di Carlo Rimini La Corte ha dichiarato la fine della concezione patriarcale della famiglia. Ma la gestione pratica sarà assai complicata: servirà un intervento del legislatore È la fine di un’epoca. Una tradizione millenaria che impone ai figli il cognome del padre. Una tradizione talmente forte che il nostro codice civile neppure ritiene necessario precisare che il figlio nato da genitori coniugati abbia il cognome del padre: è così, da sempre, per consuetudine. Si occupa invece del cognome dei figli nati fuori dal matrimonio affermando, all’art. 262, la prevalenza del cognome paterno. Questa antichissima regola è evidentemente in contrasto con l’art. 3 della Costituzione (principio di uguaglianza e divieto di discriminazione basata sul sesso), ma anche con l’art. 2 (che tutela l’identità personale) e con l’art. 14 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. Da tempo, la Corte Costituzionale aveva rivolto al legislatore inviti ad intervenire: come spesso avviene quando si toccano temi relativi alla famiglia, è rimasta inascoltata. L’inerzia del Parlamento aveva quindi lasciato in vigore un sistema che la Corte aveva affermato essere il retaggio di «una concezione patriarcale della famiglia e della potestà maritale, che non è più compatibile con il principio costituzionale della parità tra uomo e donna». Nel 2016 la Corte aveva quindi affermato che doveva essere riconosciuta ai genitori la possibilità di aggiungere, di comune accordo, al cognome del padre quello della madre. Nel 2021 la Corte ha ritenuto maturi i tempi per aprire, di propria iniziativa, una questione di legittimità costituzionale dell’intera normativa sul cognome. È stato l’ultimo avvertimento. Era facile immaginare come sarebbe andata a finire se il legislatore non fosse intervenuto. Così è stato: ieri l’intero sistema di attribuzione del cognome è stato dichiarato incostituzionale. Non è ancora possibile leggere la sentenza le cui motivazioni saranno depositate nelle prossime settimane, ma sono già note le nuove regole, che si applicheranno sia ai figli nati da genitori coniugati, sia ai figli nati fuori dal matrimonio, sia ai figli adottivi. I genitori potranno concordare che il figlio abbia il cognome di uno solo di loro ma, senza questo accordo, il figlio assumerà il cognome di entrami i genitori nell’ordine fra loro concordato. Se non ci sarà accordo sull’ordine, deciderà il giudice. Di fronte al silenzio del legislatore questa era l’unica soluzione possibile, ma è evidente che la sua gestione sarà assai complicata, soprattutto dopo la prima generazione. Di qui nasce l’ultimo appello rivolto dalla Corte al legislatore a regolare gli aspetti pratici. Forse, almeno per i figli di genitori coniugati, si potrebbe immaginare un istituto semplice: il cognome familiare. Si potrebbe prevedere che, al momento del matrimonio, i coniugi siano chiamati a scegliere il cognome della famiglia e che quel cognome – e solo quello – sia trasmesso automaticamente ai figli. 27 aprile 2022 (modifica il 27 aprile 2022 | 18:13) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-04-27 16:19:00, La Corte ha dichiarato la fine della concezione patriarcale della famiglia. Ma la gestione pratica sarà assai complicata: servirà un intervento del legislatore, Carlo Rimini