Mario Draghi ha deciso di rimanere, ma alle sue condizioni: e sottraendosi ai ricatti e agli ultimatum di Lega e 5 Stelle. Cui ha riservato, in egual dosi, aperture (reddito di cittadinanza, fisco) e bacchettate (scostamento di bilancio, balneari, armi all’Ucraina) Aperture e bacchettate in egual dose e, sul finale del discorso (qui l’integrale) , un avviso che fa scattare mugugni ad alta voce anche dai banchi del centrodestra: «Siete pronti a confermare quello sforzo che avete compiuto e che poi si è affievolito? Siamo qui in quest’aula oggi, a questo punto della discussione, perché e solo perché gli italiani lo hanno chiesto». L’avvertimento ai partiti è chiaro, forte e anche un poco brusco. Mario Draghi chiude la questione del perimetro della maggioranza — Cinquestelle sì o no — chiamando nel campo, il suo campo, l’intero popolo italiano. «Questa risposta a queste domande non la dovete dare a me, ma la dovete dare a tutti gli italiani». Salvini non applaude, i 5 Stelle nemmeno e il forte brusio tra i banchi della maggioranza dice che il richiamo del premier, che puntella il governo con l’onda di solidarietà e stima arrivata dall’Italia e dall’estero («mobilitazione senza precedenti e impossibile da ignorare»), non è piaciuto neanche un poco alle forze politiche. Le aperture a Conte e compagni ci sono, dal salario minimo al reddito di cittadinanza, ma senza alcun cedimento a un do ut des che trasformerebbe l’ultimo tratto di unità nazionale in un suk, un mercato permanente ed elettorale al quale Draghi è determinato a sottrarsi. Vuole un nuovo patto di fiducia su emergenza economica ed energetica, Pnrr, riforma fiscale, potere d’acquisto di famiglie e imprese e non fa sconti a nessuno. Basta con le bandierine identitarie, sembra gridare Draghi quando boccia il ricorso al corposo scostamento di bilancio invocato da 5 Stelle e Lega e quando stoppa le rivendicazioni leghiste su tassisti e balneari. L’ex presidente della Bce ha deciso di restare, questo è chiaro. Ma alle sue condizioni. Con Conte o senza Conte. «Per il bene del Paese». Per portare a compimento il «miracolo civile» di un’Italia unita e più credibile agli occhi del mondo. E per la stabilità dell’alleanza occidentale che combatte contro Putin (e sul punto, 5 stelle e Lega non possono non aver notato il passaggio: «armare l’Ucraina è il solo modo per permettere agli ucraini di difendersi», e se «occorre continuare a impegnarci per cercare soluzioni negoziali» dobbiamo anche «aumentare gli sforzi per combattere le interferenze da parte della Russia e delle altre autocrazie nella nostra politica, nella nostra società»). Purché sia chiaro a tutti che il presidente del Consiglio, orgoglioso di essere italiano e anche orgoglioso della sua storia personale, non intende finire stritolato dai tentacoli dei partiti. 20 luglio 2022 (modifica il 20 luglio 2022 | 12:24) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-07-20 10:01:00, Mario Draghi ha deciso di rimanere, ma alle sue condizioni: e sottraendosi ai ricatti e agli ultimatum di Lega e 5 Stelle. Cui ha riservato, in egual dosi, aperture (reddito di cittadinanza, fisco) e bacchettate (scostamento di bilancio, balneari, armi all’Ucraina), Monica Guerzoni