di Greta Privitera
Serhiy Haidai, a capo della provincia, è costretto a cambiare nascondiglio ogni sera: «Putin vuole tutto il nostro territorio e per farlo distruggerà ogni cosa»
«Come stai?», chiede in italiano. «C’è il sole da voi?». Prima di rispondere sulla guerra, vuole parlare dell’Italia: «Ci sono stato mille volte, mamma Tatiana vive a Rapallo da 20 anni, faceva la badante», dice Serhiy Haidai, 46 anni, governatore della provincia di Lugansk , nel Donbass, dal 2014 regione chiave del conflitto in Ucraina, e dove oggi l’esercito di Putin sta riposizionando le sue truppe.
Maglietta verde militare, barba incolta, Haidai risponde da un nascondiglio vicino a Severodonetsk, ma stasera cambierà posizione perché i russi lo cercano: «Vogliono uccidermi». Sa che a breve nella sua regione potrebbe esserci un attacco devastante, ma riesce ancora a sorridere: «Fatemi pensare per un attimo al mare delle Cinque Terre, alle colline del Chianti, non alla conta dei morti di Kramatorsk, o a quello che sta per succedere qui».
Che cosa sta per succedere?
«Un inferno. Per cantare vittoria Putin deve conquistare tutto il Donbass, soprattutto dopo la sconfitta di Kiev. Parla di “liberazione” ma vuole il nostro territorio per questioni strategiche e per le sue miniere. Da queste parti la nostra difesa è più forte, quindi per raggiungere l’obiettivo distruggeranno tutto. Vogliono cancellarci dalla faccia della terra, ma noi resisteremo».
Quando prevede l’attacco?
«È una questione di giorni. Si stanno riposizionando ai confini e nel frattempo continuano a bombardare. Non hanno morale: raderanno al suolo ospedali, scuole, case. Avete presente Bucha o Mariupol? Da noi sarà molto peggio».
Perché?
«La loro furia sarà cento volte più forte e purtroppo non abbiamo edifici robusti come a Mariupol. Non abbiamo bunker».
Perché non avete bunker?
«Perché i russi da 8 anni controllano le grandi città della regione, come Lugansk, dove si trovano le strutture e infrastrutture più importanti, e anche i bunker. Noi ci nascondiamo negli scantinati. Sto cercando di convincere tutti i miei cittadini ad andarsene».
Perché non se ne vanno?
«Alcuni temono un salto nel vuoto. Altri hanno paura di perdere un appartamento, un ristorante, a volte anche solo un garage».
Qual è la città più colpita della regione?
«Rubijne. Ci sono battaglie continue. In città l’ex sindaco è diventato una spia dei russi».
Cioè?
«Non solo si è schierato con loro, ma condivide anche informazioni sui cittadini filo-ucraini, mettendoli in pericolo».
Che cosa dice di Kramatorsk?
«Gli orchi (i russi, ndr.) hanno coraggio a negare la loro responsabilità. Sapevano che in quella stazione c’erano civili da evacuare e hanno deciso di fare una strage. Hanno usato bombe a grappolo, armi vietate, come usano quelle al fosforo. Se iniziano a giocare con quelle chimiche è la fine».
Nei negoziati si è discusso di una garanzia di protezione da parte di alcuni Stati verso l’Ucraina in caso di una futura aggressione. Ma il Donbass non è incluso.
«Zelensky non cederà mai il territorio del Donbass perché è ucraino. Sento il presidente personalmente, lo conosco. Putin vedrà tornare a casa così tanti cadaveri che non sarà più in grado di mentire alla sua gente. Dovrà stare alle nostre condizioni. E poi tra un anno o due cercherà di attaccarci di nuovo».
Quanto è lontana la pace?
«Un mese: il 9 maggio. Putin è pazzo, davvero cercherà di prendersi le regioni di Lugansk e Donetsk entro quel giorno, l’anniversario della capitolazione della Germania nazista nel 1945».
Come si riesce a vivere in una terra sotto assedio da 8 anni?
«Non ho tempo per pensarci, né per farmi guidare dalle emozioni perché ho una responsabilità verso i miei cittadini. Cerco di tirarmi su il morale sentendo mia figlia che ha appena raggiunto mia madre in Liguria».
9 aprile 2022 (modifica il 9 aprile 2022 | 23:34)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
, 2022-04-09 22:13:00, Serhiy Haidai, a capo della provincia, è costretto a cambiare nascondiglio ogni sera: «Putin vuole tutto il nostro territorio e per farlo distruggerà ogni cosa», Greta Privitera