Il Giappone e la maxi-turbina da 33o tonnellate per produrre energia pulita con le correnti oceaniche

Il Giappone e la maxi-turbina da 33o tonnellate per produrre energia pulita con le correnti oceaniche

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di Enrico Maria Corno

Le centrali a maree esistono da molti anni. A Tokyo provano con un’altra strada: test superati, potenzialità fino a 200 Gigawatt, metà del fabbisogno energetico del Paese

Il Giappone è uno dei paesi più sensibili alla sostenibilità, soprattutto dopo la tragedia di Fukushima. La transizione energetica è diventata ancor di più un’esigenza in virtù del fatto che Tokyo è ancora fortemente vincolata dall’importazione di combustibili fossili e ciò pesa enormemente sul debito pubblico, più alto perfino di quello italiano.

Questi sono i presupposti che hanno portato la compagnia privata IHI Corporation, in collaborazione con la New Energy and Industrial Technology Development Organization, a investire sull’innovativo Progetto Kairyu che punta a produrre molta dell’energia necessaria al paese attraverso la forza del mare che – trattandosi di un’isola – ne è ovviamente la risorsa principale.

Finita la fase di test durata 3 anni

La notizia di questi giorni è che il progetto Kairyu abbia terminato con successo il periodo di test durato oltre tre anni nelle profondità al largo delle coste orientali del Giappone, producendo 100 kilowatt in modo autonomo e pulito grazie allo sfruttamento delle correnti sottomarine. 100 kilowatt (peraltro ottenibili con una velocità media di flusso di soli tre nodi, circa 1 metro e mezzo al secondo) al momento sono una inezia, soprattutto se paragonati alle capacità produttiva degli impianti eolici (circa 3,6 megawatt per una turbina offshore di dimensioni medie) ma ciò che interessa è più la modalità peculiare che caratterizza il processo.

Maxi-generatore ancorato al fondale

Posizionato in questa prima fase lungo la dorsale sottomarina dove transita la Corrente Kuroshio, una delle più forti al mondo, Kairyu è un vero e proprio generatore da 330 tonnellate che galleggia sotto la superficie del mare, ancorato al fondale. Una descrizione sommaria lo rappresenterebbe come una struttura composta da tre cilindri lunghi una ventina di metri: la fusoliera centrale ha funzioni di galleggiamento mentre le due laterali contengono altrettante pale da turbina di 11 metri di lunghezza che vengono mosse dall’acqua delle correnti oceaniche. Le due turbine non solo generano energia ma contribuiscono anche a mantenere l’impianto (delle dimensioni di 20 x 20 metri) in una posizione stabile: ogni pala infatti gira nella direzione opposta alla gemella, annullando così le forze che farebbero ruotare la struttura attorno al proprio asse.

Una caratteristica fondamentale di questo impianto sta inoltre nella sua capacità di regolarsi in funzione delle esigenze. L’altezza innanzitutto: la struttura è stata ormeggiata a circa 50 metri di profondità ma può essere portata in superficie per facilitare le operazioni di manutenzione e può essere abbassata fino in profondità per evitare per quanto possibile la forza distruttiva dei tifoni che sono soliti devastare la zona. Allo stesso modo è regolabile anche che l’angolo di inclinazione delle pale dei rotori per meglio seguire la forza della corrente e rendere più efficiente la produzione. Ovviamente, funi e catene che ancorano la struttura al fondo dell’oceano ospitano anche i cavi di trasmissione che raggiungono il cavo principale sommerso che a sua volta si collega con la rete elettrica terrestre.

I tempi per il via

Nonostante i test siano stati superati con successo, ci vorrà ancora un po’ prima di sfruttare l’energia del mare con il sistema Kairyu: sarà attivo per uso commerciale tra una decina di anni ma per allora la capacità produttiva sarà ben superiore ai soli 100 kilowatt generati finora. La IHI Corp. stima che in futuro, con gli adeguati impianti, in quel punto dell’oceano la corrente oceanica Kuroshio potrebbe produrre oltre 200 gigawatt di energia elettrica, circa 25 volte più della più grande centrale nucleare del mondo, quella di Kashiwazaki-Kariwa, per altro ora non attiva, che equivalgono a quasi il 50% del fabbisogno nazionale.

20 giugno 2022 (modifica il 20 giugno 2022 | 12:14)

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, 2022-06-22 11:47:00, Le centrali a maree esistono da molti anni. A Tokyo provano con un’altra strada: test superati, potenzialità fino a 200 Gigawatt, metà del fabbisogno energetico del Paese , Enrico Maria Corno

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