di Fabrizio Dragosei
Si moltiplicano gli appelli e le petizioni per chiedere la fine del conflitto: scienziati, star dello spettacolo e attivisti. Ma anche informatici, insegnanti, studenti, medici e comuni cittadini
In decine di migliaia hanno provato a scendere in piazza per manifestare pacificamente contro «l’operazione militare speciale» e sappiamo come è finita: 15 mila fermati e trascinati violentemente nei furgoni della polizia. Ma i russi che non sono d’accordo con quello che sta avvenendo non hanno smesso di darsi da fare e in tantissimi stanno facendo sentire la loro voce in un modo o in un altro.
Cittadini comuni, scienziati, insegnanti, specialisti informatici, studenti, giornalisti, medici, decine di appelli: «Scatenare una guerra per le ambizioni geopolitiche della dirigenza russa, mossa da dubbie fantasie storico-filosofiche, rappresenta un cinico tradimento della memoria», si legge in quello di quasi ottomila scienziati. Putin li ha definiti «gentaglia e traditori che saranno sputati fuori come moscerini», e loro firmano con nome e cognome anche se si rendono conto dei pericoli che corrono. Come minimo la perdita del posto, come è successo a quattro studiosi fino a ieri assai vicini al Cremlino. «Noi scienziati russi», inizia la lettera firmata anche da 29 accademici e dal premio Nobel per la Fisica Konstantin Novosiolov.
Gli ottomila scienziati ricordano: «L’Ucraina è stata e continua ad essere un Paese a noi vicino. Molti di noi hanno parenti, amici e colleghi che condividono le nostre ricerche scientifiche. I nostri padri, nonni e bisnonni hanno combattuto insieme contro il nazismo». Poi spiegano: «Questa guerra non ha giustificazioni. I tentativi di sfruttare il Donbass come pretesto non sono credibili. È del tutto evidente che l’Ucraina non rappresenta una minaccia per la sicurezza del nostro Paese».
Come gli scienziati, anche 15 mila medici, infermieri e paramedici chiedono «l’immediata sospensione delle ostilità». Dicono di opporsi strenuamente «alle azioni militari delle forze armate russe» e subito dopo spiegano che loro non cercano un colpevole e non giudicano nessuno: «La nostra missione è salvare vite umane». Quindi gli insegnanti di scuola media che in cinquemila hanno firmato il loro appello; diecimila studenti e professori universitari, giornalisti, trentamila informatici, psicologi, cineasti come Andrey Zvyagintsev, attori famosi come Kseniya Rappoport e Ivan Urgant. Cento economisti che spiegano quali conseguenze nefaste per la Russia avrà «l’atto di infondata aggressione». E sono ben un milione e duecentomila i cittadini ordinari che hanno sottoscritto la lettera di Lev Ponomaryov, l’ottantenne ex dissidente, collaboratore di Sakharov: «Consideriamo criminali di guerra tutti coloro che hanno preso la decisione di iniziare le ostilità.
30 marzo 2022 (modifica il 30 marzo 2022 | 23:06)
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, 2022-03-30 21:36:00, Si moltiplicano gli appelli e le petizioni per chiedere la fine del conflitto: scienziati, star dello spettacolo e attivisti. Ma anche informatici, insegnanti, studenti, medici e comuni cittadini , Fabrizio Dragosei