di Antonio PolitoZelensky chiede che un gruppo di Paesi faccia da garante sulla sicurezza. Secondo l’Unhcr i rifugiati all’estero sono quasi 4 milioni. I ministri del G7 hanno escluso di pagare il gas in rubli: i principali avvenimenti di lunedì 28 marzo Come si esce dal conflitto tra Russia e Ucraina? A Mariupol i morti sarebbero già cinquemila, secondo il sindaco della città-martire; sono ancora bloccati 160mila civili, da giorni senza riscaldamento, e 26 pullman in attesa non hanno potuto evacuare nessuno perché i russi non garantiscono il corridoio umanitario. Per molti analisti è lo scalpo che Putin vuole prendere prima di accettare un vero negoziato per il cessate il fuoco. Non c’è dunque da aspettarsi una svolta dai colloqui russo-ucraini che riprendono domattina in Turchia. Il ministro russo Lavrov ha escluso per ora un incontro tra Putin e il presidente ucraino. Il quale ha nuovamente aperto all’ipotesi di accettare uno stato di neutralità, ma ha ribadito la richiesta che un gruppo di paesi faccia da garante della sicurezza futura dell’Ucraina. Tra questi, oltre ai membri del Consiglio di Sicurezza Onu, alla Germania, alla Turchia, e al Canada, ha inserito anche l’Italia. Un suo consigliere ha ribadito che Kiev non intende però rinunciare alla sovranità sui suoi territori. Un nuovo colloquio telefonico con Draghi lo ha rassicurato sul sostegno di Roma. Che succede sul terreno? Per la prima volta, parlando a un pool di media russi, Zelensky ha riferito di aver consigliato ai comandanti militari che guidano la resistenza di Mariupol di ritirarsi se e quando riterranno che la difesa è ormai impossibile. Ma intanto continua. Così come continuano i combattimenti nel Donetsk e i bombardamenti su Kiev, 40 esplosioni in 24 ore. Gli ucraini rivendicano invece la riconquista di Irpin, a nord della capitale. La tragedia umanitaria è senza precedenti. La Commissione Europea calcola che il numero dei rifugiati sia cinque volte superiore a quello dell’ex Jugoslavia e tre volte superiore al numero delle persone in fuga dalla guerra della Siria. Secondo l’Unhcr, i rifugiati all’estero sono 3.862.797, mentre sono 6.480.000 gli sfollati rimasti senza casa che ancora si trovano all’interno dell’Ucraina. E pensare che all’inizio della guerra in Italia c’era chi dubitava dell’alto numero di rifugiati. Che cosa aspettarci? Tutti i ministri dell’economia dei sette paesi più industrializzati hanno escluso di pagare in rubli il gas russo . Lo ha detto il ministro tedesco Habeck dopo una riunione con i suoi omologhi. Anche l’Eni ha chiarito che non intende farlo perché sarebbe una violazione dei contratti. Di fronte alla reazione europea il portavoce del Cremlino Peskov ha minacciato: «Certamente la Russia non distribuirà gratis il proprio gas, non faremo beneficenza». Vuol dire che Mosca sta pensando di chiudere i rubinetti? Difficile. Perché lungo quei gasdotti passano anche 750 milioni di dollari al giorno diretti verso Mosca, vale a dire 22 miliardi di dollari al mese. Un flusso indispensabile per tenere in piedi la malandata economia russa e anche per finanziare la guerra. «Dove non c’è giustizia non ci può essere pace, perché l’ingiustizia è già un disordine e sempre vera resta la parola del Profeta: opus iustitiae pax». (Giovanni Paolo II) 28 marzo 2022 (modifica il 28 marzo 2022 | 21:25) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-03-28 19:26:00, Zelensky chiede che un gruppo di Paesi faccia da garante sulla sicurezza. Secondo l’Unhcr i rifugiati all’estero sono quasi 4 milioni. I ministri del G7 hanno escluso di pagare il gas in rubli: i principali avvenimenti di lunedì 28 marzo, Antonio Polito