L’esplosione plana sul  G20, lo staff Usa: serve prudenza. E la Cina non condanna lo zar

L’esplosione plana sul G20, lo staff Usa: serve prudenza. E la Cina non condanna lo zar

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di Giuseppe Sarcina

Sullivan e Blinken svegliati nella notte telefonano a Varsavia. Il presidente Usa ieri sera ha saltato la cena di gala per la stanchezza ma non ha il Covid

DAL NOSTRO INVIATO

Bali
(Indonesia) – È notte fonda a Bali, quando da Washington arriva una chiamata urgente, in codice rosso, per lo staff della Casa Bianca, alloggiato all’Hyatt Hotel. «È caduto un missile in Polonia, ci sono due morti» . Non ci sono, però, altri elementi certi. Dal Dipartimento di Stato si va vivo uno dei portavoce rimasti nella capitale americana: «Stiamo prendendo molto sul serio la notizia, cercando di raccogliere tutte le informazioni possibili». Intanto a Bali tutti giù dal letto: a cominciare dal Consigliere per la Sicurezza Jake Sullivan e dal Segretario di Stato Antony Blinken. Si procede con un’istruttoria sommaria, prima di informare il presidente, che aveva saltato la cena di gala «per stanchezza». Ci sono ancora troppe cose da chiarire. Troppe versioni. Si va da Zelensky che subito addossa la responsabilità ai russi e invoca «un intervento immediato» della Nato. Ma circola anche l’ipotesi che siano caduti i residui di un missile della contraerea ucraina su un impianto per la lavorazione del mais. Da qui l’esplosione.

Il tempo del sonno si spezza e resta come sospeso. Il giro di telefonate è frenetico: Bali-Washington-Varsavia-Bruxelles, dove si allerta il Comando della Nato. Il presidente polacco Andrzej Duda e il presidente Usa Joe Biden si parlano al telefono. La Polonia fa parte dell’Alleanza Atlantica. Ci sono gli estremi per invocare l’articolo 5 del Trattato? Scenario da guerra totale: tutti i soci si mobilitano in aiuto in caso di attacco a un Paese del club.

Alla fine, Sullivan e Blinken decidono di aspettare e trasmettono le indicazioni alla Casa Bianca e al Dipartimento di Stato: prudenza, cerchiamo di capire, nessuna fuga in avanti. È probabile che i generali del Pentagono abbiano provato a contattare le controparti a Mosca. Nelle ultime settimane gli ufficiali americani si sono preoccupati di mantenere aperti i canali di comunicazione da usare proprio in casi di grave emergenza, come sembra essere questo.

Poche ore prima lo stesso Sullivan aveva seguito con preoccupazione la ripresa massiccia dei bombardamenti russi, con i «cruise» lanciati a Kiev e in altre città, compresa Leopoli, la più vicina al confine con la Polonia. Il Consigliere di Biden aveva diffuso un comunicato:«i nuovi attacchi non faranno che aumentare le preoccupazioni all’interno del G20».

Gli «sherpa» delle delegazioni stanno limando il documento finale del G20. Americani, europei più Canada, Giappone e Australia hanno fatto inserire un passaggio di condanna esplicita per l’aggressione putiniana. Ma non c’è unanimità. La formula sarà condivisa «dalla maggior parte dei Paesi». Pechino si chiama fuori. Certo, ora il quadro potrebbe cambiare in modo drastico, drammatico. Dipende, naturalmente, dalla ricostruzione dei fatti in Polonia. Vedremo, comunque, oggi quale posizione assumeranno le nazioni finora «non ostili» al Cremlino, come India, Sudafrica, Arabia Saudita, Argentina.

Bisognerà verificare se reggerà anche l’unico risultato concreto: il Cremlino sarebbe pronto a prorogare l’accordo per l’esportazione del grano ucraino che scade il 19 novembre. I mediatori sono stati, ancora una volta, il Segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres e il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Guterres ha incontrato il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov. Erdogan, invece,ha visto Joe Biden. L’intesa prevede che americani ed europei non bloccheranno l’export dei fertilizzanti russi; in parallelo la marina militare di Mosca lascerà passare le navi cariche di cereali in partenza da Odessa, nel Mar Nero.

Il G20 è stato segnato dal primo faccia a faccia tra Biden e Xi Jinping, lunedì 14 novembre: il rilancio, si spera, del dialogo tra le due super potenze. Ma, prima ancora che si sapesse dell’incidente in Polonia, la sensazione era che Bali non avesse accelerato la soluzione del conflitto ucraino. Il presidente cinese, ieri, ha ripetuto al francese Emmanuel Macron ciò che aveva detto a Biden. La Cina «auspica» il cessate il fuoco e il negoziato tra «le parti in causa», però non assume alcun impegno preciso. Tanto che, mentre Xi Jinping si confrontava con Macron, il ministro degli Esteri Wang Yi rassicurava Lavrov. Pechino non vuole l’isolamento di Mosca.

Nel lato opposto del campo c’è Zelensky . Nella mattinata di martedì il presidente ucraino è intervenuto con un discorso online pre registrato. Ha illustrato un «piano di pace in dieci punti». Ecco i più urgenti: rispetto dell’integrità territoriale dell’Ucraina; ritiro delle truppe russe; scambio e liberazione di tutti i prigionieri. Ma ora si attende l’alba e un po’ più di luce sul missile piombato in territorio amico e sulla diplomazia del G20.

15 novembre 2022 (modifica il 15 novembre 2022 | 23:17)

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, 2022-11-15 22:51:00, Sullivan e Blinken svegliati nella notte telefonano a Varsavia. Il presidente Usa ieri sera ha saltato la cena di gala per la stanchezza ma non ha il Covid , Giuseppe Sarcina

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