Il governo lavora a un decreto contro gli aumenti dell’energia. L’ipotesi del tetto ai costi del gas

Il governo lavora a un decreto contro gli aumenti dell’energia. L’ipotesi del tetto ai costi del gas

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di Federico FubiniBruxelles frena sulla proposta di un calmiere al metano e il governo italiano ora valuta se andare avanti da solo

Di fronte a uno choc sui prezzi dell’energia senza paragoni dagli Anni ’70, il governo studia misure che poche settimane fa sembravano impensabili. Il premier Mario Draghi, con il ministro della Transizione energetica Roberto Cingolani, ha presentato a Bruxelles un piano per fissare un prezzo massimo in tutta l’Unione europea sull’acquisto di gas naturale. Ma nell’ipotesi che un accordo europeo resti fuori portata, nel governo si valuta la fattibilità in tempi brevi di misure equivalenti solo per l’Italia. Proprio in queste ore si lavora a un decreto da approvare possibilmente in settimana che calmieri i costi dell’energia, incluso un taglio delle accise su benzina e gasolio che porti a un calo del prezzo al consumo di circa il 10%.

I limitiMa andiamo con ordine. Sempre che non sorgano ostacoli nei prossimi giorni, nel governo si lavora all’idea di un limite di prezzo («price cap») sull’importazione di gas naturale in Italia da qualunque Paese fornitore. Fra le ipotesi allo studio c’è un provvedimento trimestrale, che indichi un limite massimo di prezzo di 100 euro a megawattora sull’importazione di gas nel primo mese, a 90 nel secondo e 80 nel terzo. Questi tetti restano elevati ma darebbero qualche certezza in più alle famiglie e alle imprese, anche perché l’Italia resta ai primi posti d’Europa per la dipendenza dal gas per la produzione elettrica. Oggi l’aumento di quasi otto volte dell’indice europeo del metano in un anno, con oscillazioni paurose dall’inizio della guerra, sta destabilizzando intere filiere.

Le fornitureI fornitori di Russia, Norvegia, Algeria, Libia e Azerbaigian dovrebbero dunque accettare di non vendere in Italia metano al di sopra dei prezzi indicati dal governo, che garantiscono comunque fortissimi utili: un anno fa gli stessi produttori riuscivano a registrare profitti vendendo lo stesso prodotto ad appena 17 euro a megawattora. L’Italia invece — sempre che tutto vada secondo questo piano — potrebbe stabilizzare i prezzi del gas anche se oggi la quotazione di mercato è a 131 euro a megawattora e i futures prevedono una discesa a 100 euro solo a febbraio 2023.

I dubbi di BruxellesL’idea di un tetto sui prezzi all’importazione era stata presentata sette giorni fa a Bruxelles dal premier Mario Draghi e dal ministro della Transizione energetica, Roberto Cingolani. Il limite indicato era a 80 euro a megawattora, con un doppio obiettivo: controllare i costi e versare meno risorse alla Russia, perché il Cremlino con quelle finanzia l’aggressione all’Ucraina. «Denaro insanguinato», lo chiama il dissidente russo Gerry Kasparov. Mercoledì si è tenuto un nuovo incontro sulla proposta fra il governo e la Commissione Ue, ma dai tecnici di Bruxelles sono arrivate soprattutto obiezioni. Si sostiene che con un tetto ai prezzi i Paesi fornitori potrebbero decurtare l’offerta di materia prima all’Europa, finendo per paralizzare interi settori dell’economia. Possibile però che pesi anche l’opposizione silenziosa dell’Olanda, a difesa del ruolo della piazza finanziaria di Amsterdam sui contratti del gas.

Gli scenari interniDallo stallo in Europa nasce l’idea di applicare una misura simile solo per l’Italia, alzando il limite di prezzo massimo perché il Paese da solo avrebbe meno potere negoziale. Non è detto però che quest’ipotesi resista ai confronti di questi giorni e entri nel decreto atteso in settimana. Alcuni temono che il blocco del prezzo solo in Italia innescherebbe un razionamento delle forniture, perché produttori come l’Algeria, la Norvegia o la stessa Russia finirebbero per privilegiare la Spagna, la Francia o la Germania. Restano dunque ipotesi alternative: una tassa sugli extra-profitti delle società del settore, con i cui proventi ridurre le bollette; o un tetto al prezzo da parte di tutta l’Europa limitato solo al gas importato dalla Russia (ma violerebbe le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio). Di certo oggi l’Italia e l’Europa sono di fronte a un colossale fallimento politico e di mercato, perché i profitti realizzati da Mosca sono esorbitanti e vengono usati per commettere crimini di guerra su una popolazione inerme.

Le acciseMeno controverse invece le ipotesi per calmierare benzina e gasolio: si possono ridurre le accise in misura pari al gettito Iva in più dovuto all’aumento dei prezzi, pari a duecento milioni questo mese. Il carburante sarebbe meno caro del 10%.

14 marzo 2022 (modifica il 14 marzo 2022 | 09:04)
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, 2022-03-14 06:43:00, Bruxelles frena sulla proposta di un calmiere al metano e il governo italiano ora valuta se andare avanti da solo, Photo Credit: , Federico Fubini

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