L’Unione Europea ha sempre promosso il rispetto per la diversità linguistica e l’obiettivo di insegnare due lingue straniere fin dall’infanzia.
Il rapporto annuale Eurydice, intitolato “Key Data on Teaching Languages at School in Europe”, svolge un ruolo cruciale nel monitorare gli sviluppi dell’apprendimento delle lingue. Analizzando 51 indicatori, il rapporto fornisce una panoramica completa su temi come la varietà di lingue studiate, il tempo dedicato all’insegnamento, i risultati attesi e il sostegno per gli studenti immigrati.
I dati del 2021, raccolti per 39 sistemi educativi, mostrano che sempre più alunni in Europa, inclusa l’Italia, iniziano a studiare lingue straniere alla scuola primaria, solitamente a partire dai 6 anni. L’insegnamento della seconda lingua inizia generalmente nella scuola secondaria inferiore.
L’inglese emerge come la lingua straniera più studiata in quasi tutti i Paesi europei, sia a livello primario che secondario. Nel 2020, il francese era la seconda lingua più popolare, seguita dal tedesco.
L’Italia presenta una peculiarità: la percentuale di studenti che studiano due o più lingue straniere nei percorsi tecnici e professionali è superiore a quella degli studenti liceali. Questa tendenza in controtendenza riflette un approccio unico all’istruzione linguistica.
Tra il 2013 e il 2018, più di un insegnante di lingue straniere su quattro a livello UE ha avuto l’opportunità di partecipare a programmi di mobilità transnazionale finanziati dall’UE. In 10 sistemi educativi, tra cui l’Italia, questa tendenza è stata ancora più marcata.
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