Il Papa in Québec: «Non arrendiamoci al nostro fallimento»

Il Papa in Québec: «Non arrendiamoci al nostro fallimento»

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di Gian Guido Vecchi

La messa di Francesco: «Davanti allo scandalo del male subito dai nostri fratelli indigeni, la tenerezza delle donne ci indica una nuova via di riconciliazione»

DAL NOSTRO INVIATO

QUÉBEC — «Perché è accaduto tutto questo? Come ciò è potuto avvenire nella comunità di coloro che seguono Gesù?». Francesco celebra la Messa nel santuario di Sainte-Anne-de-Beaupré, a una trentina di chilometri da Québec, è l’ultima giornata nella provincia francofona prima di partire domani per l’estremo Nord di Iqaluit, nel territorio di Nunavut, a soli trecento chilometri dal Circolo Polare Artico, dove incontrerà gli Inuit per poi fare ritorno a Roma. E oggi è come se, dopo le scuse e la richiesta di perdono alle popolazioni native per lo scandalo delle scuole residenziali – 139 collegi voluti e finanziati dal governo e affidati a enti cristiani, 66 cattolici, tra il 1831 e il 1996, 150 mila bambini strappati ai genitori e sradicati dalle loro case e cultura -, il Papa facesse sintesi di ciò che è accaduto per indicare il mondo di andare avanti nel «cammino di riconciliazione». Bergoglio sceglie l’immagine evangelica dei due discepoli che vagano a Emmaus «prigionieri del senso di fallimento» e «impegnati in discussioni sterili» dopo la crocifissione e la morte del Maestro: «Anche noi, dinanzi allo scandalo del male e al Corpo di Cristo ferito nella carne dei nostri fratelli indigeni, siamo piombati nell’amarezza e avvertiamo il peso del fallimento». Francesco mette in guardia dalla «tentazione della fuga», dice: «È una tentazione del nemico, che minaccia il nostro cammino spirituale e il cammino della Chiesa: vuole farci credere che quel fallimento sia ormai definitivo, vuole paralizzarci nell’amarezza e nella tristezza, convincerci che non c’è più niente da fare e che quindi non vale la pena di trovare una strada per ricominciare». Nel racconto evangelico Gesù appare risorto ai due discepoli, «li aiuta a riprendere il cammino con gioia, a ricominciare, a passare dal fallimento alla speranza».

La basilica è colma di duemila fedeli, è arrivato anche il premier Justin Trudeau, altre migliaia assistono dall’esterno. Un gruppo di nativi srotola uno striscione con scritto «cancella la dottrina», un riferimento alla cosiddetta «dottrina della scoperta» che nella Chiesa e tra gli europei giustificò dalla fine del Quattrocento la colonizzazione degli indigeni e in realtà è superata da tempo nel magistero dei Papi. Ma, nella riflessione di Francesco, è interessante un passaggio sulla presenza delle donne nella Chiesa come via d’uscita dalla crisi: «In questa Basilica, dove ricordiamo la madre della Vergine Maria, non possiamo che evidenziare il ruolo che Dio ha voluto dare alla donna nel suo piano di salvezza. Sant’Anna, Maria, le donne del mattino di Pasqua ci indicano una nuova via di riconciliazione: la tenerezza materna di tante donne ci può accompagnare – come Chiesa – verso tempi nuovamente fecondi, in cui lasciare alle spalle tanta sterilità e tanta morte, e rimettere al centro Gesù». Mercoledì, nell’incontro con le autorità, aveva assicurato: «È nostro desiderio rinnovare il rapporto tra la Chiesa e le popolazioni indigene del Canada, un rapporto segnato sia da un amore che ha portato ottimi frutti, sia, purtroppo, da ferite che ci stiamo impegnando a comprendere e sanare. I momenti vissuti insieme hanno lasciato in me un’impronta e il fermo desiderio di farci carico e dare seguito all’indignazione e alla vergogna per le sofferenze subite dagli indigeni, portando avanti un cammino fraterno e paziente, da intraprendere con tutti i canadesi secondo verità e giustizia, adoperandoci per la guarigione e la riconciliazione, sempre animati dalla speranza». Ora invita i fedeli a seguire «la via che è Gesù» e conclude: «Quando il fallimento lascia spazio all’incontro con il Signore, la vita rinasce alla speranza e possiamo riconciliarci: con noi stessi, con i fratelli, con Dio».

Al pomeriggio, nella notte italiana, Francesco si è rivolto a vescovi e sacerdoti durante la celebrazione dei Vespri, nella cattedrale di Québec, ed è tornato a parlare degli abusi pedofili commessi dal clero: “La Chiesa in Canada ha iniziato un percorso nuovo, dopo essere stata ferita e sconvolta dal male perpetrato da alcuni suoi figli. Penso in particolare agli abusi sessuali commessi contro minori e persone vulnerabili, scandali che richiedono azioni forti e una lotta irreversibile. Io vorrei, insieme a voi, chiedere ancora perdono a tutte le vittime. Il dolore e la vergogna che proviamo deve diventare occasione di conversione: mai più!”. E, come una risposta allo striscione dei nativi che prima della Messa chiedeva di cancellare la “dottrina della scoperta”, ha aggiunto: “Pensando al cammino di guarigione e riconciliazione con i fratelli e le sorelle indigeni, mai più la comunità cristiana si lasci contaminare dall’idea che esista una superiorità di una cultura rispetto ad altre e che sia legittimo usare mezzi di coercizione nei riguardi degli altri”.

28 luglio 2022 (modifica il 29 luglio 2022 | 00:34)

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, 2022-07-28 22:34:00, La messa di Francesco: «Davanti allo scandalo del male subito dai nostri fratelli indigeni, la tenerezza delle donne ci indica una nuova via di riconciliazione», Gian Guido Vecchi

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