di Redazione Spettacoli
L’ex star dell’r’n’b, è stato riconosciuto colpevole di aver adescato donne e bambini lo scorso settembre
R. Kelly, cantante americano, ex star dell’r’n’b, conosciuto soprattutto per la sua «I believe I can fly» del 1996, è stato condannato a 30 anni di prigione per aver adescato a scopo sessuale donne e bambini. Lo riporta Fox news. La sentenza è stata resa nota in un tribunale di Brooklyn quasi un anno dopo che il cantante, 55 anni, era stato riconosciuto colpevole di aver guidato per oltre vent’anni un’organizzazione criminale a Chicago che reclutava le donne, giovani afroamericane anche minorenni, per sottoporle ad abusi sessuali e psicologici.
Lo scorso 27 settembre la corte federale aveva emesso il verdetto di condanna – per cui il cantante rischiava l’ergastolo – per una serie di reati legati al traffico sessuale, che risalgono fin dagli anni ‘90. Per l’accusa, Kelly aveva messo in piedi un sistema spietato, una sorta di «harem», attraverso cui, grazie anche alla sua celebrità , ha abusato di minorenni, ragazze e, in almeno due casi, ragazzi. Le vittime erano sottomesse alla sua volontà. Kelly ha sempre negato ogni accusa, ma non ha testimoniato nel corso del processo.
Il caso era venuto alla luce nel 2017 grazie al lavoro di un giornalista di Chicago, Jim DeRogatis, che aveva raccolto la denuncia dei genitori di una ragazza, caduta nella rete di Kelly. Da lì era nata un’inchiesta dagli sviluppi clamorosi. Nel documentario «Surviving R. Kelly», uscito nel 2019, erano state descritte, nel dettaglio, le storie di abusi su numerose donne. Kelly deve ancora affrontare un altro processo a Chicago dove è abusato di pornografia minorile e ostruzione della giustizia.
29 giugno 2022 (modifica il 29 giugno 2022 | 21:40)
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