Il caso delle foto dei figli dei genitori separati sui social: pixelare i volti o ritrarli di schiena. Cosa è accaduto a Torino

Il caso delle foto dei figli dei genitori separati sui social: pixelare i volti o ritrarli di schiena. Cosa è accaduto a Torino

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La città di Torino emerge come precursore nella stipulazione di accordi tra genitori separati riguardanti la pubblicazione di foto dei figli sui social network.

Recentemente, i giudici torinesi hanno approvato le richieste di due coppie in tal senso. La regolamentazione si articola come segue: “I genitori danno il loro consenso espresso alla pubblicazione su social delle immagini dei figli, a patto che queste non violino gli interessi e i diritti del minore”.

Uno dei casi analizzati riguardava una madre influencer di una bambina di 5 anni, attiva professionalmente sui social. Il giudice ha ratificato l’accordo tra lei e il marito durante la loro separazione consensuale. Il secondo caso, datato 17 settembre, ha visto una negoziazione assistita tra un padre poliziotto e una madre dottoressa, con la Procura che ha autorizzato la clausola.

Il legale, a La Repubblica, evidenzia come i figli spesso abbiano già un’identità digitale alla nascita. Un recente studio sul “sharenting” mostra che i minori, entro i 5 anni, possono avere fino a mille foto postate online. Questa clausola riduce le potenziali situazioni di conflitto, evitando che la pubblicazione delle immagini diventi fonte di litigi e contenziosi.

La consapevolezza su tale fenomeno, spesso carente, viene così stimolata, responsabilizzando e sensibilizzando i genitori. Gli esperti legali suggeriscono, in linea con alcune raccomandazioni internazionali, di pixelare i volti dei minori o di ritrarli di schiena, evitando in ogni caso immagini di nudo.

Nonostante queste raccomandazioni, i genitori che le seguono sono pochi. Commodo sottolinea i rischi associati, quali il furto di identità o la possibile circolazione delle foto su siti di pedopornografia. Inoltre, in caso di coppie separate, le foto possono innescare gelosie e ritorsioni, portando a conseguenze civili e penali, inclusi ordini giudiziari di cancellazione e contestazioni per violazione della privacy.

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