I luoghi, il business, le scappatoie.
Viaggio nella terra dove la scuola statale è ormai in minoranza.
Scopriamo nel nuovo Dossier di Tuttoscuola il sistema opaco che inquina i risultati della scuola italiana.
Cosa c’è sotto la punta dell’iceberg. E su cosa poggia un business milionario.
Fino a 15 mila euro per ottenere “il diploma in un anno”.
Come questi istituti aggirano le norme: diplomandi spacciati per studenti lavoratori.
Maturità facile con i diplomifici 2.0, una nuova generazione di istituti-azienda.
“Diploma in un anno!”. E’ lo slogan-promessa che dilaga in rete e sui social. Provate a digitarlo sui motori di ricerca: compariranno più di cento proposte commerciali. Soprattutto trova sempre più adepti, più clienti. Giovani (almeno 10 mila l’anno, non quattro amici al bar…) disposti a fare centinaia di chilometri per partecipare in molti casi, al cospetto di commissioni miste, a una messa in scena degna de “La stangata”, il film cult con Paul Newman e Robert Redford.
Così il gran bazar del titolo di studio prende indebitamente il volo tra i maturandi d’Italia, mentre Vittorio Alfieri si rivolta nella tomba e tutti coloro che credono che lo studio e il merito (“I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”, Art. 34 della Costituzione) siano le solide fondamenta per la crescita della persona e della società si indignano.
Il dossier di Tuttoscuola “Maturità: boom di diplomi facili” – diffuso a fine luglio 2023 – ha scosso il mondo della scuola e, moderatamente (almeno finora), anche il mondo politico e quello sindacale.
Il ministro dell’istruzione Giuseppe Valditara ha preso una posizione decisa e tempestiva, annunciando una serie di iniziative sul fronte normativo e amministrativo. E’ la prima volta che il Ministero dichiara guerra ai cosiddetti “diplomifici” con un impegnativo comunicato ufficiale, diffuso il giorno stesso in cui è uscita la nostra inchiesta.
A poche settimane da quel dossier Tuttoscuola torna con una seconda puntata dell’inchiesta, data la rilevanza dell’argomento e il clamore suscitato.
Il primo dossier ha infatti scoperchiato il “vaso di Pandora” di un mondo opaco e di dubbia legittimità, parallelo al sistema d’istruzione, di cui ne inquina i risultati. Un business antico e ben noto, ma mai messo a fuoco con precisione. Con tassi di crescita negli ultimi anni da start up dell’alta tecnologia, nel contesto della stagnante economia italiana. Tuttoscuola, scaricando uno a uno dal portale del Ministero dell’istruzione migliaia di dati, e incrociandoli con elaborazioni esclusive, ha disegnato per la prima volta una mappa particolareggiata di un fenomeno che sta assumendo dimensioni sconcertanti. E inaccettabili per un Paese civile, in cui vige il valore legale del titolo di studio per tutti gli effetti previsti dall’ordinamento giuridico (con riconoscimento anche all’estero, a partire dall’Unione europea: a proposito, che ne pensano a Bruxelles?).
Ma quanto emerso nel dossier – che, lo ribadiamo ancora una volta, riguarda soltanto una parte minoritaria e abusiva, ma agguerrita, del grande e insostituibile mondo degli istituti paritari – è solo la punta dell’iceberg di quel sistema sommerso. Più si scava e più la questione si rivela profonda e difficile da sradicare, se non con una serie di azioni strutturali e a catena che coinvolgano in maniera coordinata più istituzioni, interne ed esterne al mondo dell’istruzione. Proviamo a capire cosa si nasconde sotto la punta dell’iceberg e come sta rapidamente (e pericolosamente) mutando.
A seguire alcune anticipazioni del dossier, particolarmente ampio e dettagliato, il cui testo integrale sarà disponibile su questo sito a partire dal prossimo lunedì 28 agosto.
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