di Marco Imarisio
Il deputato del partito di Putin, ex atleta paralimpico: «Il Papa farebbe meglio a incontrare Biden per fermare la militarizzazione dell’Ucraina»
MOSCA «Per mettere fine a qualunque conflitto bisogna prima trovarne la causa. E poi cercare di capire come appianarla». Il deputato della Duma di Stato Mikhail Terentyev è una delle figure più popolari di Russia Unita, il partito di Vladimir Putin. E con un suo gesto, non si sa quanto concordato, ha cambiato la storia recente della Russia. Era l’1 ottobre del 2007. Stava per scadere il secondo mandato del presidente, quindi non più rieleggibile a norma di Costituzione. «Sarebbe un errore cambiarla» diceva rassegnato Putin dal palco. Si fece avanti Terentyev, personaggio amato in Patria, costretto dall’adolescenza a vivere sulla sedia a rotelle, più volte campione paralimpico di biathlon e sci di fondo. «Almeno faccia il primo ministro». Putin sorrise compiaciuto. La staffetta con Dmitry Medvedev aveva preso forma. «Non vorrei dilungarmi a parlare di tutti i vantaggi per la Russia che provengono oggi come allora dall’avere al vertice una persona che salvaguarda gli interessi dei cittadini e aspira a preservare l’integrità del Paese».
La chiacchierata con lui doveva essere centrata proprio sul suo amico Vladimir. Ma si comincia dalla possibile visita del Papa, che Francesco ha auspicato nella sua intervista al Corriere. E si finisce con l’eterna ossessione americana che sembra possedere la classe dirigente di questo Paese, declinata con una durezza propagandistica che persino un uomo di mondo come Terentyev sembra avere interiorizzato. «A mio avviso il Papa farebbe meglio a incontrare Joe Biden per fermare la militarizzazione dell’Ucraina, e persuadere anche il ministro italiano della Difesa Lorenzo Guerini a non fornire armi a Kiev. Sarebbe molto più utile per raggiungere gli obiettivi dell’Operazione speciale».
Proprio nessuna differenza tra la speranza di pace e gli obiettivi russi?
«Io penso davvero che il problema principale sia la volontà degli Usa di imporre a tutto il mondo i propri valori, la propria cultura e di immischiarsi nell’assetto interno di altri Paesi. La Nato non è altro che uno strumento di questa egemonia. Quindi, per evitare qualsiasi conflitto nel mondo con la partecipazione degli Usa, ci vuole una visita non a Mosca ma a Washington. Per convincere l’America a cambiare la propria visione politica. Questo potrebbe aiutare a far avvicinare posizioni al momento molto lontane».
Non le basta che il Papa abbia rivolto critiche anche alla Nato?
«Nel dicembre dell’anno scorso gli Usa hanno fatto chiaramente capire al mondo intero che la Russia va bloccata e che occorre avvicinare la loro infrastruttura militare ai nostri confini. A oggi nulla è cambiato. Che cosa può dire il Papa al nostro presidente se la Nato non abbandona le sue aspirazioni?».
Cosa non capiamo noi occidentali di Putin?
«Che esprime la volontà profonda della Russia di mantenere i propri tradizionali valori e chiede di assumere un atteggiamento rispettoso non solo verso la nostra cultura e le nostre peculiarità, ma anche verso l’identità degli altri Paesi. Non si può plasmare tutto il mondo secondo la sagoma della democrazia anglosassone. Non è giusto».
Qualcosa di più concreto?
«Negli anni Novanta le persone con disabilità che facevano sport non erano più di mille. Oggi sono più di centomila. Grazie a lui siamo l’unico Paese dove i successi dei paralimpici sono valorizzati e apprezzati alla stessa stregua delle Olimpiadi. Un appoggio vero, reale. A quelli come noi ha sempre dato un appoggio vero».
Uno sportivo deve essere ritenuto «colpevole» delle decisioni prese dal proprio Paese?
«Quando ci hanno escluso dai Giochi olimpici ho pensato alle risorse infinite degli Usa. Nella mente dei funzionari del Dipartimento di Stato americano non c’è nulla di sacro. È in atto il contenimento della Russia su tutte le direttrici, perfino nella sfera della difesa dei diritti degli invalidi».
Questo isolamento dal resto del mondo non la spaventa?
«Dopo la Grande Rivoluzione d’ottobre del 1917 la Russia rimase altrettanto isolata. Ma ciò consentì al Paese di trasformarsi, da agrario a industriale. E in più sconfiggemmo il fascismo italiano-tedesco negli anni Quaranta. Qualunque crisi porta ad un nuovo livello di sviluppo, perché apre le possibilità di realizzare appieno il potenziale interno».
7 maggio 2022 (modifica il 7 maggio 2022 | 12:18)
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, 2022-05-07 11:45:00, Il deputato del partito di Putin, ex atleta paralimpico: «Il Papa farebbe meglio a incontrare Biden per fermare la militarizzazione dell’Ucraina», Marco Imarisio