I valori per andare a votare

I valori per andare a votare

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Mezzogiorno, 7 settembre 2022 – 09:03 di Paolo Ricci Votare non è facile e dovrebbe essere, in una democrazia più che matura, la principale modalità con cui legittimare i parlamenti e, di conseguenza, le decisioni di una comunità. Rappresentati e rappresentanti dovrebbero essere in sintonia; il confronto e l’elaborazione comune dovrebbero costituire, nel rapporto che si instaura, un costante alimento. Ad ogni tornata elettorale, non conta se amministrativa o politica, riemergono due grandi temi riassumibili in due domande ormai logore: 1) i politici sono lo specchio dei cittadini? 2) devono votare anche gli ignoranti? Questioni solo in apparenza semplici, dalle risposte sbrigative, strettamente collegate. In tutte le democrazie del mondo, e da tempo, emergono incongruenze e insoddisfazioni. Insoddisfazioni che riguardano i partiti, gli elettori e gli stessi eletti, il cui ruolo è sempre più marginale, in nome di vincoli esogeni ed endogeni ai sistemi di governo. La strettoia contemporanea: populismo e tecnicismo. In questa sede non ne discutiamo le cause, sarebbe troppo lungo e intricato, ma possibili tracce di necessari rimedi. Certo ogni elettore dovrebbe porsi qualche interrogativo: quanto mi ritrovo nei valori di chi si candida? sono sufficientemente informato? conosco bene qualità e meriti dei candidati? esercito il mio diritto per ricambiare un favore, per gratitudine o per interesse personale? Votare si conferma quindi un esercizio prevalentemente etico, intimamente connesso ai nostri valori e ai valori che intendiamo aiutare ad affermare. Ciò impone di votare, di votare bene, secondo scienza e coscienza, direi in maniera eticamente preparata. Si tratta dell’esercizio fisicamente più semplice e intellettualmente più complesso al quale un cittadino è chiamato lungo la propria vita di comunità. Tanto serio che potremmo sostenere, rischiando un paradosso, che se non pronti, se non adeguatamente preparati, bisognerebbe astenersi per non commettere errori. Sicuramente la cittadinanza non si esaurisce nel voto, ma di sicuro è da lì che dovrebbe partire ogni suo sentire e ogni sua intenzione. La situazione italiana è tra le più precarie. Partiti in crisi identitaria ed elettori in crisi di orientamento. In maniera intelligente il ForumDD (Disuguaglianze e Diversità) è intervenuto, andando oltre un mero stimolo alla riflessione, proponendo un documento che, seppure non privo di qualche legittima parzialità, inevitabile conseguenza della propria posizione sui temi che affronta e studia con metodo da tempo, contribuisce ad analizzare programmi elettorali e candidati. Due interessanti strumenti che offrono percorsi da seguire a chiunque avvertisse la necessità di andare incontro alla scadenza del 25 settembre con pertinenti valutazioni. Due percorsi che, soprattutto per quel Sud che sogna e lavora per eliminare le disuguaglianze e che tiene davvero a cuore la giustizia sociale e ambientale, arricchiscono, migliorano e non impoveriscono il discorso pubblico. Utile, in questa occasione, soffermarsi sul secondo: quattro domande che ognuno di noi potrebbe rivolgere ai candidati su cui vorrebbe orientarsi. Eccole: 1. Quali sono le due principali proposte della Sua Coalizione sulle quali Lei ritiene fondamentale e urgente un impegno del Parlamento? 2. Nelle attività che precedono questa Sua candidatura può citare la principale esperienza di dialogo sociale e partecipazione a cui ha dato un decisivo contributo, aiutando a combinare saperi e interessi diversi e ad «arrivare al sodo»? 3. Come intende attuare la «rappresentanza della Nazione» prevista dalla Costituzione (art. 67) assicurando la propria autonomia da ogni condizionamento, specie da parte di poteri forti? E in particolare con mezzi finanziari di quale provenienza sta finanziando la Sua campagna elettorale? 4. Se eletta/o, come pensa di realizzare un dialogo continuo con il proprio territorio di elezione: quanti giorni/ore settimanali dedicherà? In quali «spazi di democrazia» (sedi, piazze, luoghi di lavoro, luoghi pubblici e privati)? Con quale modalità darà̀ conto ai propri elettori delle scelte compiute in Parlamento? Proviamo quindi come cittadini del Mezzogiorno a prepararci al voto in maniera responsabile, proviamo a porre qualche domanda. 7 settembre 2022 | 09:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-09-07 07:04:00, Mezzogiorno, 7 settembre 2022 – 09:03 di Paolo Ricci Votare non è facile e dovrebbe essere, in una democrazia più che matura, la principale modalità con cui legittimare i parlamenti e, di conseguenza, le decisioni di una comunità. Rappresentati e rappresentanti dovrebbero essere in sintonia; il confronto e l’elaborazione comune dovrebbero costituire, nel rapporto che si instaura, un costante alimento. Ad ogni tornata elettorale, non conta se amministrativa o politica, riemergono due grandi temi riassumibili in due domande ormai logore: 1) i politici sono lo specchio dei cittadini? 2) devono votare anche gli ignoranti? Questioni solo in apparenza semplici, dalle risposte sbrigative, strettamente collegate. In tutte le democrazie del mondo, e da tempo, emergono incongruenze e insoddisfazioni. Insoddisfazioni che riguardano i partiti, gli elettori e gli stessi eletti, il cui ruolo è sempre più marginale, in nome di vincoli esogeni ed endogeni ai sistemi di governo. La strettoia contemporanea: populismo e tecnicismo. In questa sede non ne discutiamo le cause, sarebbe troppo lungo e intricato, ma possibili tracce di necessari rimedi. Certo ogni elettore dovrebbe porsi qualche interrogativo: quanto mi ritrovo nei valori di chi si candida? sono sufficientemente informato? conosco bene qualità e meriti dei candidati? esercito il mio diritto per ricambiare un favore, per gratitudine o per interesse personale? Votare si conferma quindi un esercizio prevalentemente etico, intimamente connesso ai nostri valori e ai valori che intendiamo aiutare ad affermare. Ciò impone di votare, di votare bene, secondo scienza e coscienza, direi in maniera eticamente preparata. Si tratta dell’esercizio fisicamente più semplice e intellettualmente più complesso al quale un cittadino è chiamato lungo la propria vita di comunità. Tanto serio che potremmo sostenere, rischiando un paradosso, che se non pronti, se non adeguatamente preparati, bisognerebbe astenersi per non commettere errori. Sicuramente la cittadinanza non si esaurisce nel voto, ma di sicuro è da lì che dovrebbe partire ogni suo sentire e ogni sua intenzione. La situazione italiana è tra le più precarie. Partiti in crisi identitaria ed elettori in crisi di orientamento. In maniera intelligente il ForumDD (Disuguaglianze e Diversità) è intervenuto, andando oltre un mero stimolo alla riflessione, proponendo un documento che, seppure non privo di qualche legittima parzialità, inevitabile conseguenza della propria posizione sui temi che affronta e studia con metodo da tempo, contribuisce ad analizzare programmi elettorali e candidati. Due interessanti strumenti che offrono percorsi da seguire a chiunque avvertisse la necessità di andare incontro alla scadenza del 25 settembre con pertinenti valutazioni. Due percorsi che, soprattutto per quel Sud che sogna e lavora per eliminare le disuguaglianze e che tiene davvero a cuore la giustizia sociale e ambientale, arricchiscono, migliorano e non impoveriscono il discorso pubblico. Utile, in questa occasione, soffermarsi sul secondo: quattro domande che ognuno di noi potrebbe rivolgere ai candidati su cui vorrebbe orientarsi. Eccole: 1. Quali sono le due principali proposte della Sua Coalizione sulle quali Lei ritiene fondamentale e urgente un impegno del Parlamento? 2. Nelle attività che precedono questa Sua candidatura può citare la principale esperienza di dialogo sociale e partecipazione a cui ha dato un decisivo contributo, aiutando a combinare saperi e interessi diversi e ad «arrivare al sodo»? 3. Come intende attuare la «rappresentanza della Nazione» prevista dalla Costituzione (art. 67) assicurando la propria autonomia da ogni condizionamento, specie da parte di poteri forti? E in particolare con mezzi finanziari di quale provenienza sta finanziando la Sua campagna elettorale? 4. Se eletta/o, come pensa di realizzare un dialogo continuo con il proprio territorio di elezione: quanti giorni/ore settimanali dedicherà? In quali «spazi di democrazia» (sedi, piazze, luoghi di lavoro, luoghi pubblici e privati)? Con quale modalità darà̀ conto ai propri elettori delle scelte compiute in Parlamento? Proviamo quindi come cittadini del Mezzogiorno a prepararci al voto in maniera responsabile, proviamo a porre qualche domanda. 7 settembre 2022 | 09:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA ,

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