I guastatori delle opere d’arte. Così i musei rispondono agli ambientalisti

I guastatori delle opere d’arte. Così i musei rispondono agli ambientalisti

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di Roberta Scorranese

Le proteste sono diventate capillari, quasi a cadenza settimanale. Una strategia che funziona? Ecco le risposte (spoiler: vince lo scetticismo)

Qualcuno si ricorda di Laszlo Toth? Quasi nessuno. Eppure, esattamente cinquant’anni fa, questo australiano di origini ungheresi fece il suo ingresso nella Basilica di San Pietro in Vaticano armato di un martello e grid: Sono Ges Cristo, prima di colpire la Piet di Michelangelo. E qualcuno saprebbe dire chi Pietro Cannata? Anche qui, non tutti quelli che stanno leggendo sapranno rispondere, nonostante questo personaggio sia finito pi volte sui giornali per aver sfregiato opere d’arte. Il suo atto pi famoso, poi, abbastanza recente: nel 1991 prese a martellate il David di Michelangelo nelle Gallerie dell’Accademia. Gli esempi sono decine e, dunque, sembra che i vandalismi nei confronti dell’arte non rendano famosi. Allora ci si chiede: che utilit possono avere i numerosi e ormai frequenti attacchi portati a termine dai gruppi ambientalisti negli ultimi mesi in svariati musei del mondo? E ancora: perch legare le cause (sacrosante) in favore dell’ambiente alla violenza su dipinti e sculture?

CINQUANT’ANNI FA UN UOMO ENTR NELLA BASILICA DI SAN PIETRO E AL GRIDO DI SONO GES CRISTO PRESE A MARTELLATE LA PIET DI MICHELANGELO

I gruppi finora pi attivi in queste azioni sono stati Just Stop Oil e Extinction Rebellion (con la sua appendice italiana Ultima generazione). Da almeno sette mesi le immagini stanno arrivando nelle case di tutto il mondo, attraverso televisioni, giornali e social media: la torta lanciata alla Gioconda di Leonardo, regina del Louvre, al grido di Salviamo il pianeta; i giovani che si sono “incollati” alla Primavera di Botticelli degli Uffizi a Firenze; la zuppa di pomodoro con cui gli attivisti di Just Stop Oil hanno sporcato il vetro che protegge I Girasoli di Van Gogh nella National Gallery di Londra. E si potrebbe andare avanti, perch questo genere di protesta diventato capillare, a cadenza quasi settimanale, se teniamo conto che molti musei non riportano pi nemmeno la notizia per scoraggiare lo spirito di emulazione. Perch c’ preoccupazione dappertutto.

VINCENT VAN GOGH
Il 14 ottobre scorso, due attivisti del gruppo ambientalista Just Stop Oil
imbrattano con della zuppa
di pomodoro il vetro che protegge I Girasoli di
Van Gogh, alla National
Gallery di Londra

All’inizio venivano presi di mira dipinti con riferimenti alla natura, ma adesso questo riferimento saltato e la protesta da un po’ si allargata ad altri campi culturali: a Torre del Lago (Viareggio) tre ambientalisti si sono incatenati a una balaustra durante l’intervallo dell’opera Madama Butterfly , al Teatro Puccini. Nessuno di questi attivisti diventato famoso e nemmeno in questi mesi siamo diventati tutti pi sensibili ai temi dell’ambiente, come ha argomentato Cara Buckley in un articolo apparso sul New York Times . Gli esponenti di Just Stop Oil sostengono che la soglia dell’attenzione si alzata e che bisognava fare qualcosa con urgenza, ma quello che finora abbiamo visto stata l’ironia dei commentatori (Non sapevo che il cambiamento climatico fosse colpa degli Impressionisti, ha tuittato Scott Shapiro, professore di legge a Yale) e la condanna unanime di tutto il mondo culturale, compreso il neoministro italiano della cultura, Gennaro Sangiuliano.

SANDRO BOTTICELLI
Gli attivisti di Just Stop Oil erano stati protagonisti
anche del blitz del
22 luglio agli Uffizi di
Firenze, quando si erano attaccati alla
Primavera di Botticelli

Questa forma di protesta finir per funzionare?

E allora alcune delle domande pi urgenti, adesso, possono essere: questa protesta finir per funzionare o rester relegata ad una marginalit condannata, quando non dileggiata? Finora ci si limitati a danneggiare vetri e pellicole protettive, ma in futuro si alzer il tiro e le opere verranno davvero compromesse? E ancora: perch l’arte? Perch non prendere di mira simboli pi popolari e trasversali, come le sedi dei social media, i magazzini delle grandi catene di distribuzione? A quest’ultima domanda il direttore degli Uffizi, Eike Schmidt d una risposta acuta: Perch da sempre si identifica l’arte con una forma di autorit come lo Stato, il Governo. Non solo un simbolo, ma qualcosa di pi e mi sento di dire che fa parte della nostra stessa vita.

IL DIRETTORE DEGLI UFFIZI: L’ARTE VIENE IDENTIFICATA CON UNA FORMA DI AUTORIT, COME LO STATO. MA QUALCOSA DI PI: FA PARTE DELLA VITA

Un’affermazione significativa anche perch quest’anno ricorre il centenario della morte di Antonio Canova, l’artista-diplomatico che, riportando a casa centinaia di opere d’arte sottratte durante le campagne napoleoniche, di fatto fond un nuovo concetto di arte come bene comune, qualcosa di prezioso e identitario che appartiene a tutti e non solo ai colti, ai ricchi e a coloro che si sentono in grado di commentarla.

VINCENT VAN GOGH
Ancora un Van Gogh nel
mirino, questa volta
degli ambientalisti di
Ultima generazione:
Sower at Sunset, in
mostra a Palazzo
Bonaparte a Roma.
L’attacco avvenuto
lo scorso 4 novembre

Gli antesignani e le tecniche

Schmidt ricorda che gi nel Millecinquecento alcuni giovani attivisti danneggiarono a Firenze la fontana del Nettuno, opera di Bartolomeo Ammannati. Certo, all’epoca i responsabili vennero giustiziati e oggi per fortuna gli ambientalisti che protestano al massimo vengono accusati di interruzione di pubblico servizio nei musei. Almeno fino a che non danneggeranno seriamente qualche opera, quando, ricorda il direttore, dovranno rispondere di accuse ben pi gravi. E affiora un’altra domanda: negli anni Novanta gli ambientalisti afferenti a Greenpeace compivano azioni ben pi pericolose, a volte mettendo a rischio la propria vita. Finora abbiamo visto azioni simboliche, sebbene comunque pericolose per il nostro patrimonio culturale (i vetri protettivi non sono cos nuovi e si possono rompere). Schmidt ragiona: Io credo che questi gruppi abbiano studiato molto bene le tecniche di marketing virale, quello che si alimenta con i social media e con i mezzi di comunicazione pi tradizionali. una tecnica molto efficace, questo certo. Ma non possiamo negare che quella che viene messa in pratica una vera e propria violenza.

JAN VERMEER
Il 27 ottobre attivisti ambientalisti
si incollano al dipinto
di Vermeer ‘La ragazza
con l’orecchino di perla’,
conservato al Museo Mauritshuis
all’Aia, nei Paesi Bassi

Qualcuno dir: finora nessuna opera stata seriamente danneggiata, vero, ma pensate a quando un uomo minaccia una donna dicendole “Ti uccido”. Non l’ha uccisa, d’accordo, per quella comunque violenza verbale e in ogni caso potrebbe preludere alla violenza omicida, dunque va fermata subito, senza esitazioni.

LA PORTAVOCE DI JUST STOP OIL: ABBIAMO PROVATO A SEDERCI PER STRADA, AD ATTACCARE LE INFRASTRUTTURE. SOLO ORA OTTENIAMO RISONANZA

Mel Carrington, portavoce di Just Stop Oil, ha dichiarato: Le abbiamo provate tutte. A sederci per strada, ad attaccare le infrastrutture legate al petrolio. Niente, zero media. Adesso stiamo ottenendo risonanza. Negli intenti degli attivisti c’ il far capire bene che cosa vuol dire perdere una cosa preziosa come la Gioconda . Aggiungendo subito dopo che la vita umana ancora pi preziosa e che, comunque, se tra qualche decennio saremo tutti morti l’arte non avr pi senso alcuno. Dunque una forte insistenza sul valore del futuro e da qui l’attacco al passato. Forse si spiega cos il fatto che l’arte contemporanea non venga spesso presa di mira.

LEONARDO DA VINCI
Il 29 maggio era stata
la volta della Gioconda
di Leonardo da
Vinci, al Louvre di
Parigi: la teca era
stata imbrattata
con una torta

Passato & futuro

Ma Francesca Cappelletti, storica dell’arte, osserva: Io penso che senza una vera conoscenza di quello che sta succedendo all’ambiente non si possa arrivare a una piena sensibilizzazione. E in questo senso l’arte pu fare molto. Penso a uno come Giuseppe Penone, che ha incardinato la propria vita alla difesa della natura attraverso le sue opere. In generale, ritengo che una mostra ben fatta che metta a confronto immagini e concetti legati al clima e all’ambiente sia pi utile di una protesta violenta. Certo, l’attenzione l’hanno attirata ma questo basta?. Attraverso dinamiche che al momento restano invisibili al grande pubblico, tutti i musei del mondo stanno prendendo provvedimenti. Carlo Hruby, presidente della fondazione che porta il suo nome e che da anni fa un lavoro capillare per diffondere la cultura della sicurezza e della valorizzazione del patrimonio culturale, fa notare: Proteggere un’opera vuol dire prendersi cura di noi stessi e questo il passaggio mentale che evidentemente non stato ancora fatto. Noi abbiamo da poco dedicato un convegno e una pubblicazione a questo e mi rendo conto che qualche volta la conoscenza della sicurezza ancora superficiale. Non basta un costoso dispositivo, serve capire che l’arte va tutelata in piu modi: mettendo i guardiani dei musei in condizione di lavorare bene, facendo educazione ai ragazzi e raffinando alcune tecniche che possano impedire dei controlli massicci e forse inadatti ai musei.

CLAUDE MONET
Il 23 ottobre due attivisti
di Last Generation
lanciano del pur di
patate contro ‘Il pagliaio’
di Monet, custodito
al Museo Barberini
di Potsdam, in Germania

Gi perch nessuno vuole arrivare a trasformare le gallerie in posti blindati: per Hruby per esempio un primo passo pu essere quello di controllare con discrezione l’atteggiamento dei visitatori. In genere dice quelli che appaiono distratti, quasi intenti a passare del tempo bighellonando pi che osservando le opere, sono un preludio a qualcosa. Molti musei poi hanno gi sistemi di sicurezza simili a quelli che degli aeroporti, dove si individuano non solo gli oggetti pericolosi ma anche i liquidi. Ma nessuno al momento sembra intenzionato a fare molto di pi: i luoghi dell’arte si stanno riprendendo dopo le chiusure dovute alla pandemia e in questo momento importante essere accessibili, aperti. Coltivando quell’idea di arte come bene comune che tanto stava a cuore a Canova.

9 dicembre 2022 (modifica il 9 dicembre 2022 | 08:48)

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, 2022-12-09 07:50:00, Le proteste sono diventate capillari, quasi a cadenza settimanale. Una strategia che funziona? Ecco le risposte (spoiler: vince lo scetticismo), Roberta Scorranese

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