Il bollettino «desecretato» e i nomi nelle analisi da marzo

Il bollettino «desecretato» e i nomi nelle analisi da marzo

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di Monica Guerzoni e Fiorenza Sarzanini I quattro report dall’inizio della guerra. «Ma non c’è stata alcuna investigazione» Il documento declassificato dal governo e reso pubblico dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Franco Gabrielli è composto da sette pagine. Si intitola «Hybrid Bulletin» e analizza quanto accaduto sulla «Disinformazione nel conflitto russo-ucraino» tra il 15 aprile e il 15 maggio. Non è l’unico. Lo stesso Gabrielli ha specificato che dall’inizio del conflitto scatenato dall’invasione russa in Ucraina sono stati compilati «quattro bollettini». I nomi contenuti nell’ultimo bollettino sono soltanto alcuni di quelli emersi nel corso di questi mesi durante l’attività di monitoraggio, ricognizione dei contenuti della Rete internet, dei social network, delle televisioni e di tutti quei canali dove si pensa possano essere diffuse false notizie ai fini di propaganda. Un lavoro, ha specificato il sottosegretario, che non implica «investigazioni» e viene condiviso «tra i servizi segreti, l’Ufficio del Consigliere militare del presidente del Consiglio, il ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, i ministeri dell’Interno e della Difesa» ma non viene interamente trasmesso al governo. Gabrielli ha specificato che l’ultimo bollettino è stato redatto il 3 giugno ed è stato inviato al Copasir il 6 giugno. Il senatore PetrocelliIl sottosegretario ha specificato che «sotto investigazione non ci sono giornalisti e politici». Tra i nomi che hanno attirato l’attenzione, ma che non sono mai stati oggetto di «attenzione» del tavolo di lavoro c’è quello di Vito Petrocelli, che all’inizio di maggio aveva rifiutato di lasciare la presidenza della commissione Esteri nonostante gli ultimatum espliciti di Conte. Il 5 giugno il Corriere ha rivelato che proprio in quei giorni gli attivisti filo Putin si sono mobilitati per una campagna di mail bombing verso indirizzi di posta elettronica del Senato. In prima linea c’erano canali Telegram no vax e pro Russia come @robertonuzzocanale, @G4m3OV3R e @lantidiplomatico, un sito internet che aveva sostenuto la sua scelta di non dimettersi. E lo stesso senatore ha poi dichiarato: «È una cosa di cui sono al corrente perché quelle mail sono arrivate anche a me. C’è stata una campagna di mail bombing, durata circa due settimane, destinata a tutti i componenti della commissione Esteri — me compreso — e ai componenti della Giunta per il Regolamento. Un testo ben preciso in cui c’era scritto `siamo contrari´ alla rimozione di Petrocelli dalla presidenza della commissione… una cosa del genere, insomma si chiedeva di non procedere e rispettare il diritto a votare in un certo modo». Gli altri nomiNel corso dei mesi scorsi il monitoraggio dei vari canali ha anche evidenziato l’utilizzo di dichiarazioni e interviste di freelance, influencer, studiosi che hanno espresso posizioni filorusse come Manlio Dinucci, Maurizio Vezzosi e Alessandro Orsini. Oppure Laura Ruggeri che vive a Honk Kong e scrive su Strategic Culture Foundation, una rivista online ricondotta al servizio di intelligence esterno russo Svr che con Russia Today si è concentrata sulle sanzioni. Nell’ultimo bollettino non sono citati. Si parla invece di Maria Dubovikova, giornalista russa che vive a Mosca e ha oltre 40mila followers su Twitter con l’account @politblogme dove ha pubblicato articoli sull’invio delle armi alle autorità ucraine; di Alberto Fazolo, economista iscritto all’albo dei Pubblicisti del Lazio; di Giorgio Bianchi, definito «noto freelance italiano presente in territorio ucraino con finalità di attivismo politico-propagandistico filo-russo». Chi ha redatto il documento segnala il legame tra la propaganda filo-russa in Italia e l’azione dei movimenti no vax e no Green pass. DisinformazioneTra le informazioni false più condivise e rilanciate, il documento dei Servizi annota la notizia di biolaboratori occidentali in Ucraina, l’impiego di armi chimiche da parte di Kiev, la denazificazione, la russofobia e «la brutalità dell’esercito di Kiev in contrapposizione alle presunte gesta eroiche dei soldati russi». 11 giugno 2022 (modifica il 11 giugno 2022 | 09:58) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-06-11 07:59:00, I quattro report dall’inizio della guerra. «Ma non c’è stata alcuna investigazione», Monica Guerzoni e Fiorenza Sarzanini

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