Ignazio Visco e la guerra in Europa. Scudo anti carovita: quell’invito da Palazzo Chigi a imprese e sindacati

Ignazio Visco e la guerra in Europa. Scudo anti carovita: quell’invito da Palazzo Chigi a imprese e sindacati

Spread the love

Bankitalia

di Daniele Manca31 mag 2022

Ignazio Visco e la guerra in Europa. Scudo anti carovita: quell'invito da Palazzo Chigi a imprese e sindacati

La parola Ucraina è stata tra le più pronunciate da Ignazio Visco. Sedici volte. La crisi nel cuore dell’Europa provocherà un altro periodo di incertezza dopo quello dovuto alla pandemia. Sbagliare ora, su inflazione, prezzi, salari, sarebbe grave. Si discuterà molto di inflazione e salari in queste settimane. E di quella politica monetaria che Visco ha rivendicato come posta a salvaguardia della stabilità dei prezzi «contrastando vane rincorse tra prezzi e salari». Ma schiacciare queste parole sulla negazione dell’esistenza di un problema stipendi sarebbe un errore. «L’aumento dei prezzi delle materie prime importate è una tassa ineludibile per il Paese — scandisce le parole il governatore —. L’azione pubblica può ridistribuirne gli effetti». E farlo tra famiglie, imprese generazioni presenti e future. «Anche se non può annullarne gli effetti». Come dire, attenzione a pensare di tornare a una situazione del secolo scorso. Quando non si era ancora compreso quanto l’inflazione fosse la tassa più ingiusta perché interviene sui redditi alti o bassi alla stessa maniera penalizzando i meno abbienti. L’ultima cosa da fare è alimentarla.

L’inflazione

«Sull’inflazione si deve lavorare assieme: governo, imprese e sindacati», è sembrato fargli eco da Bruxelles Mario Draghi. Facendo capire come il tema di far recuperare potere d’acquisto esiste. Ma la ricetta non può non comprendere più ingredienti. C’è una riforma fiscale da fare che permetta una migliore redistribuzione. E che secondo il governatore della Banca d’Italia non può limitarsi a singoli aspetti alimentando quel processo di stratificazione delle norme freno evidente alle attività economiche. Va ridotto inoltre quel cuneo fiscale che pesantemente si inserisce tra quanto l’impresa paga complessivamente e quanto il lavoratore riceve in busta paga.

La competitività

Ne va non solo del recupero per i lavoratori di quanto perduto. Ma anche di una competitività del sistema. «Nell’ultimo decennio la mancanza di adeguate occasioni di lavoro ha spinto quasi un milione di italiani, molti dei quali con un’istruzione elevata, a trasferirsi all’estero», ha detto ancora il governatore di Bankitalia. Possiamo anche pensare che si tratti di un naturale esodo. Ma l’evidenza empirica ci dice che tra riconoscimento del merito e conseguente valorizzazione salariale ci sia da riflettere. Soprattutto se sono i giovani a lasciare il nostro Paese. Che esista poi un tema di demografia è innegabile. Nei prossimi 15 anni assisteremo a un cambiamento della composizione della nostra popolazione. Diminuiranno del 13% i cittadini tra i 15 e i 64 anni. Si tratta di circa 5 milioni di persone, di cui la metà nel Mezzogiorno, ha spiegato Visco. Un Paese che invecchia fa capire perché continuamente si discuta di pensioni: la remunerazione in termini di consenso per i partiti è sicuramente superiore. Tanto più che la partecipazione al mercato del lavoro è tra le più basse d’Europa.

Le donne e il lavoro

Meno partecipazione al mercato del lavoro, soprattutto delle donne (55% in Italia rispetto al 68 della media europea) significa meno crescita della produttività. Se a questo si aggiungono «livelli di istruzione insoddisfacenti», si capisce quanta strada si debba fare anche solo per mantenere la competitività raggiunta. I laureati tra i 25 e i 34 anni «erano il 28% nel 2021, 13 punti in meno della media europea». Pensare che il mondo dopo l’invasione russa dell’Ucraina possa ridividersi in blocchi sarebbe un errore, dice Visco. Che pagherebbero i Paesi più poveri, aggiunge, richiamandosi alle parole che Luigi Einaudi pronunciò a ridosso degli accordi di Bretton Woods. Vanno coniugati invece i benefici evidenti di una globalizzazione che ha permesso di ridurre da 2 miliardi a 700 milioni le persone in condizioni di povertà estrema, con politiche che ne mitighino gli effetti negativi. Cosa che può avvenire solo con un approccio globale. Che richiede, per partecipare al processo decisionale, un Paese capace innanzitutto di affrontare i suoi problemi irrisolti.

Iscriviti alla newsletter “Whatever it Takes” di Federico Fubini. Dati, fatti e opinioni forti: le sfide della settimana per l’economia e i mercati in un mondo instabile. Ogni lunedì nella tua casella di posta.

E non dimenticare le newesletter L’Economia Opinioni”

e “L’Economia Ore 18”

.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, 2022-05-31 21:47:00, L’invasione dell’Ucraina provocherà un altro periodo di incertezza. E l’aumento dei prezzi delle materie prime è una tassa ineludibile per il Paese, ha detto il governatore della Banca d’Italia. Ma l’azione pubblica può ridistribuirne gli effetti, Daniele Manca

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.