di Aldo Grasso
Non succede in altri Paesi dove la solennit riservata a reali, a governanti, a figure eminenti
Canale 5, con la conduzione di Silvia Toffanin e Rai1, con Serena Bortone (e con Francesco Rutelli) hanno trasmesso in diretta i funerali solenni di Maurizio Costanzo alla presenza di molti vip e della gente comune. Da un po’ di anni, le esequie dei personaggi televisivi pi noti stanno diventando una sorta di funerali di Stato. Non succede in altri Paesi dove la solennit riservata a reali, a governanti, a figure eminenti. Da noi, spesso il funerale diventa una liturgia mediale, la continuazione di un programma, come se la tv fosse l’unica istituzione che ci richiama ancora al rito, al simbolo, alla cerimonia. La tv soprattutto consuetudine, essa stessa una presenza quotidiana, pi che una finestra sul mondo un ospite fisso che racconta quel che succede nel mondo.
Ci sono poi programmi, come i talk show, che sembrano fatti apposta per accentuare questo carattere confidenziale. Si reggono infatti su tre pilastri: la prossimit, attraverso cui la complessit del quotidiano trova attraverso la parola una dimensione quotidiana, quasi famigliare; la convivialit, cio l’insistenza retorica sul valore dello stare insieme, del partecipare; la ripetizione, la pi sobria e pacata legge della comunicazione. Nulla, infatti, rende pi felice lo spettatore dell’ancora una volta. Non dobbiamo stupirci se un programma incontra il favore del pubblico all’ennesima replica. Ogni esperienza televisiva desidera insaziabilmente la ripetizione e il ritorno, il ripristino di una situazione originaria da cui ha preso le mosse. Per questo i conduttori diventano figure di riferimento, padri della patria, confidenti, membri della famiglia. Le persone che inopportunamente sono andate a chiedere un selfie a Maria De Filippi hanno chiesto un fav ore a un’amica, a una persona considerata tale. Ecco cosa c’era dietro l’angolo.
27 febbraio 2023 (modifica il 27 febbraio 2023 | 18:23)
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