di Jacopo Storni
Chi rientra al Paese dopo anni di Europa trattato come un reietto. Kayla, Assane e gli altri: Per la famiglia siamo un disonore. I progetti delle ong per il reinserimento nelle comunit di origine
Quando Kayla tornata in Senegal, suo zio l’ha accusata di essere pazza. Poi ha smesso di parlarle. I suoi vicini di casa la guardavano male. E anche i suoi cugini sono rimasti profondamente delusi. Kayla tornata in Senegal dopo alcuni anni difficili in Europa: Al lavoro ci schiavizzavano, non potevo riposarmi, non avevo il diritto di alzarmi in piedi, dovevo rimanere sempre con la schiena piegata a raccogliere la frutta, senza sosta. Cos ha scelto di tornare indietro, ha fatto il grande viaggio per al contrario, dall’Europa alla sua Africa. Ma quando tornata in patria, ha trovato soltanto sguardi attoniti, quasi increduli, adirati. Mi hanno detto che avevo fallito. In tanti, nella sua famiglia, speravano di raggiungere l’Europa attraverso un ricongiungimento familiare con lei. La mia famiglia e perfino i miei figli mi hanno rimproverata. Volevano che rimanessi in Europa per avere i documenti, portarli tutti in Europa, sistemarli. Ma cos non stato e oggi Kayla lotta per integrarsi nella sua citt di origine.
Giudizio
Quasi un paradosso. Una storia come tante, quella di Kayla, migrante africana che sceglie di tornare nel suo Paese dopo aver scoperto che l’Europa e l’Italia non sono quell’Eldorado che immaginavano. Va peggio ai migranti che provengono dai piccoli villaggi. Quando tornano nei loro luoghi, succede spesso che vengano giudicati, stigmatizzati, talvolta addirittura emarginati. A raccontare le loro storie il progetto Migra, portato avanti dalla ong Cospe assieme alle ong Lvia e Cisv attraverso una serie di interviste realizzate negli ultimi due anni nella regione senegalese Casamance. Un progetto che ha lavorato principalmente al reinserimento sociale e lavorativo dei migranti di ritorno. Tra loro c’ anche Assane: La gente della mia comunit Manjack adesso mi considera come una persona che emigrata ed tornata senza avere successo, che ha fallito. E non facile sentirsi ogni giorno giudicati. E poi Mohamed: Quando sono rientrato mia sorella mi ha accolto piangendo perch sapeva quanto fosse grande il mio desiderio di aiutare la famiglia dall’Europa. Quando cammino per le strade del mio villaggio mi sento osservato, per le persone sono quello che partito e poi tornato.
E ancora Halima: Al mio ritorno mio padre e mia madre non mi guardavano neppure negli occhi, l’unico con cui avevo un dialogo era mio fratello, mi ha incoraggiata molto. Gli amici e i parenti mormorano sempre alle mie spalle. E infine Pape: I senegalesi del mio villaggio pensano che i migranti che rimpatriano debbano tornare con i milioni in tasca, mentre io tornavo praticamente a mani vuote. la storia di tanti ragazzi e ragazze che non trovano in Europa quello che si aspettavano. E che si ritrovano sfruttati, emarginati, spesso soli e senza una rete familiare. E che allora scelgono di tornare, andando per incontro a un destino non felice. Certo non tutti vengono stigmatizzati quando fanno rientro a casa, ma sono tanti quelli che hanno problemi.
Nei confronti di chi lascia l’Africa – ha spiegato Anna Meli del Cospe – c’ una grande aspettativa familiare rispetto al successo. Quando il grande viaggio torna al punto di partenza, nella comunit si respira un senso di fallimento collettivo che per viene imputato all’individuo, provocando in lui un profondo senso di disagio e inadeguatezza. Succede perfino che la persona che rimpatriata non venga ammessa alla vita comunitaria del villaggio, come se dovesse espiare una colpa che in realt non ha commesso. Il dramma di queste persone duplice: da una parte il trauma della migrazione, dall’altra gli effetti psicologici e sociali dell’emarginazione al ritorno.
Proprio per questo nella regione Casamance nato uno sportello di sostegno psicologico all’interno di un centro di salute, un progetto supportato dalla sanit locale e avviato grazie alla sensibilizzazione delle Ong che hanno portato avanti le decine di interviste ai migranti di ritorno. E proprio su questo tema il Cospe ha promosso un ulteriore progetto, Nouvelles Perspectives, che intende migliorare la conoscenza da parte dei giovani senegalesi, potenziali migranti, delle alternative alla migrazione irregolare. Un progetto grazie al quale il giornalista senegalese Mohamed Sagna volato in Italia per intervistare alcuni migranti suoi compatrioti e trasmettere i loro racconti nelle radio del proprio Paese.
3 marzo 2023 (modifica il 3 marzo 2023 | 07:08)
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