di Cesare Giuzzi
Omicidio di Charlotte Angie, ecco la ricostruzione dei fatti: l’incontro nella casa di Rescaldina il 10 gennaio, l’omicidio, i tentativi del bancario di liberarsi del cadavere, gli sms scritti al posto della 26enne, gli aggiornamenti su Onlyfans, le menzogne e il ritrovamento del corpo il 20 marzo. Il 29 marzo la confessione ai carabinieri
Quasi tre mesi. Dal 10 gennaio al 20 di marzo. Sessantanove giorni durante i quali Davide Fontana ha vissuto accanto al cadavere di Carol Maltesi. Ha cercato di disfarsene in più riprese, ha tentato di bruciarlo, ha smembrato il corpo della ragazza e ne ha conservato i resti in un congelatore. Date che ricostruiscono questa storia dell’orrore a ritroso. Riannodando i giorni da quella domenica 20 marzo quando un abitante della zona ritrova i sacchi con il corpo abbandonati lungo la strada sulle montagne di Paline di Borno, fino alla notte tra il 10 e l’11 di gennaio quando — secondo il suo stesso racconto — il bancario, food blogger e attore porno amatoriale 43enne uccide a martellate la 25enne Carol Maltesi «durante un filmino hard».
Il delitto a metà gennaio
La mattina del 10 gennaio sui giornali si discute di scuole che riaprono, vaccini anticovid anche di notte e del premier Mario Draghi che «certamente» sarà il prossimo a salire al Quirinale dopo il settennato di Mattarella. Sembra una vita fa. «Quella mattina dovevamo fare due video». Fontana lo racconta nella seconda parte del suo verbale davanti agli investigatori. Nel primo ha cercato maldestramente di fingere di non sapere nulla della scomparsa di Carol-Charlotte. È in smart working ma il lavoro, evidentemente, non gli impedisce di spostarsi a casa della vittima (nella stessa palazzina di via Barbara Melzi a Rescaldina) per girare video hard «con il telefonino: «il secondo più violento». Lega la giovane, le infila un sacchetto di plastica sulla testa. Hanno un rapporto sessuale. A quel punto inizia a colpirla, prima piano e poi più forte, con un martello su tutto il corpo mentre con l’altra mano tiene il telefonino per filmarla. «Resomi conto di cosa avevo fatto — mette a verbale — , le ho tolto il cappuccio». Carol perde molto sangue. È morta. Fontana le taglia la gola con un coltello da cucina (lo butterà in un cestino dei rifiuti a Rescaldina). A quel punto, secondo la versione data agli inquirenti, il 43enne resta «a guardare la vittima per mezz’ora», poi torna a casa. In serata, attorno alle 20, rimette piede nella casa dell’orrore. Si ferma a osservare il cadavere per un paio di minuti. Poi chiude la porta e ripete lo stesso percorso del mattino.
Gli acquisti al Bricoman e su Amazon
Il giorno dopo Fontana va al Bricoman di Rescaldina con la Fiat 500 di Carol (in teoria sarebbe in quarantena perché positivo al Covid e in smart working dall’ufficio). Compra «un’accetta e un seghetto da metallo». Paga in contanti («Credo», dice a verbale), torna a casa e ci resta per 24 ore. Il giorno dopo ancora, stando alla confessione data agli inquirenti, dopo l’orario di lavoro il bancario torna nella casa della vittima, la slega, la libera dal nastro adesivo e inizia a farla a pezzi. «Credo di aver impiegato un’ora e mezzo o due». Il giorno dopo ancora, torna e riprende da dove aveva lasciato. Poi inserisce le parti del corpo di Carol in cinque sacchi neri e li lascia in camera da letto. Compra online un freezer a pozzetto su Amazon (che gli sarà consegnato tre giorni dopo dal corriere) e delle tende oscuranti per coprire la finestra del soggiorno che affaccia sulla strada, via Barbara Melzi. Compra anche un braciere, con l’intento di bruciare lì i resti: «Ma l’ho restituito senza aprirlo qualche giorno dopo».
La casa affittata su Airbnb
Nei giorni successivi Fontana prenota un appartamento su Airbnb a Vararo, in provincia di Varese. È una casa in montagna, isolata. La prima volta ci va, sempre guidando la 500 di Carol, per studiare il luogo e pensare alla logistica. Quando affitta per la seconda volta l’appartamento, lo fa per portarci i sacchi neri. Nella zona barbecue della casa prova a dar fuoco ai pezzi del cadavere, usa alcol e benzina, ma alla fine desiste. Ripulisce tutto, rimette i sacchi in macchina, torna a Rescaldina e li ripone nel freezer nuovo. In questi giorni Fontana non pulisce mai la casa di Carol. A un certo punto si accorge che il sangue inizia a colare giù per le scale al primo piano. Prende uno straccio e inizia a tamponare il pavimento. Quello straccio, inzuppato di sangue, resterà nella casa della vittima.
Il padre e l’ex compagno cercano di contattare Carol
I giorni passano con una normalità che ora, riletta dall’inizio, mette ancora più orrore. Dietro la porta chiusa della casa di Carol c’è più della scena terribile di un omicidio. C’è l’abisso in cui si muove questa storia ancora inspiegabile. Il corpo di una ragazza di 25 anni, le sue scelte, i suoi successi, i suoi sbagli, le sue ambizioni, le sue speranze, i suoi affetti chiusi in un congelatore pagato poco più di 100 euro via Internet. Sono i giorni in cui il cellulare di Carol Maltesi suona in continuazione. Chi, come il padre, la madre o l’ex compagno, cerca la ragazza 25enne ex commessa e madre di un figlio piccolo. E chi invece vuole parlare con Charlotte Angie, porno attrice emergente, per confermare una serata in un locale (era attesa a Milano ai primi di marzo), per un film o per un appuntamento.
Gli sms di Fontana che si finge Carol
Due vite che per la vittima erano la stessa cosa, senza finzione, senza nascondersi, come ricordano le amiche e le colleghe. «Solo un po’ di riservatezza con i vicini, a loro parlava di shooting fotografici, ma quello è comprensibile». Al telefono però risponde solo Fontana: «Nel tentativo di far credere loro che fosse ancora viva». Non è solo un tentativo di prendere tempo. In quei giorni — tra la fine di gennaio e metà febbraio — Fontana pensa veramente di poter fingere che Carol sia viva e si sia solo voluta allontanare dal suo mondo. Per questo inizia a scrivere messaggi in cui dice di volersi prendere una pausa dal porno. Di voler cercare una nuova vita. Fontana ha le password dell’home banking di Carol, paga regolarmente l’affitto dal suo conto. Per un po’ aggiorna i profili di Onlyfans, di Telegram e di Twitter di cui allo stesso modo possiede le credenziali. Poi a un certo punto decide di chiudere tutto: sparizione volontaria, prima o poi i fan si scorderanno di lei e non la cercheranno più.
I sopralluoghi
Il piano non regge. Il telefono squilla in continuazione. Non è vero, come qualcuno ha scritto, che nessuno in quei giorni si interessi di Carol. Anzi. E anche questo farà aumentare giorno per giorno quel «peso» che il bancario Fontana dice di essersi «tolto» alla fine della sua confessione davanti al magistrato e ai carabinieri. Capisce che prima o poi qualcuno potrebbe denunciare la scomparsa di Carol, ai carabinieri basterebbe una segnalazione per sfondare la porta del suo appartamento con i vigili del fuoco, o ancora più semplicemente per chiedere copia delle chiavi alla proprietaria, entrare in casa e scoprire il corpo nel congelatore. È una corsa contro il tempo. Fontana però pensa di essere meticoloso, attento, quasi furbo. Non si affida al caso ma effettua alcuni sopralluoghi prima di decidere dove sbarazzarsi del cadavere. La soluzione arriva da un ricordo di infanzia: le montagne di Borno dove andava da piccolo, in estate, con i genitori in vacanza. Ripensa a quei boschi e gli viene in mente la «località Paline perché ogni tanto mi capitava di passarci». Davide Fontana bambino, forse solo adolescente, e quel corpo a pezzi nei sacchi neri. Se questa storia fosse un film adesso le due immagini finirebbero per sovrapporsi.
Il 19 febbraio: Piano B
Il «piano b» scatta il 19 febbraio. È un sabato, sulle prime pagine dei giornali la crisi Ucraina ha scalato posizioni. L’attacco di Putin è imminente ma buona parte del mondo occidentale pensa ancora che possa trattarsi di un grande bluff del Cremlino. Cinque giorni dopo sarà guerra. Fontana non lavora, ma è come se lavorasse. Prenota un hotel a Boario Terme. Nella sua confessione non ricorda con precisione il nome dell’albergo ma è certo, questo lo mette a verbale, che c’è una Spa con un centro benessere. I carabinieri impiegano pochi secondi a individuare la struttura: quattro stelle con centro benessere e piscina. Fontana non porta con sé quei cinque sacchi neri con il corpo di Carol. Il suo è un «sopralluogo», lo definisce così nella sua confessione. «In questa occasione sono salito a Borno, passando da Malegno e poi sono andato fino a Paline. Lungo la strada ho verificato la presenza di più punti utili per disfarmi del cadavere». La sua presenza è confermata dall’analisi dei tabulati telefonici e delle celle dal suo cellulare effettuate dai carabinieri: l’apparecchio aggancia le celle di Darfo Boario Terme dalle 10.01 di sabato 19 febbraio fino alle 8.40 di domenica 20.
Il 24 febbraio: vita da food blogger
Fontana ritorna a Rescaldina. Riprende la sua vita fatta di menzogne e falsità. Al figlio di una vicina di casa che chiede perché non si veda più il bambino di Carol in cortile, dove giocavano insieme, risponde che il piccolo «è con il papà, a Verona». Passa un mese. Sui giornali, nelle televisioni si parla solo della guerra in Ucraina. L’Europa, il mondo, sono sull’orlo di una crisi senza precedenti. I prezzi di benzina e gasolio salgono alle stelle. Alle immagini delle bombe si mischiano quelle dei profughi in fuga dalla guerra. Sul suo profilo Instagram dove usa il nickname «unuomoallacoque», Fontana in veste di food blogger pubblica scatti a ripetizione: il 24 febbraio è la «mozzarella di pane con salsa al pomodoro»; il 26 la «classica pizza tonda margherita» in versione gourmet; il 28 febbraio il dolce «mozzamisù».
Il 19 marzo: via i tatuaggi di Carol
È il 19 marzo. Chissà se Davide Fontana quel sabato mattina ha il tempo di vedere le immagini dell’adunata allo stadio Luzhniki di Mosca con Putin che parla ormai come un dittatore. È un giorno importante nella testa del bancario, perché è quello che dopo tentativi, sopralluoghi, piani scartati, sceglie per liberarsi del corpo dell’ex fidanzata Carol. Non è stupido. E prima di salire sulla 500 della ragazza e puntare verso l’autostrada A4, si accorge che c’è ancora un ultimo passaggio decisivo. Il corpo della giovane, seppure smembrato e martoriato, è ancora troppo riconoscibile: i tatuaggi sulla pelle di Carol la farebbero identificare nel giro di poche ore. Errore imperdonabile. La soluzione è l’ennesimo, macabro, abominio. Toglie i sacchi dal congelatore, li apre uno ad uno e con una lama asporta lembi di pelle in corrispondenza dei tatuaggi. Fa lo stesso con il viso. Carol non c’è più, ma il suo corpo è troppo pericoloso anche in quelle condizioni. I carabinieri risalirebbero a lui in poche ore. Nella sua confessione non parla di un rito, di un ultimo sfregio alla sua esistenza. Quel gesto è, nell’orrore infinito di questo delitto, la soluzione a un ultimo problema «logistico» prima di partire per Borno: «Ho fatto questa cosa per renderla non conoscibile», mette a verbale.
Il 20 marzo: in auto verso Borno
La mattina dopo, domenica, Fontana carica i sacchi sulla 500 di Carol. Imbocca la A4 fino a Bergamo, percorre la Ss42, supera Borno e raggiunge la località Paline. Sono le 11 del mattino. Si ferma in una piazzola e getta i sacchi in una scarpata che costeggia la strada, prima di far ritorno a casa. Lungo la discesa verso Malegno si ferma a Borno nel piazzale del pattinaggio Edil Party. Trascorre cinque, forse dieci minuti, fumando una sigaretta. Intorno a lui ci sono solo le montagne della Valcamonica. Lì in mezzo, buttato come spazzatura, c’è quello che resta del corpo di Carol. È ancora congelato, il sole del mattino scioglie in fretta il ghiaccio. Non passa un giorno intero. E nemmeno il pomeriggio. Un abitante che sorveglia le discariche abusive alimentate dai turisti della domenica, vede i sacchi qualche ora dopo pranzo. Vede anche spuntare una mano, con le unghie smaltate viola glitterato. Non va oltre.
Il 22 marzo: l’appello dei carabinieri
Il 22 marzo, la notizia del ritrovamento del corpo nei sacchi non buca le prime pagine. L’escalation russa in Ucraina non si ferma, il giallo di Borno fatica a prendere quota. Nessuno sa chi sia quella donna. Ma i carabinieri impiegano poco per scoprire che, proprio attraverso i tatuaggi, il cadavere potrebbe presto essere identificato. Lanciano un appello pubblico, diffondono alcuni particolari. Circolano un sacco di ipotesi, ma una è più concreta delle altre. E anche se i tatuaggi non combaciano alla perfezione convince gli investigatori che si tratta della pista giusta: l’auto della presunta vittima è stata ripresa dalle telecamere lungo la strada di Borno. Alla guida però c’è la sagoma di un uomo. Dai precedenti controlli di polizia si scopre che su quella Fiat 500, a volte, viaggiava Daniele Fontana. Lui non lo sa ancora, ma è già in trappola. Le voci girano in fretta, una segnalazione arriva anche a un sito locale. Chi la riceve non è convinto, così inizia a indagare. Il 26 marzo Andrea Tortelli, giornalista di Bsnews, riesce a procurarsi il numero di Carol Maltesi. Scrive e a chi risponde via Whatsapp chiede per conferma di ascoltare la viva voce di Carol: «È stato l’unico a chiedere un vocale in questi due mesi. Mi sono spaventato e non gli ho più risposto», racconterà davanti agli investigatori Fontana.
Il 29 marzo: la confessione dell’omicidio
È qui che capisce che il suo piano è stato in realtà un disastro. Che quella di Carol Maltesi, diventata Charlotte, non sarà la storia di un delitto perfetto. Le voci si rincorrono, lunedì i giornali locali scrivono che forse la misteriosa donna fatta a pezzi è una porno attrice. Non ha più tempo, non ha più fiato. Nel tardo pomeriggio Fontana si presenta dai carabinieri di Rescaldina, vuole denunciare la scomparsa di un’amica. Poche ore dopo è a Brescia, al comando provinciale dei carabinieri di piazza Tebaldo Brusato. Alle 22.19 si apre il verbale davanti al magistrato. La deposizione si chiude alle 3.16 di martedì 29 marzo. Il giorno dopo, in prima pagina, c’è la sua foto e quella di Carol.
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31 marzo 2022 (modifica il 31 marzo 2022 | 09:24)
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, 2022-03-31 12:34:00, Omicidio di Charlotte Angie, ecco la ricostruzione dei fatti: l’incontro nella casa di Rescaldina il 10 gennaio, l’omicidio, i tentativi del bancario di liberarsi del cadavere, gli sms scritti al posto della 26enne, gli aggiornamenti su Onlyfans, le menzogne e il ritrovamento del corpo il 20 marzo. Il 29 marzo la confessione ai carabinieri, Cesare Giuzzi