di Salvatore Riggio
Il giocatore senegalese era assente nella partita contro il Montpellier. Interrogato dalla Federazione. Ma il caso porta ad aggressioni contro la comunità Lgbt nel Paese africano dove l’omosessualità è reato
Idrissa Gueye è diventato un caso di Stato in Francia e in Senegal. Sabato 14 maggio il centrocampista del Psg ha rifiutato di giocare a Montpellier pur di non indossare la maglia con i colori dell’arcobaleno, in occasione della giornata di lotta alle discriminazioni di genere. E non è la prima volta. Inizialmente convocato da Mauricio Pochettino, il 32enne è finito fuori dal gruppo e la sua assenza ha sollevato dapprima perplessità e poi scatenato molte polemiche, anche perché già lo scorso anno Gueye aveva saltato la giornata anti-omofobia promossa dalla Lega francese, ufficialmente per un problema di gastrite. Stavolta, però, l’allenatore gli ha negato ogni scusa precisando, dopo il 4-0, che in realtà non era infortunato e che si trattava di una scelta «personale».
Ed ecco la vera ragione: il centrocampista senegalese non voleva portare la maglia con i numeri ridisegnati con i colori dell’arcobaleno, simbolo della comunità Lgtb. Il tutto, un paio di giorni dopo aver raccolto un milione di euro con un’asta di beneficenza coinvolgendo i ricchi compagni di squadra (da Mbappé a Messi, passando per Neymar, Donnarumma, Verratti e tanti altri), per finanziare la sua fondazione a sostegno dei bambini malati in Africa. In Francia è scoppiato il putiferio. La Federazione indaga sulla vicenda, il presidente della regione parigina, Valerie Pecresse, ha reclamato una sanzione, mentre per la Ministra uscente dello sport, Roxana Maracineanu, si tratta di un fatto che «oscura l’immagine che si tenta di veicolare con il calcio».
Ma in Senegal, in difesa di Gueye, è addirittura sceso in campo il presidente, Macky Sall, in carica dal 2012: «Io sostengo Idrissa Gana Gueye. Le sue convinzioni religiose devono essere rispettate», ha scritto su Twitter. Non solo. Perché il centrocampista del Psg è stato difeso da due compagni di Nazionale, Cheikhou Kouyaté, in forza al Crystal Palace, e Ismaila Sarr del Watford. Per il primo Gueye è «un vero uomo, ti supportiamo con tutto il cuore, fratello», mentre il secondo ha postato una foto insieme al calciatore del Psg con l’emoticon di un pugno, tre cuori e le parole «100%». In Senegal, però, la situazione è degenerata. La polizia ha avviato delle indagini su un attacco da parte di una folla che ha picchiato un uomo nel centro della capitale, Dakar, insultandolo con frasi omofobe, come si vede in un filmato che circola da ieri, martedì 17 maggio, sui social. Crescono così le tensioni anti Lgbt: nel filmato oggetto di indagini, pubblicato su YouTube e TikTok, si vede una folla inferocita e costituita da decine di persone circondare un giovane uomo scalzo e che indossa soltanto dei boxer. Tenuto fermo dai polsi, il giovane è colpito sulla testa e sulla spalla: il filmato mostra il sangue che scivola su nuca e petto dell’uomo. E si sente qualcuno urlare: «L’omosessualità non sarà accettata in Senegal». Tra l’altro, nel paese l’omosessualità è un reato e si rischiano addirittura fino a cinque anni di carcere.
18 maggio 2022 (modifica il 18 maggio 2022 | 21:16)
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, 2022-05-18 20:00:00, Il giocatore senegalese era assente nella partita contro il Montpellier. Interrogato dalla Federazione. Ma il caso porta ad aggressioni contro la comunità Lgbt nel Paese africano dove l’omosessualità è reato, Salvatore Riggio