Don Roberto Fiscer è ormai una personalità nota nel mondo dei social: ma qual è stato il suo rapporto con la scuola? A raccontarlo è stato lui stesso, nel libro “Vita spiricolata”.
Alla maestra Mariarosa che, quando faceva la quinta elementare, gli chiese che cosa volesse fare da grande, lui rispose: “Il capo ultras”. Comincia da qui la vita di don Roberto Fiscer, anzi ‘le vite’, perché è stato anche dj nelle discoteche e animatore sulle navi da crociera, prima di abbracciare una vita completamente diversa, quella sacerdotale, dove porta il suo spirito scanzonato e in un certo senso un po’ ribelle. Dopo un passato da dj nelle discoteche della riviera ligure, nel 2006 don Roberto Fiscer viene dunque ordinato sacerdote nella diocesi di Genova. Inizia così a spendersi per portare il Vangelo e l’allegria laddove ce n’è più bisogno, dagli ospedali alle carceri.
Nel 2013 fonda ‘Radio fra le note’, stazione radiofonica che ora è riconosciuta come radio diocesana. Tra parrocchia e gruppi scout, la sua missione è da sempre quella di avvicinare la Chiesa ai giovani e i giovani alla Chiesa: per questo apre, nel 2020, il proprio canale TikTok che ha superato i 500mila follower. Il libro parte dal momento in cui aspettava a mani giunte di entrare nel Duomo di Genova dove sarebbe stato ordinato sacerdote. Un giornalista lo intercetta chiedendogli se avrebbe portato il Vangelo anche nelle discoteche. “Risposi d’istinto, di cuore, di pancia, di spirito, prendendo il fiato necessario per dare una risposta, a voce alta: ‘Gesù andrebbe anche lì!’. Fu così – scrive nel libro – che iniziò la mia vita ‘spiricolata’”.
La strada non facile verso la vocazione
La scuola con qualche insuccesso, la prima fidanzata, l’ossessione per la palestra e la dieta, il prete rivela senza filtri il suo cammino non facile verso la vocazione. Quando è alle scuole superiori muore la mamma e in quel momento “solo la musica aveva il pass per il mio cuore, solo la musica sembrava ascoltarmi. Con le cuffiette sempre nelle orecchie”. Da lì si imbarca su una nave da crociera, assunto per intrattenere i turisti. Mentre prepara i bagagli “alzai lo sguardo e vidi tra gli scaffali una Bibbia impolverata. Anche lei doveva venire con me”. Poi lì il seminario, l’ordinazione, e i primi impegni da sacerdote dove non smentisce il suo passato con le messe in spiaggia, la playstation in oratorio e i campi invernali con i giovani tra preghiere e gare di sci e il Vangelo portato nelle discoteche, come aveva promesso, che la gente delle sue parrocchie chiamava ‘cristoteche’.
Don Fiscer non ha timore di chiedersi: “Gesù Cristo, al giorno d’oggi, sarebbe stato un influencer con milioni di follower? Bella domanda. In realtà è partito con dodici, poi uno l’ha defollowato (Giuda). Pensandoci bene, quando mai avrebbe avuto il tempo di postare? Non aveva nemmeno un’ora per dormire. Anche per i Vangeli si è dovuto servire di quattro social media manager: Matteo, Marco, Luca e Giovanni”. Nel 2017 Papa Francesco, alla vigilia della sua visita a Genova, lo chiamò. Era in diretta radio e il prete dj sfumò la musica per mandare in onda il Papa che si rivolse ai bambini del Gaslini: “Non vedo l’ora di vedervi. Pregate per me. E state bravi, mi raccomando”.
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