I cambi di strategia Usa, lo spettro atomico: siamo a un punto cruciale della guerra? Il nodo Cina, oggi la telefonata con Xi Jinping

I cambi di strategia Usa, lo spettro atomico: siamo a un punto cruciale della guerra? Il nodo Cina, oggi la telefonata con Xi Jinping

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di Giuseppe Sarcina

Le prime (errate) valutazioni sulla vittoria dei russi. La fiducia nella resistenza ucraina e nell’impreparazione di Mosca. Lo spettro dell’attacco biologico o nucleare. Ora la guerra è in un momento cruciale, e Biden ha alzato i toni (ma non manda armi). Cosa succederà?

Tre settimane di guerra, vissute all’interno dell’Amministrazione Biden. Come si sono mossi gli americani? Che cosa ci dobbiamo aspettare ora dal presidente degli Stati Uniti? Qui proviamo a ricostruire le fasi essenziali, con le inevitabili approssimazioni, sulla base di notizie e indiscrezioni raccolte dal Corriere a Washington, tra Congresso, canali diplomatici ed analisti con contatti diretti con gli organi di governo.

A febbraio, l’invasione e gli scenari cupi: «Kiev cadrà in 72 ore»

Il primo passaggio risale al momento dell’invasione dell’Ucraina, l’alba del 24 febbraio. I servizi di intelligence militare seguono il blitz delle forze speciali russe che cercano di prendere il controllo dell’aeroporto di Hostomel, poco lontano da Kiev. La lettura immediata è che i militari putiniani vogliano conquistare uno scalo strategico per fare affluire altre truppe. Ma, poco dopo, il Pentagono si rende conto che l’obiettivo principale di quell’azione era un altro: catturare e forse anche uccidere il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. L’iniziativa, però, fallisce. Da quel momento il Dipartimento di Stato comincia a fare pressioni su Zelensky e gli offre il famoso «passaggio» per portarlo al sicuro: a Leopoli o addirittura in Polonia. Zelensky rifiuta e, anche se lo scopriremo più avanti, la guerra prende una direzione inattesa. I generali americani ragionano su scenari molto cupi: l’avanzata di Putin sarà travolgente, la difesa ucraina verrà spazzata via. Il 5 febbraio il Capo di Stato Maggiore Mark Milley aveva dichiarato in un’audizione al Congresso: «Kiev cadrà in 72 ore se ci sarà un’invasione dei russi su larga scala». Quella previsione tiene banco al Pentagono e alla Casa Bianca per diversi giorni dopo il 24 febbraio. È il primo errore degli analisti del governo che fino ad allora avevano previsto con grande precisione gli sviluppi della crisi. In realtà né i generali né l’intelligence si aspettavano un’azione militare dei russi così inefficiente. Ha destato grande sorpresa anche la capacità di resistenza degli ucraini.

Marzo, la Casa Bianca punta sulla «sconfitta strategica di Putin»

A quel punto, siamo già a marzo inoltrato, il Dipartimento della Difesa comincia a rivedere gli scenari iniziali. E, inevitabilmente, si sgranano anche le opinioni. Resta ancora prevalente la convinzione che alla fine l’armata putiniana riuscirà a conquistare la capitale e probabilmente anche l’intera Ucraina. In quella fase la Casa Bianca decide di spingere soprattutto sulle sanzioni e di puntare, parole di Biden «sulla sconfitta strategica di Putin». Vale a dire: il leader russo coglierà una vittoria effimera sul campo, ma il suo sistema collasserà per effetto delle restrizioni economiche e dell’isolamento internazionale.

Il «fattore Zelensky»: l’ex comico diventa leader della resistenza

Ma, a poco a poco, nell’Amministrazione prende quota un’altra ipotesi: Putin non riuscirà a occupare tutto il Paese, anzi non sarà in grado di prendere neanche Kiev. In parallelo lievita il «fattore Zelensky»: il presidente ucraino mobilita la popolazione civile e diventa un credibile punto di riferimento per la resistenza militare. Cominciano ad arrivare le armi con più rapidità e con flussi più consistenti. Si smuove persino la Germania, superando un tabù (consegnare armi a un Paese straniero) che durava dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Gli Stati Uniti spediscono il meglio dell’arsenale militare. Missili anti carro e anti aereo, strumenti ad alta tecnologia.

Ma attenzione: il Pentagono e la Casa Bianca forniscono solo armi per la difesa. Non per organizzare un eventuale contrattacco. Sono i giorni del «pasticcio dei Mig 29», gli aerei che la Polonia vorrebbe mettere a disposizione dei piloti ucraini, passando, però, dalla base americana di Ramstein in Germania. La Difesa americana boccia l’operazione. Biden annuncia: non si può fare, potrebbe essere interpretato come un atto aggressivo e quindi allargare il conflitto.

L’allarme armi chimiche o biologiche e lo spettro delle bombe nucleari

La spiegazione, però, non convince una larga fascia del Congresso. E così eccoci all’ultima settimana. Tra sabato 12 e mercoledì 16 marzo, il presidente americano mette in campo altri aiuti militari per 1 miliardo di dollari
. Ma, ancora una volta, solo ordigni per contenere, respingere gli attacchi dei russi. Ora il punto, l’ultimo gradino dell’escalation, è capire se gli americani decideranno di inviare in Ucraina anche mezzi per lanciare una controffensiva e cioè: artiglieria pesante, carri armati, blindati. Di nuovo le considerazioni militari si intrecciano con quelle politiche. L’intelligence segnala con allarme crescente che Putin starebbe pensando di ricorrere alle armi chimiche o biologiche. A questo punto non viene escluso neanche il ricorso alle bombe nucleari. E qui è necessaria una precisazione: i generali americani pensano che i russi non farebbero uso di testate da distruzione planetaria. Il pericolo è che potrebbero utilizzare atomiche con un raggio d’azione ridotto. Una fonte fa un riferimento washingtoniano: «potrebbero distruggere un’area che va dal Lincoln Memorial al Monumento a Washington». Vale a dire circa 1,2 chilometri. Ma è chiaro che l’impatto sarebbe comunque terrificante.

Il momento cruciale della guerra. Come si muoverà Biden?

Come si muoverà ora Biden? Forse siamo nel momento cruciale della guerra. Il presidente americano ha alzato i toni, definendo Putin «un criminale di guerra». Però non dà il via libera all’invio di armi per provare a metterlo all’angolo. Probabilmente si ritiene di poter ancora arrivare a una soluzione diplomatica, partendo da una situazione di stallo sul terreno. La speranza è che Putin si renda conto di non poter sfondare e, nello stesso tempo, di correre il rischio di una disfatta epocale. E’ il sentiero, molto stretto, che potrebbe portare a un compromesso.

18 marzo 2022 (modifica il 18 marzo 2022 | 09:45)

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, 2022-03-18 09:33:00, Le prime (errate) valutazioni sulla vittoria dei russi. La fiducia nella resistenza ucraina e nell’impreparazione di Mosca. Lo spettro dell’attacco biologico o nucleare. Ora la guerra è in un momento cruciale, e Biden ha alzato i toni (ma non manda armi). Cosa succederà? , Giuseppe Sarcina

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Pietro Guerra

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