I docenti guadagnano poco ma hanno un tempo libero allucinante che consente loro di divertirsi: esplode il dibattito

Ieri, come ogni domenica alle ore 10, su Radio Capital è andato in onda “Generazione Capital”, un interessante programma condotto da Marco Maisano che affronta temi di attualità e discute in studio con qualche ospite e con i radioascoltatori che inviano messaggi o telefonano in diretta. Tema della puntata di questa settimana, i soldi. Di quanti soldi abbiamo bisogno per vivere decentemente. Maisano parte con i risultati di un’indagine condotta dalla rivista Nature human behaviour, secondo cui per vivere bene occorrerebbero almeno 95.000 dollari netti all’anno, 48.000/60.000 per sentirsi almeno sereni.

Cifre che, lo sappiamo benissimo, sono ben lontane dal reddito di un impiegato statale, men che meno di un docente della scuola italiana. Arrivano le telefonate in studio, ognuno racconta la sua esperienza e qui, a un certo punto, viene il bello, se così si può dire…

Telefona un docente che dichiara di guadagnare sì poco, ma di avere un sacco di tempo libero che gli consente di “divertirsi alla grande”. Il conduttore, naturalmente, mette il carico e conferma che sì, è vero, gli insegnanti guadagnano poco ma hanno “un tempo libero allucinante”. Aggiunge, per completezza di informazione, che si tratta di “un lavoro di grande responsabilità” e che si dovrebbe fare qualcosa per aumentarli questi stipendi, ma ormai è andata: si radica sempre di più il cliché che i docenti lavorino poco e che dunque, sottinteso, quello che gli danno gli basta. Ma la cosa ancora più grave è che questa volta sia proprio un docente ad alimentare l’immagine stereotipata.

Ora, non vorremmo tornare ancora a ribadire che chi ragiona così evidentemente non ha capito ancora bene che la funzione docente necessita di un monte ore settimanale che va ben al di là delle 18 ore di insegnamento frontale in classe. Così, per riassumere rapidamente: un docente che voglia fare per bene il suo lavoro – lo ricordiamo al professore che ha telefonato a “Generazione Capital” – ha bisogno almeno di una-due ore per preparare le lezioni del giorno dopo, dunque dalle 5 alle 10 ore settimanali in più. Aggiungiamo le ore dedicate alla correzione dei compiti in classe (direte che non tutte le discipline hanno la prova scritta. Vero, ma sono moltissimi i docenti di filosofia, scienze, diritto, che integrano la scrittura nel loro progetto annuale), ai Consigli di classe, alle riunioni con i genitori (collettive e singole), ai Collegi dei docenti, agli scrutini e vedrete come aumenta il monte ore settimanale del docente.

Vogliamo aggiungere che la funzione docente ha una sua fortissima specificità? Che un professore deve essere in possesso di una laurea e vincere un concorso a cattedre? Che non ha davanti a sé, ogni giorno, un utente alla volta allo sportello dietro a un vetro ma almeno venticinque giovanissime persone che deve istruire, educare, far diventare cittadini responsabili?

E stiamo sempre qui a giustificarci, a cercare di far comprendere al mondo circostante che i professori non sono quelli delle 18 ore settimanali e dei tre mesi di vacanze.

Che poi, pensiamoci bene, a qualcuno verrebbe mai in mente di dire che i medici lavorano poco e hanno un sacco di tempo libero? Bene, fate una piccola ricerca, anche attorno a voi, e vedrete che non sono pochi i medici di famiglia che hanno un orario di studio di quattro ore giornaliere per cinque giorni settimanali (fanno 20 ore settimanali, due ore in più rispetto ai docenti ma niente collegi, consigli e riunioni con i genitori…) e che al di fuori di quegli orari non vogliono essere disturbati e non rispondono al telefono, tanto c’è la guardia medica o il pronto soccorso.

Allora, più rispetto per i docenti, per cortesia. E più autocoscienza da parte di chi questa professione la esercita.    

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