I fratelli Perri sarebbero il punto di riferimento «delle cosche operanti nel comprensorio lametino in quanto, asservendo le aziende di cui sono titolari agli interessi e alle esigenze dell’associazione ‘ndranghetista, sono legati a quest’ultima da un illecito accordo a prestazioni corrispettive, di reciproco e mutuo vantaggio, per effetto del quale hanno ottenuto e ottengono ingenti profitti grazie all’intermediazione mafiosa e in violazione delle regole del libero mercato».
E’ quanto sostiene il Tribunale Misure di Prevenzione di Catanzaro nel provvedimento con cui ha sequestrato beni per circa 800milioni di euro alla holding lametina. Sigilli anche al centro commerciale Due mari che già nel 2016 era stato sequestrato dalla Dda e poi dissequestrato poche settimane dopo. Per i giudici, che hanno accolto le richieste della Procura Antimafia guidata da Nicola Gratteri, «la gestione delle attività commerciali operata dai fratelli Perri essendo coadiuvata dall’intervento delle cosche di ‘ndrangheta, garantisce agli imprenditori un monopolio di fatto su importanti e strategiche industrie commerciali, inquinando l’imprenditoria non asservita a dinamiche criminali presente sul territorio».
«Il carattere stabile e continuativo del rapporto di reciproco scambio e mutuo vantaggio assicurato negli anni dai Perri alle consorterie prima dei De Sensi, in seguito della consorteria Cannizzaro e, da ultimo, di quella facente capo al clan Iannazzo, sono elementi dai quali evincere il consapevole e concreto contributo alla vita e alle finalità delle famiglie mafiose che imperversano il territorio lametino».
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TAG: ‘ndrangheta
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