La nostra è un’epoca di interconnessione continua, dove le aule si estendono oltre i confini fisici delle scuole, raggiungendo le abitazioni, le biblioteche, persino i parchi.
Un docente con 20 anni di esperienza, Gianluca Paglialunga, ci porta nel cuore di questa trasformazione, offrendo la sua prospettiva sull’approccio dell’insegnamento tramite i social.
Paglialunga, ingegnere elettronico e insegnante al terzo anno di un ITT, pone il suo collega Vincenzo Schettini, anima del progetto “La Fisica che ci piace”, davanti a un interrogativo riguardante la comunicazione sul web. Paglialunga si interroga sulla differenza tra l’efficacia dell’insegnamento e l’effetto dell’immagine pubblica dell’insegnante sui social media.
Il docente, rispettoso del successo del collega, mette in luce la complessità del ruolo degli insegnanti nell’era digitale. Secondo lui, il successo mediatico di Vincenzo può essere attribuito a un atteggiamento polarizzante che stimola giudizi personali su di lui come individuo, oltre che come educatore.
Pur essendo riconosciuto il diritto alla libertà di espressione, Paglialunga esprime preoccupazione per la divisione che questo stile comunicativo può causare. Un buon educatore, sottolinea, dovrebbe unire invece di dividere, e saper stimolare negli studenti l’apprezzamento per la materia piuttosto che per l’individualità del docente: “Parliamoci chiaramente, ci sono molti colleghi che pubblicano ottime lezioni e molti pedagogisti che pubblicano i più svariati punti di vista, ma il tuo successo mediatico è dovuto al fatto che spacchi, dividi, costringi chi ti ascolta a esprimere giudizi su di te come persona oltre che come fisico, su se stessi se sono colleghi o su altri colleghi se sono studenti o genitori. Ci sta, è una scelta comunicativa, però devi accettarne le conseguenze”.
L’obiettivo, afferma Paglialunga, dovrebbe essere quello di terminare ogni lezione con gli studenti che pensano: “che bella la fisica!” e non “che bravo l’insegnante!”. Questa è una lezione fondamentale per tutti i docenti che si adattano alle nuove realtà dell’insegnamento digitale. È una chiamata alla riflessione sul nostro ruolo e responsabilità nell’educazione della futura generazione.
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