Il Genius Loci della scuola. Lettera

Il Genius Loci della scuola. Lettera

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Inviato da Michele Canalini – Esiste un carattere proprio e distintivo del fare scuola, che riesca a unire i docenti di ieri agli apprendenti di oggi e lo spirito del passato alle straordinarie frontiere della nostra modernità tecnologica?

Oppure la scuola è soltanto la sovrapposizione, mai organica né funzionale, di tanti individui succedutisi nello spazio e nel tempo? Un’addizione di educatori il cui risultato non rappresenta nulla di emblematico per una vera tradizione dei saperi?

In una recente intervista rilasciata ad “Artribune”, il direttore degli Uffizi, Eike Schimdt, evoca il Genius Loci per raccontare il proprio lavoro e per ricordare come sia necessario, in qualsiasi professione e nella vita, “andare avanti e indietro, per guardare le cose da più angoli”. Lo testimonia lui stesso quando ricorda di rintracciare il Genius Loci non solo tra le vie di Firenze e i suoi palazzi rinascimentali, ma anche nelle colline fiorentine dove si reca per fare lunghe passeggiate, quasi di richiamo peripatetico; oppure quando percorre ossessivamente i pochi metri quadrati del suo studio alla ricerca di quella somma delle diversità e di quella potenza creatrice necessarie per scovare ogni giorno la bellezza intrinseca nella ordinarietà.

Lo ricorda anche il Direttore Generale dell’Università Luiss “Guido Carli”, Giovanni Lo Storto, nel suo Ero studente, uscito qualche anno fa per Rubbettino, quando ci suggerisce di affiancare alla categoria del tempo quella dello spazio, nella loro inderogabile biunivocità: la scuola deve poter scorrere, dunque, sia sul binario del lifelong learning sia su quello del lifelarge learning, per sostenere un apprendimento esteso anche in larghezza e quanto mai indispensabile oggi di fronte agli straordinari mutamenti di quest’attualità sempre più inarrestabile. Occorre, cioè, allargare il pensiero a contesti e ambiti tra loro remoti ma oggi necessari più che mai a una formazione trasversale e longitudinale del cittadino di domani. È appunto in tale estensione delle categorie che abbiamo la possibilità di indagare la bellezza, allenando le nostre menti alla continua ricerca della sacralità della stessa, sostiene Lo Storto, per concludere che essa “risiede nell’espandere gli orizzonti in termini di ciò che facciamo e impariamo, preparandoci a una vita più piena”. E, inevitabilmente, a imparare usare un “cuore più largo”.

A questo punto, mi chiedo io, da insegnante: si può davvero riconoscere un Genius Loci nella scuola italiana e nell’istruzione in generale?

La risposta può essere nel riconoscimento dell’importanza della trasmissione di un’eredità, nel senso di tramandare alle nuove generazioni gli scrigni del sapere antico per farne l’uso più intelligente nell’interpretazione del presente. Si tratta di quella particolare inclinazione, all’interno dell’animo di ogni docente, quando questi si reca alla propria scuola ogni mattina e si appresta a sedersi dietro a una cattedra che diventa in modo inesorabile il suo punto di vista privilegiato sui propri studenti. Ancora, il Genius Loci è nascosto tra le pieghe di quell’enorme e complessa macchina amministrativa che permette al sistema istruzione di funzionare e di ripetere ogni anno, ma senza reiterazione sterile, l’antico rito del passaggio delle conoscenze.

Dunque la risposta è una e tutte insieme, probabilmente. Perché ogni addetto del mondo della scuola, si tratti di un dirigente o di un docente, di un bidello o di un segretario, coltiva dentro di sé il Genius Loci, nella credenza, il più della volte inconscia, di voler svolgere il proprio compito e soprattutto di fare la cosa giusta. Ciò ha ancora più valore, quando attorno a noi tutte le cose non sembrano andare come dovrebbero andare, e ognuno al mattino è accolto con tremore dall’arrivo di notizie che sconfortano perfino le più entusiastiche motivazioni individuali. Tanto che nessuno se la sentirebbe di obiettare a se stesso: ma chi me lo fa fare?

Eppure, il Genius Loci che è dentro di noi ci spinge ogni mattina dietro quella cattedra o all’interno di quell’ufficio. Ci motiva con la cadenza quotidiana del rifiuto del Bartleby di Melville o ci pungola tramite il richiamo imperativo della legge morale di Kant. Perché un cielo stellato, al di là di tutto, continua a osservarci da lassù.

Per cui ritengo che ogni maestro abbia il proprio irriducibile Genius Loci, mai domo. Tenace e pervicace come un oplita dell’antica Grecia. Buono e incorruttibile come un religioso valdese. Creativo e sempre fresco di intelletto come un genio rinascimentale. E inflessibile con se stesso come un giansenista del Seicento. Forse, il Genius Loci è la vera anima del mondo, la vera salvezza di ogni individuo. Sicuramente è il cuore pulsante di tutti coloro che fanno scuola e per questo dev’essere “largo”, anzi larghissimo.

Perché solo grazie a questa larghezza d’animo, il Genius Loci della scuola può sperimentare l’effetto di un’azione duratura, da tramandare. Come una vera e propria eredità. Ed evitare, al contempo, quella deriva dell’istruzione odierna e di certi suoi risoluti sostenitori che considerano la trasmissione dei saperi tout court come un’alienazione operata sul corpo del discente, in quanto lo priverebbe di essere da solo il libero creatore dei propri contenuti e di fare da solo le proprie scelte e di individuare i giusti riferimenti valoriali.

Contro questa deriva pedagogica e contro i pericoli di una mancata trasmissione della cultura, specialmente quella che si identifica con il tramite di una figura autorevole quale è il docente, si ricordino le parole dello scrittore francese François-Xavier Bellamy, nel suo libro dal significativo titolo I diseredati. Ovvero l’urgenza di trasmettere: “Nelle nostre società occidentali, si è verificato un fenomeno unico, una rottura inedita: una generazione ha rifiutato di trasmettere a quella successiva ciò che aveva da offrirle, l’insieme del sapere, dei riferimenti, dell’esperienza umana immemorabile che costituiva la sua eredità”.

Per evitare di lasciare dopo di noi una progenie di “diseredati”, allora è quanto mai necessario ascoltare questo monito. Un monito che il Genius Loci ci ripete in ogni luogo e in ogni tempo. Basta saperlo ascoltare.

, https://www.orizzontescuola.it/il-genius-loci-della-scuola-lettera/, Lettere in redazione, ,

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