scrive Marco Sabella sul Corriere, si pone per quei risparmiatori che non hanno acquistato Btp Italia alla data di emissione e che sono tagliati fuori (tra l’altro) da quel premio fedeltà dell’1% che viene corrisposto a chi manterrà, per esempio, il Btp Italia giugno 2030 in portafoglio fino alla scadenza naturale (una tranche di 0,4% del premio verrà corrisposta nel 2026 e il restante 0,6% alla data del rimborso, il 28 giugno 2030). Per questi risparmiatori — se desiderano investire in titoli del debito italiano — si pone dunque il dilemma: scegliere i Btp tradizionali oppure i Btp Italia già emessi? Come per tutti gli strumenti finanziari è sempre meglio chiedere informazioni al gestore del proprio istituto o al proprio consulente finanziario per scegliere i titoli di Stato più convenienti per le proprie esigenze e la propria propensione al rischio. Qui, però, tentiamo di rispondere alle domande più frequenti di chi si approccia ai titoli di Stato a medio-lungo termine per la prima volta.

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