di Emanuele Buzzi e Maria Teresa Meli Letta e il passaggio in Parlamento sulle dichiarazioni di Draghi: «Siamo consapevoli dei rischi. Il futuro? Mai più larghe intese». Il ministro degli Esteri: fase delicata, bisogna essere compatti Al Senato, dove Mario Draghi parlerà il 21 giugno, alla vigilia del Consiglio europeo, sono convinti che alla fine non succederà niente: Giuseppe Conte non strapperà e si riuscirà a presentare una risoluzione dove non ci sarà il «no» all’invio delle armi in Ucraina, sollecitato dal M5S, bensì una spruzzata di blando pacifismo che consenta all’ex premier di poter dire di avere ottenuto qualcosa. In questo frangente Mario Draghi ed Enrico Letta si muovono sulla stessa linea, anche se un’affermazione del segretario dem in mattinata aveva indotto qualcuno a pensare a un cambiamento di rotta: «Anche una pace che non sia completamente giusta è meglio di un proseguimento della guerra». Letta subito dopo, a scanso di «malintesi», ha voluto chiarire: «Questo non comporta alcun cambio di idea sulla necessità di fermare Putin e aiutare l’Ucraina». Da Palazzo Chigi fanno filtrare la disponibilità al dialogo con il M5S, ma nessuno pensi di commissariare il governo, si specifica. Insomma, la linea adottata finora non si cambia: l’Italia mantiene gli impegni presi in sede Ue e Nato. Ragionamenti analoghi a quelli fatti al Nazareno: «Noi cercheremo la mediazione ma si può ottenere solo su una linea che non rappresenti un cambiamento rispetto a quello che è stato fatto finora. C’è un limite invalicabile, che è il rapporto con i nostri partner europei da cui non ci sganceremo». Del resto, anche pubblicamente Letta è esplicito: «Siamo disponibili ad affrontare la questione nella maggioranza, all’interno di un criterio di linearità con le scelte fatte sino ad oggi e di solidarietà con i nostri partner europei». Nel frattempo dal Movimento fanno sapere di non puntare alla crisi: «Non vogliamo creare fibrillazioni per far cadere il governo, vogliamo che venga accolto un indirizzo sulle armi che ormai è noto a tutti». E Conte spiega ai suoi: «Il Parlamento non può non tenere conto della prima forza della maggioranza». Insomma, l’ex premier insiste, e nei palazzi della politica rimbalzano indiscrezioni su un suo patto con Salvini. Perciò, anche se in molti scommettono su una soluzione positiva della vicenda, la tensione resta alta. Lo si capisce dalle parole di Giancarlo Giorgetti, ma anche da quelle di Letta e Luigi Di Maio. Avverte il ministro leghista: «Ogni voto è rischioso. È il Parlamento che deciderà se dare o no la fiducia al governo. È una cosa troppo importante per essere banalizzata come qualsiasi altra votazione». E Letta afferma: «Mi auguro ardentemente che la maggioranza regga e il governo non cada. Se cadesse sarebbe una brutta notizia per l’Italia. Affronteremo questo passaggio consapevoli di questo rischio. E poi mai più un governo con la Lega». Chiude Di Maio con un auspicio che è un ammonimento a Conte: «È un momento molto delicato e quindi confido nel fatto che il Parlamento possa esprimere la massima compattezza». 4 giugno 2022 (modifica il 4 giugno 2022 | 22:42) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-06-04 20:42:00, Letta e il passaggio in Parlamento sulle dichiarazioni di Draghi: «Siamo consapevoli dei rischi. Il futuro? Mai più larghe intese». Il ministro degli Esteri: fase delicata, bisogna essere compatti, Emanuele Buzzi e Maria Teresa Meli