VENERDÌ 22 APRILE 2022
risponde Aldo Cazzullo
Caro Aldo
l’occupazione dei posti riservati alle 25 persone con disabilità sul treno GenovaMilano è raccapricciante come il fatto che non si sia riusciti a liberarli.
Franco Sarto
Quando si organizzano i viaggi con disabili deve essere garantito, in anticipo, che tutto si svolga come pattuito. Non esiste il contrario. Il treno non sarebbe dovuto ripartire da Genova fino a che i ragazzi non fossero stati al sicuro, in treno.
Marusca Ricciardi
La sensazione è che, al di là dell’episodio più spiacevole, quello di Genova, un po’ tutto il sistema dei trasporti sia andato in tilt…
Franco Ponti, Milano
Cari lettori,
La vicenda dei 25 adulti con la sindrome di Down (non li chiamerei disabili: sono persone da cui possiamo imparare molto) che non hanno potuto viaggiare sui posti prenotati dovrebbe farci vergognare tutti. Sono i momenti in cui l’Italia dà il peggio di sé. Una catena di responsabilità. I vandali che hanno messo fuori uso due vagoni, nella certezza dell’impunità. Trenitalia che non ha saputo preparare regolarmente il treno (viaggiare in pullman non è la stessa cosa, e comunque i passeggeri sono arrivati a Milano con tre ore di ritardo). Gli altri passeggeri che, se davvero hanno occupato posti non loro, avrebbero dovuto alzarsi. In un mondo ideale, sono i vandali che hanno iniziato la catena a doversi scusare e a fare qualcosa per quelle 25 persone. Resta un dato: il sistema dei trasporti si è fatto cogliere clamorosamente impreparato dalla ripresa del turismo. Riporto solo gli episodi di cui hanno scritto i lettori. Sabato sera, a Napoli, i turisti che sono andati a mangiare la pizza a Marechiaro non hanno potuto chiamare un taxi per rientrare; attese di ore; alla fine ristoratori caritatevoli hanno offerto un passaggio con i loro mezzi. Domenica pomeriggio mancavano taxi a Roma alla stazione Termini; non si riusciva neppure a chiamarli con Samarcanda, storica ancora di salvezza. A Venezia non accettavano corse per l’aeroporto, solo per Santa Marta, dove si passava all’auto: ovviamente sia la barca sia l’auto arrotondavano la tariffa, e l’auto non accettava la carta di credito. Conosco la risposta: è Pasqua. Ma proprio per questo servirebbero più trasporti, non meno.
LE ALTRE LETTERE DI OGGI
Storia
«I famosi fuorionda di Flavio Insinna»
Gentile Cazzullo, abbiamo letto la sua risposta al lettore del Corriere molto appassionato di Flavio Insinna e dissentiamo sulla ricostruzione dei fatti. Nei famosi fuorionda ad Affari tuoi trasmessi da Striscia la notizia, il conduttore del gioco dei pacchi non si arrabbiava — arrivando fino alle bestemmie — per «lo stress che c’è dietro la macchina della televisione», ma per un «taroccamento» non riuscito del risultato finale del programma. Ricordiamo che in quei fuorionda — al plurale perché non si è trattato di un unico caso, ma di molti documentati dal tg satirico — Striscia svelò che Insinna spingeva per modificare la selezione dei concorrenti chiedendo esplicitamente di ignorare il sorteggio (previsto dal regolamento) per scegliere concorrenti più «simpatici»: «Hanno truccato le votazioni per fare la repubblica, sennò rivotavano la monarchia, e noi non possiamo mettere nella busta cinque simpatici?». Ma, soprattutto, sarebbe Striscia quella spietata, secondo lei? E allora Insinna che dà della «nana di merda» a una concorrente senza poi mai neanche chiederle scusa? Nel più famoso fuorionda, Insinna dice cosa avrebbero dovuto fare i responsabili del programma Affari tuoi: interrompere la registrazione e convincere la concorrente valdostana, definita appunto «nana di merda», a rifiutare l’offerta della dottoressa, anche con la violenza: «La si porta di là, la si colpisce al basso ventre e dici: “Adesso tu rientri e giochi! Perché è Raiuno non è Valle d’Aosta News. Mortacci tua!”». Senza dimenticare la violenza verbale (e non solo) praticata contro le donne nei libri scritti dal conduttore. Le riportiamo un passaggio tratto da Neanche con un morso all’orecchio (Mondadori, 2012), capitolo «L’infermiera stronza»: «Guarda e parla con l’inevitabile rabbia che hanno a volte in corpo le donne basse, bruttine e con gli occhiali». E nel capitolo successivo si immagina addirittura la seguente scenetta: «Arriva alla sua auto, apre lo sportello e non fa in tempo a salire, arrivo da dietro, la prendo per il collo e le sbatto la faccia contro la sua automobilina nuova nuova, comprata in sedici comode rate. Perde sangue dal naso, ma non è svenuta. La giro verso di me perché mi guardi dritto in faccia. “Oh, mi senti, mi senti? Allora senti bene brutta testa di cazzo, non ti azzardare mai più a lasciarmi fuori dalla stanza di mio padre. Il regolamento te lo ficchi dritto su per il culo e vedrai che provi anche un po’ di piacere. Ce l’hai un padre? Rispondi brutta nana stronza! E se provi a denunciarmi io domani torno e ti ammazzo con le mie mani”». Parole meditate, scritte e pubblicate in un libro. E quindi convinzioni ben radicate nel «simpatico» Flavio Insinna.
L’ufficio stampa di Striscia la notizia
-
CAMERIERI
«Orari duri e salario insoddisfacente, io li capisco»
Edoardo Rabascini
-
UCRAINA
«Quei cani accanto ai corpi dei loro padroni»
Pietro Guido , Pantigliate;
-
SCUOLA
«Non chiamiamoli insegnanti di ginnastica»
Laura Archetti
-
CALABRIA
«Le scelte politiche che non aiutano chi vuole lavorare»
Bart Lazzaro
INVIATECI LE VOSTRE LETTERE
Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.
MARTEDI – IL CURRICULUM
Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino
MERCOLEDI – L’OFFERTA DI LAVORO
Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai.
GIOVEDI – L’INGIUSTIZIA
Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica
VENERDI -L’AMORE
Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita.
SABATO -L’ADDIO
Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno.
DOMENICA – LA STORIA
Ospitiamo il racconto di un lettore. Una storia vera o di fantasia.
LA FOTO DEL LETTORE
Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.
Inviateci le vostre foto su Instagram all’account @corriere
, 2022-04-21 22:26:00,
VENERDÌ 22 APRILE 2022
risponde Aldo Cazzullo
Caro Aldo
l’occupazione dei posti riservati alle 25 persone con disabilità sul treno GenovaMilano è raccapricciante come il fatto che non si sia riusciti a liberarli.
Franco Sarto
Quando si organizzano i viaggi con disabili deve essere garantito, in anticipo, che tutto si svolga come pattuito. Non esiste il contrario. Il treno non sarebbe dovuto ripartire da Genova fino a che i ragazzi non fossero stati al sicuro, in treno.
Marusca Ricciardi
La sensazione è che, al di là dell’episodio più spiacevole, quello di Genova, un po’ tutto il sistema dei trasporti sia andato in tilt…
Franco Ponti, Milano
Cari lettori,
La vicenda dei 25 adulti con la sindrome di Down (non li chiamerei disabili: sono persone da cui possiamo imparare molto) che non hanno potuto viaggiare sui posti prenotati dovrebbe farci vergognare tutti. Sono i momenti in cui l’Italia dà il peggio di sé. Una catena di responsabilità. I vandali che hanno messo fuori uso due vagoni, nella certezza dell’impunità. Trenitalia che non ha saputo preparare regolarmente il treno (viaggiare in pullman non è la stessa cosa, e comunque i passeggeri sono arrivati a Milano con tre ore di ritardo). Gli altri passeggeri che, se davvero hanno occupato posti non loro, avrebbero dovuto alzarsi. In un mondo ideale, sono i vandali che hanno iniziato la catena a doversi scusare e a fare qualcosa per quelle 25 persone. Resta un dato: il sistema dei trasporti si è fatto cogliere clamorosamente impreparato dalla ripresa del turismo. Riporto solo gli episodi di cui hanno scritto i lettori. Sabato sera, a Napoli, i turisti che sono andati a mangiare la pizza a Marechiaro non hanno potuto chiamare un taxi per rientrare; attese di ore; alla fine ristoratori caritatevoli hanno offerto un passaggio con i loro mezzi. Domenica pomeriggio mancavano taxi a Roma alla stazione Termini; non si riusciva neppure a chiamarli con Samarcanda, storica ancora di salvezza. A Venezia non accettavano corse per l’aeroporto, solo per Santa Marta, dove si passava all’auto: ovviamente sia la barca sia l’auto arrotondavano la tariffa, e l’auto non accettava la carta di credito. Conosco la risposta: è Pasqua. Ma proprio per questo servirebbero più trasporti, non meno.
LE ALTRE LETTERE DI OGGI
Storia
«I famosi fuorionda di Flavio Insinna»
Gentile Cazzullo, abbiamo letto la sua risposta al lettore del Corriere molto appassionato di Flavio Insinna e dissentiamo sulla ricostruzione dei fatti. Nei famosi fuorionda ad Affari tuoi trasmessi da Striscia la notizia, il conduttore del gioco dei pacchi non si arrabbiava — arrivando fino alle bestemmie — per «lo stress che c’è dietro la macchina della televisione», ma per un «taroccamento» non riuscito del risultato finale del programma. Ricordiamo che in quei fuorionda — al plurale perché non si è trattato di un unico caso, ma di molti documentati dal tg satirico — Striscia svelò che Insinna spingeva per modificare la selezione dei concorrenti chiedendo esplicitamente di ignorare il sorteggio (previsto dal regolamento) per scegliere concorrenti più «simpatici»: «Hanno truccato le votazioni per fare la repubblica, sennò rivotavano la monarchia, e noi non possiamo mettere nella busta cinque simpatici?». Ma, soprattutto, sarebbe Striscia quella spietata, secondo lei? E allora Insinna che dà della «nana di merda» a una concorrente senza poi mai neanche chiederle scusa? Nel più famoso fuorionda, Insinna dice cosa avrebbero dovuto fare i responsabili del programma Affari tuoi: interrompere la registrazione e convincere la concorrente valdostana, definita appunto «nana di merda», a rifiutare l’offerta della dottoressa, anche con la violenza: «La si porta di là, la si colpisce al basso ventre e dici: “Adesso tu rientri e giochi! Perché è Raiuno non è Valle d’Aosta News. Mortacci tua!”». Senza dimenticare la violenza verbale (e non solo) praticata contro le donne nei libri scritti dal conduttore. Le riportiamo un passaggio tratto da Neanche con un morso all’orecchio (Mondadori, 2012), capitolo «L’infermiera stronza»: «Guarda e parla con l’inevitabile rabbia che hanno a volte in corpo le donne basse, bruttine e con gli occhiali». E nel capitolo successivo si immagina addirittura la seguente scenetta: «Arriva alla sua auto, apre lo sportello e non fa in tempo a salire, arrivo da dietro, la prendo per il collo e le sbatto la faccia contro la sua automobilina nuova nuova, comprata in sedici comode rate. Perde sangue dal naso, ma non è svenuta. La giro verso di me perché mi guardi dritto in faccia. “Oh, mi senti, mi senti? Allora senti bene brutta testa di cazzo, non ti azzardare mai più a lasciarmi fuori dalla stanza di mio padre. Il regolamento te lo ficchi dritto su per il culo e vedrai che provi anche un po’ di piacere. Ce l’hai un padre? Rispondi brutta nana stronza! E se provi a denunciarmi io domani torno e ti ammazzo con le mie mani”». Parole meditate, scritte e pubblicate in un libro. E quindi convinzioni ben radicate nel «simpatico» Flavio Insinna.
L’ufficio stampa di Striscia la notizia
-
CAMERIERI
«Orari duri e salario insoddisfacente, io li capisco»
Edoardo Rabascini
-
UCRAINA
«Quei cani accanto ai corpi dei loro padroni»
Pietro Guido , Pantigliate;
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SCUOLA
«Non chiamiamoli insegnanti di ginnastica»
Laura Archetti
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CALABRIA
«Le scelte politiche che non aiutano chi vuole lavorare»
Bart Lazzaro
INVIATECI LE VOSTRE LETTERE
Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.
MARTEDI – IL CURRICULUM
Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino
MERCOLEDI – L’OFFERTA DI LAVORO
Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai.
GIOVEDI – L’INGIUSTIZIA
Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica
VENERDI -L’AMORE
Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita.
SABATO -L’ADDIO
Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno.
DOMENICA – LA STORIA
Ospitiamo il racconto di un lettore. Una storia vera o di fantasia.
LA FOTO DEL LETTORE
Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.
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