Inviato da Antonella Currò – Ciò che appare ormai con sempre più schiacciante evidenza è che noi docenti nella scuola non contiamo più niente. È il nostro luogo di lavoro e ne siamo i professionisti titolati e referenziati ma il nostro ruolo è stato esautorato da poteri esterni di tipo aziendale che un passo alla volta hanno varcato il limite, invadendo con malignità metastatica il nostro organismo.
Sempre più relegati a freddi ruoli comprimari e impiegatizi, schiacciati da pressioni mercantili, genitoriali,
valutative e psicoticamente certificatorie abbiamo perso la centralità e la mission identitaria del nostro bellissimo lavoro, switchando da attori creativi a puri esecutori telecomandati.
Tutti parlano, pontificano, criticano, giudicano, impongono e ora addirittura decretano sulla scuola senza più nemmeno consultarci, come se noi non fossimo i protagonisti della didattica ma solo complementi di arredo scolastico da disporre a capriccio. Come siamo arrivati a questo?
A mio parere arretrando colpevolmente e rinunciando gradualmente alla nostra identità professionale nel cronico tentativo di espiare il peccato originale di essere in qualche modo “privilegiati”, secondo una serie di ossessivi luoghi comuni ormai interiorizzati.
La sensazione di non fare mai abbastanza, la scarsa conoscenza dei nostri diritti contrattuali e l’illusione di una meritocrazia premiale, in realtà divisiva e distruttivamente competitiva, ci ha messi in ginocchio nel ruolo di paria in un sistema verticistico di stampo feudale. Quale la soluzione?
Non ho formule magiche ma credo si potrebbe cominciare dal riaffermare la centralità dell’insegnamento nel nostro profilo professionale, defilandosi da incarichi e occupazioni paraziendali non di nostra pertinenza e riprendendo il potere decisionale e deliberante degli organi collegiali ormai derubricato a pura approvazione di finte proposte già stabilite. Poi passare al “lavoro sporco”, lo sgombero definitivo e coattivo degli ambiti scolastici occupati da abusivi di ogni genere… nessuno si permette di imporre procedure e metodologie ad altre categorie, impediamo quindi che chiunque si senta autorizzato a farlo con noi. Siamo noi i professionisti dell’insegnamento, abbiamo studiato e ci siamo formati per questo, sappiamo cosa e come fare, accettiamo consigli ma non imposizioni, critiche costruttive ma non giudizi arbitrari, siamo noi gli specialisti ma dobbiamo essere i primi a crederci davvero.
, 2022-06-12 13:32:00, Inviato da Antonella Currò – Ciò che appare ormai con sempre più schiacciante evidenza è che noi docenti nella scuola non contiamo più niente. È il nostro luogo di lavoro e ne siamo i professionisti titolati e referenziati ma il nostro ruolo è stato esautorato da poteri esterni di tipo aziendale che un passo alla volta hanno varcato il limite, invadendo con malignità metastatica il nostro organismo.
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